18. Incontro.

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Pochi giorni più tardi, non si sarebbero mai aspettati quello che sarebbe successo. Gianni non si era realmente tagliato i capelli e Mia aveva acconsentito. Le sarebbe mancata quell'aria da selvaggio che poteva avere soltanto lui.

Ma senza avvisare nessuno, erano arrivati a New York. Si intravedeva la pancia, ma non chissà quanto. Il giusto per capire che aspettasse un bambino ma ne aveva di strada da fare. Tutto era così nuovo per loro, era da tanto che non varcavano quella città e non sapevano quello che avrebbero dovuto fare una volta liberi.

Arrivati in casa, sia Gianni che Mia si fermarono di scatto, prima di suonare il campanello. Lo sguardo dei passanti e anche dei bambini, fu fermo su di loro. La gente sparlava e sparlava, notando la gravidanza in atto di Mia. Il problema fu che non aveva rispettato la tradizione e questo le provocò lacrime agli occhi. Il solo sentire il mormorio di quelle persone che avevano commesso qualche errore la stava logorando dentro. Avrebbe voluto parlare e farsi sentire, ma quello che era successo glielo impediva. Non avrebbe dovuto agitarsi o anche solo prendere troppi spaventi o la gravidanza si sarebbe interrotta.

Gianni aveva quella paura, se tramite una conversazione con i genitori di Mia, lei avesse perso la ragione cominciando ad urlare, avrebbero detto addio al loro bambino. Ma poi si rese conto di quanto quello fosse impossibile, Mia era a conoscenza del rischio e mai avrebbe gridato. Ma si sarebbe potuta agitare e tenere tutto dentro avrebbe peggiorato le cose. Però lui si tranquillizzò, sapendo che non fosse da sola. C'era lui accanto a lei, qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere, accanto a Mia ci sarebbe sempre stato lui.

«Sei pronta?»

«Pronta. Ma Gianni, io non sopporto più questa gente. Ho così voglia di farmi sentire, di urlargli addosso di smetterla. Ho una voragine al petto che mi impedisce di respirare. Nessuno di loro ha mai commesso un errore?»

«Mia, quella gente non ha niente di meglio da fare che spettegolare, sai che quelli del tuo quartiere reagiscono così difronte ad una minima notizia. Quello che è successo fra noi non è stato un errore, abbiamo seguito l'istinto. Questo nostro istinto ci ha portato a diventare genitori, e se dovessi chiederlo a loro ti diranno che abbiamo sbagliato. Ma chi se ne importa? Siamo qua no? Reagiamo difronte a tutto e tutti perché sono stanco di fingere Mia. Quando mi capita di guardarti negli occhi, mi accorgo di un dettaglio lo sai?»

«Che dettaglio?»

«Il mio riflesso nei tuoi occhi. Sei come uno specchio per me» Mia sorrise, per poi abbracciarlo forte. Avvertiva un forte calore proteggerla, avvertiva sicurezza quando le sue braccia la avvolgevano. Il suo cuore batteva all'impazzata. Non le importava degli sguardi della gente. Non le importava di nulla. Era vitale per lei affrontare i genitori, poi l'avrebbero risolta da soli.

«Andiamo?»

«Andiamo» I due presero un respiro profondo. Gianni allora, puntò l'indice sul campanello, premendolo e fu allora che Mia strinse la sua mano. Aveva ansia, ansia che doveva imparare a gestire. Non poteva permettersi negatività. Fu il padre ad aprire la porta, rimanendo sin dal primo secondo a bocca aperta. Venne seguito da sua moglie, che guardò a turno prima Mia e poi Gianni. Dietro di loro ci fu Mattia, che ormai era come un figlio per loro. Mia rimase scioccata, mentre dopo quella scena fu Gianni a stringere la sua mano. Le loro dita si cercarono con prepotenza, mantenendo la loro serenità.

«Che diavolo ci fa lui qui?» Mia prese la parola, parlando tranquillamente. Non era il caso di urlare.

«Te lo avevo detto no? I tuoi genitori mi ospitano qui giorno e notte Mia» Lo sguardo di Marco e Angela cadde sul ventre di Mia, notandolo più gonfio del solito. Era ufficiale: era incinta.

«Tu non meriti di stare qui, devi sparire»

«E chi sei tu per dirlo? La figlia fuggitiva? A proposito, come avete fatto ad incontrarvi? Gianni non eri da tutt'altra parte?»

«Questi non sono affari tuoi» Mia si era imposta di rimanere calma. Osservò i suoi genitori con delusione, non avevano espresso nemmeno una parola e stavano facendo caos davanti all'ingresso.

«Sul serio provate simile sentimento nei miei confronti? Voi due non avete mai seguito l'istinto?»

«Mi dispiace, non ci parlo con questa persona Angela. È la vergogna della famiglia» Mia non riuscì più a contenere le lacrime, mentre sul volto di Mattia comparì un sorriso per la forte soddisfazione. Marco abbandonò i ragazzi, raggiungendo il salotto, mentre Angela rimase a guardare i due.

«Mattia, puoi lasciarci da soli con Angela? Te lo chiedo con gentilezza, poi arriverò alle maniere forti» Gianni non ne poteva più, aveva sopportato troppo, ma per Mia avrebbe mantenuto ancora di più. Angela con un cenno del capo congedò Mattia, che seguì Marco.

«Cosa volete da noi? Gianni dopo aver abbandonato nostra figlia, non avresti dovuto più nemmeno avvicinarti a lei»

«Mamma tu non sai come sono andate realmente le cose»

«Hai ragione Mia, non lo so, ma mi basta guardare quello che avete fatto per capire. Sei fuggita con la coda fra le gambe così come ha fatto lui, lasciandoci da soli. Mattia ci è stato accanto in questi mesi»

«Signora Angela come può rimanere al fianco di una persona che ha denunciato vostro genero? Mi spieghi perché veramente non riesco a concepire simile cosa. Non vorrà dirmi che la colpa è di Federico»

«In quella situazione abbiamo già affrontato i due ragazzi che hanno chiarito. Le situazioni si affrontano parlando, non scappando. Voi due siete due fuggitivi, avete immaginato il dolore quando abbiamo scoperto della gravidanza? Quasi non sono riuscita a guardare negli occhi Marco»

«Mamma io sono stanca di fare quello che è meglio per gli altri e non quello che è giusto per noi. Abbiamo taciuto fino a qualche giorno fa perché volevamo proteggerci dai vostri attacchi, abbiamo nascosto a tutti che fossimo tornati insieme perché non ne potevano di stare a sentire gente che sarebbe venuta addosso a noi, quando i primi a sbagliare siete stati proprio voi. E con voi parlo in generale mamma, non sto puntando il dito contro te e papà. Ma alla fine ci siamo detti che fosse la cosa giusta mostrarci, perché non abbiamo niente da nascondere. Noi non ci vergognamo di quello che abbiamo fatto, io non mi vergogno di portare avanti una gravidanza senza essere sposata. Io, cosi come non si vergogna Gianni. Che problema c'è nell'essere genitori prima di un matrimonio? CHE COSA VI ABBIAMO FATTO MAMMA?» Quando Mia cominciò ad urlare, fu Gianni a tenerla sotto controllo. Le passò una mano fra i capelli e le sussurrò qualcosa per farla calmare. Qualcosa che fu soltanto lei a capire.

Non agitarti, fallo per nostro figlio. È questo quello che vogliono, provocarci.

Angela davanti ad una frase sussurrata all'orecchio, chiuse la porta in faccia ai due ragazzi, che rimasero a guardare quel muro bianco. Dopo di che, si girarono all'istante e notò la gente fissarli. Gianni tirò un sospiro profondo, cercando di fare come Mia. Mantenere la calma. I due ragazzi vennero raggiunti da Federico e Gaia, che sconcertati, abbracciarono i due.

Per la prima volta Gianni scoppiò a piangere nelle braccia del fratello, mentre Mia non si contenne più. Strinse Gaia piangendo a sua volta.

«Andiamo a fare due passi, noi quattro... O meglio, noi cinque» mormorò Federico, facendo sorridere sia Gianni che Mia, che avevano bisogno di un po' di leggerezza e spensieratezza.

𝐼𝑙 𝑀𝑖𝑜 𝑅𝑖𝑓𝑙𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑁𝑒𝑖 𝑇𝑢𝑜𝑖 𝑂𝑐𝑐ℎ𝑖.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora