Buio totale era ciò che avvolgeva Mia. Aveva la sensazione di essere fra miliardi di stelle, e di sentirsi protetta, estremamente al sicuro. Eppure, sentiva che mancava qualcosa di vitale. Quel qualcosa che le permetteva di rimanere in vita.
Poi, fu tutta questione di un secondo: la telefonata con Mattia, la rivelazione della gravidanza, la discussione con Gianni. Tutto si fece più vivo e nitido. Mia aprì gli occhi, ritrovandosi in una stanza completamente bianca. Avvertì la mano di Gianni su quella di lei, e gli occhi del suo amore chiusi.
Ma cos'era successo che aveva portato i due ad arrivare a quel punto? Ogni singola frase ricapitolò nella sua mente.
«Che cosa significa "diventerà padre del mio bambino"? Mia che diavolo stai dicendo?»
«Quello che hai sentito Mattia, non c'è più nulla che separi me e Gianni. È successo quello che è successo ed io sono incinta di tre mesi. O meglio, quasi. Sai, sono fuggita via in parte perché volevo cambiare aria e in parte per proteggere il mio bambino da un mondo schifoso come quello»
«Il tuo bambino?» Mia non appena sentì la voce di suo padre, sprofondò per terra. Gianni le stringeva la mano con forza, non si erano mai curati a vicenda come in quel momento.
«Papà?»
«Mia, cosa diavolo significa tutto questo?»
«Mia eri in vivavoce» si aggiunse Mattia. Gianni avvertì una forte voglia di prendere a pugni Mattia. Voleva mettere fine alla sua vita con le sue stesse mani e sputargli addosso.
«Papà, è successo qualcosa fra me e Gianni. Questo qualcosa ha riportato una responsabilità che io mi sono assunta, da sola. Sono fuggita via anche per non farvi vergognare di me, di quello che sono. Sapevo che non mi avreste capita» Mia sentì i singhiozzi di sua madre e le si spezzò il cuore. Mattia aveva combinato qualcosa di grosso.
«Si Mia, sei la nostra delusione più grande e ci vergogniamo di te. Ma non tanto per quello che avete fatto tu e quel bastardo, ma per averci nascosto la tua gravidanza» e fu così che suo padre chiuse la telefonata, lasciando Gianni e Mattia con l'amaro in bocca.
Le lacrime scendevano senza ritegno, quello che suo padre le aveva detto e il pianto di sua madre l'aveva scossa. Gianni la abbracciò immediatamente, ma senza risolvere nulla.
«È colpa mia»
«Non azzardarti nemmeno per scherzo ad accusarti Mia, non ci provare minimamemte. Quel bastardo pagherà, ti do la mia parola. Ma Mia, smettila di piangere amore mio. Respira profondamente, è tutto apposto»
«Gianni non sarà mai tutto apposto, si vergognano di me e di quello che ho fatto. Non mi pento di certo, perché è la cosa più bella che potesse capitarci. Ma...»
«È colpa mia»
«Probabilmente hai ragione sai? È colpa tua, è solo ed esclusivamente colpa tua. Io sono stata la tua conseguenza Gianni! Sono fuggita via dopo che tu hai abbandonato me, mi hai resa come te quando io ero completamente diversa dalla persona che sono oggi. Dovevo rendermi conto prima che rimanere al tuo fianco mi avrebbe resa una persona diversa»
«Mia nostro figlio è qui perché l'abbiamo voluto insieme! Quella notte è stata magica perché l'abbiamo deciso in due. Non mi sono avvicinato a te contro la tua volontà. E di certo non volevo renderti come me, ma se la vedi in questo modo possiamo mettere fine alla nostra relazione. Te lo avevo promesso no? Che se non fossi riuscito a sistemare il tuo cuore sarebbe finita. E quindi finiamola qui, tanto è questo quello che vogliono. Diamogliela vinta»
«Ti stai arrendendo ancora per dare corda agli altri. Gianni io non so più come devo comportarmi con te, non so quale parola usare o quale sguardo devo usare. Tutto assume un significato diverso» urlò Mia e intanto spingeva Gianni. Spingeva talmente forte dal non rendersi conto di perdere i sensi per l'ennesima volta. Gianni ebbe un dejavu. Non era la prima volta che accadde.
Tutto era capitato così velocemente e Mia non aveva avuto tempo di metabolizzare. Ma si sentiva uno schifo per le parole che aveva usato nei suoi confronti, avrebbe dovuto mantenere la calma. Gianni non aveva nessuna colpa, in fin dei conti lei si era comportata allo stesso modo.
Lacrimava e una lacrima finì sulla pelle dell'albatros, facendolo risvegliare. I suoi occhi subito si posarono su quelli di Mia.
«Quasi come il principe che bacia la sua dolce principessa... Ma al contrario» mormorò Mia, sorridendo appena. Gianni si posizionò al suo fianco e le baciò le dita della mano.
«Stai bene?»
«Sto bene... Ma Gianni, il bambino sta bene?»
«Il bambino sta bene Mia, sta davvero bene. Sta crescendo ed è molto forte» sussurró Gianni, avvicinando la fronte su Mia.
«Scusami tesoro» aggiunse.
«No, non dirlo nemmeno per scherzo. Quello che è successo ci ha resi fragili, perché negarlo? Ognuno di noi ha buttato fuori frasi senza senso, senza nessun filo logico. E avevi ragione tu, quando mi hai detto che se ci fossimo lasciati l'avremmo data vinta a loro. L'importante è che non abbiano la minima idea che tu sia qui»
«Mia non scherzavo quando ho detto che è tutta colpa mia. Se io non fossi andato via, niente di tutto questo sarebbe successo e tu non avresti affrontato in questo modo i tuoi genitori. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Ma sappi che se prima ti avrei voltato le spalle a causa dei sensi di colpa, ora ho semplicemente voglia di rimediare e quindi di rimanerti accanto. Mia, abbiamo sbagliato è vero, ma quello che ha sbagliato di più sono io. Ti ho urlato addosso quando avevi più bisogno di me. Dopo esserti sentita dire dai tuoi genitori che eri una delusione e che si vergognavano di te, avrei dovuto soltanto stringerti forte, ma non è successo. Scusami Mia, scusami»
«Gianni basta, davvero smettiamola. Abbiamo avuto una forte conversazione ma sul serio, è finita li. Al contrario, ci ha resi più forti di quello che eravamo già. Anche io sono andata oltre con le parole, avrei dovuto chiederti aiuto a sfogarmi, e invece me la sono presa con te, mettendo a rischio me stessa e il bambino. Ma per nostra fortuna è tutto apposto. Gianni, mi prometti una cosa?»
«Qualsiasi cosa»
«Quando e se torneremo a New York, verrai con me ad affrontare i miei genitori. Nonostante loro non vogliano avere nulla a che fare con te»
«Mia ho intenzione di ripeterlo, non ti lascerò più la mano. Non accadrà mai più simile cosa»
«Sicuramente la notizia avrà fatto il giro del quartiere. Mia sorella avrà saputo della gravidanza e mi starà cercando... Dio, mi passi il cellulare?»
«Evitiamo per oggi, ti prego Mia. Voglio solo abbracciarti e baciarti, cosa che non ho fatto prima» le disse Gianni, prima di sedersi lentamente accanto a Mia e posare il braccio intorno al collo. Le baciò la testa.
«Sono orgoglioso di te, mia piccola fenice»
«Gianni ma perché mi hai portata in ospedale? Non era situazione da risolvere in camera e soltanto noi?»
«Ho provato a chiamarti ma non rispondevi, ho pensato anche al bambino Mia e ho preferito portarti qui. Ma a breve suppongo che potrai uscire, non è così grave. State bene»
Mia sorrise, per poi baciare il suo albatros sulla bocca. Ci rimase per un po'.
«Grazie»
«Non dirlo nemmeno per scherzo, amore mio»
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𝐼𝑙 𝑀𝑖𝑜 𝑅𝑖𝑓𝑙𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑁𝑒𝑖 𝑇𝑢𝑜𝑖 𝑂𝑐𝑐ℎ𝑖.
Fiksi PenggemarDue anime che nonostante mesi di separazione, non hanno mai smesso di volersi e di cercarsi. Una coincidenza che potrebbe rovinare, ma allo stesso tempo sistemare le loro vite. Un amore che ha lottato contro la distanza e contro il tempo.