3. Stranezze.

1.3K 127 31
                                    

Quando Gianni aprii gli occhi, si trovò davanti il nulla. Era rinchiuso nella camera dell'hotel, in preda all'ansia. Tempo di metabolizzare il tutto, che si rese conto di avere al suo fianco Sofia. Balzò dal letto, e la guardò scioccato: che ci faceva nel suo letto? La richiamò, urlando, e la ragazza aprii gli occhi.

«Gianni, accidenti a te! Per quale ragione mi hai svegliata? Deduco che ti senti meglio»

«Sofia che accidenti ci fai nel mio letto?»

«Non ricordi? Ti sei sentito male ieri, e ti ho accompagnato nella stanza. Hai cercato di mandarmi via, ma la mia preoccupazione ha preso il sopravvento e sono rimasta a dormire al tuo fianco. Spero di non aver commesso nessun tipo di reato»

Per Gianni era come se avesse compiuto uno degli errori più seri. Non aveva condiviso il letto con nessuna dopo Mia, e il solo pensiero che qualcuno si sia intrufolato al suo fianco senza il suo esplicito consenso, lo faceva infuriare. Gianni aveva dormito profondamente tutta la notte, non si era reso conto di avere un'amica accanto.

«Sofia se ti ho mandato via, c'era una ragione! Non volevo condividere il letto con nessuna! Sarei stato capace di badare a me stesso da solo, sono un adulto e forse lo hai dimenticato. Non farlo mai più Sofia» disse serio, per poi uscire dalla stanza e lasciare la ragazza da sola.

Si sentiva di aver tradito la sua Mia. Eppure lui non lo voleva. Non ne aveva la minima intenzione. Sapeva benissimo che se Sofia era realmente preoccupata, pur di tenerlo sotto controllo avrebbe dormito sulla poltroncina presente nella camera, ma non avrebbe condiviso il letto con lui.

La cosa che lo rassicurava, era che se fosse successo qualcosa e se Sofia sarebbe stata come un'altra ragazza, glielo avrebbe nascosto. Ma lui ricordava cos'era successo, quindi non aveva il minimo dubbio.

Camminava per le strade, ritrovandosi gli occhi pieni di lacrime, la sua mancanza era talmente forte da riuscire a farlo sentire male. Mia era quello che nessuna era mai stata, eppure le aveva detto il contrario. Come c'era riuscito?

Per un millesimo di secondo, se la ritrovò davanti e i suoi occhi brillarono. Divennero lucidi più del normale. Ritrovarsi davanti la propria ragione di vita e non poterla abbracciare era complicato persino da raccontare.

«Mia» la richiamò, senza però ottenere nessuna risposta in cambio. Il suo cuore si divise a metà.

«Mia, amore mio... Sarai mai in grado di perdonarmi? Ed io sarò mai in grado di guardarti negli occhi dopo il male che ti ho fatto? Perché Mia? Perché hai venduto quel profumo? Perché l'hai fatto?»

Si ritrovava a parlare da solo, senza nemmeno rendersene conto. Quello che per gli altri poteva stare a significare segno di pazzia, per Gianni valeva a dire respirare per la prima volta dopo tempo. Riacquistare quell'ossigeno che da troppo tempo non arrivava ai polmoni.

Non appena sul sorriso di Mia comparì un sorriso, Gianni sorrise a sua volta. Il loro amore era talmente forte dal distruggerli.

«Sei bellissima vita mia»

Ma dopo poco tornò alla realtà. Sentii la voce di Sofia riportarlo nel suo mondo.

«Che fai? Parli da solo?»

«Sofia, quello che per te è nuovo, per me è vecchio. Ti chiedo il favore di non importunarmi, almeno per oggi. Ho bisogno di stare da solo e di riflettere. Soprattutto, non ti azzardare mai più a mettere piede nella mia stanza senza il mio consenso. Se ci tenevi realmente alla mia salute, mai ti saresti esposta così tanto, mettendoti nel mio letto»

«Gianni, credevo che fosse la cosa più giusta, tenerti sotto controllo da vicino. Molto vicino. Se avevi bisogno di qualcosa c'ero io»

«Sofia per me rappresenti un'amica, ti ho conosciuto pochi giorni fa e ho capito che sai qualcosa, nonostante io non te ne abbia mai parlato. Sarà a causa dei miei occhi che raccontano, non ne ho la minima idea. Ma da quel poco che sai, dovresti sapere che nessuna sarà mai lei, che non ho intenzione di condividere il letto con nessuna che non sia lei, e che non ho intenzione di baciare nessuna che non sia lei. Ti è chiaro?»

Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che andò via. Aveva lasciato Mia, ma Mia non aveva lasciato quel posto che aveva dentro di lui. Mia invece, da tutt'altra parte, era riuscita in qualche modo a trovare un'hotel che avrebbe potuto ospitarla in quel periodo che sarebbe rimasta a Roma. I suoi pensieri si spostarono a Gianni, e al solo ricordo i suoi occhi minacciavano di cacciare lacrime. Non l'aveva superata, nessuno dei due l'aveva superata. Mia però, in quel momento, aveva intenzione di sfogarsi con qualcuno a lei caro e quindi, decise di chiamare Sara, la sua migliore amica. Al secondo squillo, la ragazza rispose.

«Sara devi aiutarmi»

«Ciao anche a te amica mia, ti ascolto»

«Sto impazzendo, perché non faccio altro che ricordare Gianni? Le sue parole mi spezzano il cuore di continuo»

«Amica mia, il tuo amore è talmente forte che non riesci a dimenticarlo. La tua anima è lui che vuole»

«Perchè?»

«Come perché? Sei innamorata persa»

«Sara, qui non conosco nessuno, e ho bisogno di svagare. Devo trovare un locale il prima possibile, voglio evadere da questa orribile realtà»

Mia però, non ricordò che per via della gravidanza non poteva bere alcolici. In quel momento non ci aveva fatto caso, perciò ne parlò con Sara. Le due ragazze ebbero una conversazione di un'ora e mezza, dove Sara le raccontò che aveva conosciuto un altro ragazzo e che Michele aveva lasciato il suo cuore. Mia aveva provato a convincerla del contrario, ma non c'era speranza.

Una volta chiusa la telefonata, Mia si ritrovò ancora una volta nella chat con Gianni. Quei messaggi avevano semplicemente una spunta, ciò stava a significare che i messaggi erano stati invitati, ma Gianni non li aveva ricevuti. Come sempre. Mia ci aveva fatto l'abitudine.

Sbuffò e si sistemò a letto, portandosi il cuscino sul viso. Piangeva silenziosamente, e per un momento, sembrò che persino il bambino avesse sentito il suo dolore, perché provocò dei forti crampi alla pancia. Mia si alzò dal letto per dirigersi in bagno, dove aveva rimesso quello che non aveva assunto.

Passarono le ore e sia Gianni che Mia, avevano trovato il loro modo per svagarsi. Ognuno dei due sentiva un forte scossone dentro di loro. Ce l'avrebbero mai fatta a sopravvivere? Mia si diresse verso il locale più vicino, decisa a bere analcolici. Si era resa conto che non poteva peggiorare il suo stato.

Andò davanti al bancone, e in lingua inglese, chiese al barman di preparare qualcosa. Si portò una mano sul ventre proprio nell'esatto momento in cui i suoi occhi si scontrarono con quelli del suo albatros. Rimase a bocca aperta per qualche secondo, cercò di metabolizzare quello che aveva visto. Era sogno o realtà?

Gianni sembrava ubriaco, si muoveva come se non si rendeva conto di quello che faceva e parlava allo stesso modo. Per un attimo, anche lui intravide lei e il suo cuore smise di battere. Era impossibile.

Gianni diede la colpa all'alcol, mentre Mia incolpò la sua mente e il suo cuore, che la facevano sembrare pazza.

Nessuno dei due però, pensò che quello che avevano visto, era reale.

𝐼𝑙 𝑀𝑖𝑜 𝑅𝑖𝑓𝑙𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑁𝑒𝑖 𝑇𝑢𝑜𝑖 𝑂𝑐𝑐ℎ𝑖.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora