9. La Fenice e L'Albatros.

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I due ragazzi, dopo essersi accomodati sui sedili, chiusero gli occhi nello stesso identico momento, senza nemmeno rendersene conto. Sarà un fatto di pura casualità, oppure è il destino? E Gianni poi, che riuscì a prendere la mano di Mia e a intrecciarla nella sua. La strinse talmente forte dal non poter mai dimenticare quella presa.

Ma Mia non volle rimanere tutto il viaggio in silenzio, avrebbe voluto capire molte più cose di quelle che già sa. Ma ad ogni modo non voleva essere inopportuna. Al momento del decollo, Mia non si accorse che la presa nella mano di Gianni aumentò e lui capì che lei aveva paura o meglio, aveva una forte ansia al momento della partenza.

«È finita» le sussurrò, una volta partiti. Mia si rilassò e si rese conto di stringere Gianni troppo forte. Man mano si allontanò e portò il viso rivolto verso il finestrino.

«Mi aspetterei almeno un grazie»

«Prego»

«Ah Mia, non possiamo resistere un giorno senza litigare non è vero?»

«Dipende da quello che mi hai fatto, non riesco a parlarti fingendo di nulla. Si, ho accettato la tua partenza qui, e allora? Non pretenderai che tutto torni come prima?»

«Tu sei strana... Lascia che te lo dica. Sei veramente molto, ma molto strana» Mia non rispose, semplicemente prese un respiro profondo. Gianni sospirò a sua volta, ma poi si ricordò di un dettaglio particolare di cui non aveva mai chiesto.

«Mia... Ma il libro?»

Quella domanda per poco le fece mancare il fiato. Gianni che si interessava al libro che aveva pubblicato con Mattia. Non che non gli importasse nulla, ma al solo ricordo di Mattia, Gianni perdeva la pazienza ed era un miracolo se ancora non era successo.

«L'ho pubblicato, se ci tieni a saperlo»

«Ed io non posso leggerlo?»

«Cos'hai da leggere? Racconta la nostra storia, c'è un dettaglio che non sai?»

«Il lieto fine»

«Chi ti garantisce che ci sia un lieto fine?»

«I tuoi occhi. E poi, Mia, ogni storia ha il suo lieto fine. Ho letto questa didascalia in uno dei libri che ho letto qui a Roma e pensandoci è la verità, e uno scrittore deve saperlo. Ogni finale che c'è in un libro rappresenta una fine»

«O forse semplicemente è proprio quello l'inizio della loro vera vita»

«Posso leggere la nostra storia?»

«Vedremo»

Non aveva niente da nascondere ma allo stesso tempo non voleva che Gianni leggesse quel diario. Quel romanzo che raccontava una storia d'amore burrascosa ma allo stesso tempo forte. Sapeva che com'era successo con lei, anche lui si sarebbe immerso nella storia e nei personaggi e che avrebbe voluto essere al suo posto. Ma la loro fine sarebbe stata un'altra.

Mia dopo pochi istanti si addormentò. Avevano quattordici ore di volo da affrontare, con i voli diretti era l'unico modo, e Gianni non sapeva cosa fare. Si era accorto che Mia aveva portato con sé una piccola borsa, a differenza della valigia che aveva lasciato. Senza cercare di svegliarla si avvicinò con cautela e quella borsa finì nelle sue mani: cercò in ogni punto e finalmente trovò quello che stava cercando. Quel romanzo.

La Fenice e L'albatros.

Gianni ebbe le lacrime agli occhi nel solo leggere il nome di quella storia, della loro storia. Era curioso di sapere quello che Mia aveva raccontato di loro, di leggere e capire il suo modo di scrivere. Rimise tutto a posto e aprì la prima pagina.

All'albatros.

Solo quella frase mise addosso a Gianni dei brividi lungo la schiena. Era consapevole che era riferito a lui, ogni parola, ogni singola sensazione. Ogni dolore o ogni lacrima versata. Ogni cuore spezzato e ogni anima distrutta. Tutto era rivolto a lui. Chiuse la prima pagina, rendendosi conto che sarebbe andato contro Mia se avesse continuato a leggere. Ma poi si rese conto che quel libro era anche suo, che Mia aveva parlato di lui e che quindi avrebbe dovuto leggerlo, nonostante le conseguenze.

Finse di nulla e rimise quel romanzo al suo posto, consapevole che prima o poi l'avrebbe riletto. Si sistemò sul sedile e automaticamente i suoi occhi si chiusero, non appena sentì il viso di Mia posarsi sul suo petto. Sorrise e la tenne stretta a sé più del normale, crollando pochi minuti dopo.

Mia riaprì gli occhi dopo tre ore e mezza, trovandosi sistemata su Gianni. Avvicinò la bocca alla sua e sorrise. Nonostante la sua rabbia, proprio non ce la faceva a rimanere distante. Era qualcosa di forte e potente.

«Sai, da quando ti ho conosciuto, quel giorno a teatro, non credevo che saresti entrato a far parte della mia vita in così breve tempo e soprattutto che l'avresti stravolta. Stravolta perché dentro di me cresce tuo figlio ed è qualcosa di inaspettato, perché a venticinque anni non credevo di poter diventare mamma insieme a te. Gianni, se in un primo momento mi hai sistemata, in un secondo momento mi hai rovinata, dicendomi che ero come qualunque altra, che avevo distrutto il nostro incantesimo. Io provo con tutta me stessa a rimanere vicino a te, a farti rimanere vicino a me, ma è più forte di me... Sono talmente distrutta che faccio fatica Gianni. Sei andato via, lasciandomi da sola. È vero ripeto, ho sbagliato enormemente ma è stato fatto per amore. Perché io ti amo, ti ho amato e ti amo ancora da morire. Ti chiedo scusa se ho commesso questo errore, ma non può risolvere la tua partenza. Perché hai deciso di pensare a te, piuttosto che a me. A noi»

Mia non si era accorta che Gianni aveva sentito ogni singola parola. Aveva intrecciato le loro mani e aveva una lacrima sulla guancia che subito si apprestò ad asciugare.

«Mi hai sentita?»

«Ti ho sentito, e hai ragione su tutto. Non hai nessuna ragione per chiedermi scusa, al contrario devo essere io a farlo. Mi sento veramente male per come ti ho trattato e proprio per questo sono qui, ho intenzione di risolvere e di sistemare nuovamente i pezzi del tuo cuore che io stesso ho mandato in frantumi»

«Sai, c'è qualcosa che non sai Gianni...»

«Che cosa?»

«Ho conosciuto qualcuno a New York che mi ha aiutata molto nel periodo in cui tu non c'eri. Abbiamo legato molto»

Gianni si sentì male. Quelle parole non sapeva se erano dette apposta o se seriamente aveva fatto conoscenza con qualcuno. Annuii semplicemente per poi posare il viso sul sedile, sentendo lo sguardo di Mia.

Era realtà o era frutto di una voglia di vederlo geloso?

𝐼𝑙 𝑀𝑖𝑜 𝑅𝑖𝑓𝑙𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑁𝑒𝑖 𝑇𝑢𝑜𝑖 𝑂𝑐𝑐ℎ𝑖.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora