26 - Steve

777 42 158
                                    

«Dovremmo alzarci da questo letto» mormoro con gli occhi serrati. «I ragazzi stanno per arrivare.»

Eddie non accenna a muoversi, tiene la testa nascosta sul mio petto e mi cinge il bacino con un braccio. «Ancora cinque minuti» supplica. Le sue labbra mi sfiorano la pelle.

Sospiro, sorridendo. Lo stringo anch'io. «Fosse per me rimarremmo qui per sempre.»

«Così sia. Faremo scorta di cibo e bevande e questo sarà il nostro rifugio.»

«Permettimi di diventare il tuo rifugio sicuro, il tuo conforto.»

«Lo sei già.»

Intensifico la stretta spingendo una mano sulla sua schiena, lo avvicino di più a me. «Ma dopo la tua festa.»

Lo sento sbuffare, poi alza la testa e il suo sguardo dolce m'investe. È uno spettacolo appena sveglio, i ricci sono sparsi in modo disordinato sul materasso e qualche ciocca gli copre il viso.

Gli sposto i capelli dal volto e con i palmi circondo le sue guance.

«Che c'è?» farfuglia, gli occhi socchiusi. Le sue mani nel frattempo artigliano i miei fianchi.

«Nulla. Pensavo solo a quanto sono fortunato.»

Sfodera un mezzo sorriso da capogiro. «Lo so, sono un dio a letto.»

Ridacchio. «Non per quello. Non solo» mi correggo.

Fa una smorfia. Inizia a staccarsi da me per alzarsi dal letto. «Allora non direi che sei fortunato... Più bloccato. Con questo disastro ambulante.»

Gli lancio un cuscino. Eddie non se lo aspetta, perciò lo prendo in pieno addome e lui si piega in due. «Un po' più giù e mi sarei vendicato.»

«Basta sminuirti» ingiungo. Metto su la mia migliore espressione contrariata da mamma rompipalle, come ormai mi chiamano tutti, ma è dura restare seri quando un dio greco se ne sta lì in piedi completamente nudo in tutto il suo splendore. I tatuaggi lo rendono ancora più perfetto, stanno benissimo sulla sua pelle chiara, mettono ancora più in risalto il fisico esile ma asciutto, spigoloso in alcuni tratti.

Eddie mi tira il cuscino, poi lega i capelli in una coda alta, incurante dei ricci che restano fuori e gli incorniciano il viso. Dio santo, non riesco a distogliere lo sguardo.

Il suono incessante del campanello interrompe il flusso dei miei pensieri vietati ai minori. Eddie infila dei jeans strappati, una canottiera nera larga e va ad aprire la porta. Lo zio non è ancora arrivato, avrei dovuto aprire io ai ragazzi, ma ormai la sorpresa è rovinata. Decido di prendermi cinque minuti per me, o meglio, per il mio amico che non vuole saperne di calmarsi.

Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. Le voci che provengono dal salotto si confondono con i miei pensieri e non mi permettono di rilassarmi. L'Hellfire Club non sembra molto entusiasta della sorpresa rovinata, ma la mia mente ora è proiettata a qualche ora fa.

Eddie crede di essere inutile, mediocre, uno spreco di spazio. È convinto che lo lascerò, come hanno fatto tutti prima di me. Detesto che lo pensi, dopo tutto questo. Il Club, la band, Wayne... noi. Non capisce che ha completamente stravolto la mia vita. Come fa a non vedere quanto mi renda felice? Migliore.

Mi siedo sul letto, prendo un altro respiro e mi rivesto: soliti jeans larghi, t-shirt a righe e sneakers. Devo assolutamente cambiare stile, sembro ancora il fighetto che ero al liceo.

Il mio sguardo cade sul mobile mezzo aperto, le magliette di Eddie accavallate ai cassetti. Afferro la t-shirt dei Metallica e la indosso, d'ora in poi non la userò solo come pigiama, che a lui piaccia o no.

These Cynical Eyes // SteddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora