10 - Steve

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Ci muoviamo in massa verso la palestra della scuola, gli insegnanti hanno organizzato un rinfresco per dare l'ultimo saluto a Chrissy. L'intero corpo studentesco è a pezzi, compresi i genitori degli studenti, dai loro sguardi però non saprei dire se sono tristi per la povera ragazza o perché temono che possa succedere lo stesso ai loro figli. D'altronde la polizia non ha una pista, Hopper sta facendo del suo meglio ma le uniche informazioni che ha provengono da Eddie e, nonostante ciò che gli stronzi in città dicono di lui, chiunque con un po' di sale in zucca si renderebbe conto che non c'entra nulla con questa storia.

Le voleva bene, e ora lei è morta. Stavano diventando amici... o forse qualcosa di più?

Scuoto la testa per non pensare a pochi minuti fa, ma poi alzo lo sguardo e incontro quello di Eddie. La sua espressione distrutta adesso è ancora più devastata.

Mi chiedo se sia colpa mia... Certo che lo è, l'ho respinto. Prima come essere umano, poi come amico e ora... Perché non ho provato ribrezzo quando mi ha baciato?

Cazzo, Eddie Munson mi ha baciato.

«Stai bene, Steve?»

Mi giro verso Nancy, poi abbasso lo sguardo sulla sua mano. Sta tirando un lembo della mia giacca di jeans, per richiamare la mia attenzione.

Alzo gli occhi nei suoi, sbatto le palpebre. «Sì. Certo» affermo telegrafico.
Rispondere "non ci sto capendo un cazzo" potrebbe richiedere spiegazioni che non sono in grado di fornire. Meglio mentire.

Nancy si volta di nuovo e io seguo il suo sguardo. Lo sta puntando verso il gruppetto distaccato da noi: più avanti ci sono Dustin, Eddie, suo zio, Robin, Will e Mike. Stanno parlottando tra loro, Eddie ora ha il capo chino, scuote la testa. Dustin gli accarezza un braccio fasciato dalla giacca di pelle.

Gli occhi di tutti i presenti sono puntati su di loro, su Eddie. Lo guardano come se fosse la peggiore feccia sulla Terra. E pensare che qualche anno fa dicevo lo stesso di lui e i suoi strambi amici, a scuola. Cazzo, essere mollato da Nancy e aver conosciuto Dustin deve avermi cambiato più di quanto pensassi. Devo ringraziarli.

In quel momento mi rendo conto di un altro sguardo interessato a loro: il tipo di prima, il biondo magrolino e altissimo, è nel gruppetto degli insegnanti ma sta fissando Eddie. Gli sorride quando lui alza gli occhi e incrocia i suoi. Eddie ricambia con una smorfia di gratitudine.

«Sei stranamente silenzioso» continua Nancy. Sembra preoccupata, ma io ho altre preoccupazioni.

«Scusa un secondo» le dico, spostandomi verso il nostro gruppo distaccato. Solo Eddie mi vede arrivare, gli altri sono di spalle. La mia espressione è abbastanza eloquente, a quanto pare, perché lo vedo irrigidirsi e annuire. So che mi sta seguendo anche se lo precedo fuori dalla palestra, verso gli spogliatoi maschili. Lo sento.

Raggiungo il punto più nascosto per evitare di essere spiati, poi mi giro. «Dobbiamo parlare.»

Eddie mi restituisce uno sguardo che tenta di essere neutro ma non lo sembra per niente. «Hai ragione. Mi dispiace averti preso in contropiede, prima. Non volevo turbarti, ma di certo non mi pento del mio gesto.» Continua a parlare restando a distanza di sicurezza, evidentemente pensa che io lo disprezzi. «Mi dispiace aver interpretato male i segnali, credevo che le cose tra noi fossero diverse ma mi sono sbagliato. Possiamo benissimo dimenticare tutto, nessuno lo saprà mai.»

Solo quando ha terminato il suo discorso riprende fiato, guardandomi a stento. Eddie Munson in imbarazzo... chi l'avrebbe mai detto. Ma, soprattutto, chi avrebbe mai detto che l'avrei trovato tenero.

Stavolta è lui a indietreggiare quando avanzo di un passo.
«Che fai?» chiede.

«Taci, Munson.»

These Cynical Eyes // SteddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora