40 - Steve (parte 2)

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Alle sei di lunedì pomeriggio io e Robin siamo seduti a terra a fare liste di cosa portare, dare via o lasciare a casa. Mia madre si è raccomandata di buttare tutto quello che non uso più, ma la mia camera è già spoglia di suo. Non credevo ci sarebbe stato tanto lavoro, e non ci sarebbe stato se ci avessi pensato da solo, l'unico apporto di Robin è davvero rallentare il processo.

«Lo stai facendo apposta perché non vuoi che me ne vada?» le chiedo. L'ho lasciata scegliere se tenere o no un maglione e ci sta pensando da venti minuti.

Sbuffa, l'espressione offesa. «Ti avevo detto che avrei fatto più danni che altro.»

«Posso?» le porgo il palmo aperto e lei mi lancia il maglione. «Ti piace?»

«Cosa?»

«Il maglione» scandisco come se parlasse un'altra lingua.

Si stringe nelle spalle. «Sì, ti sta bene. Ma starebbe meglio a me, adoro il marrone.»

«Perfetto.» Glielo rilancio, naturalmente lei non lo afferra in tempo e quello atterra sulla sua faccia.

Ridacchio.

«Che devo farci quindi?»

«Prendilo tu» rispondo, mi sembrava ovvio ma dato che è Robin... «Te lo regalo.»

Il suo volto s'illumina. «Davvero?»

«È tutto tuo. E un'altra cosa possiamo spuntarla dalla lista.»

«Come sei dolce» dice con sarcasmo. «Ma lo accetto volentieri, grazie.»

Riprendo a frugare tra gli abiti sparsi intorno a noi, li piego e li metto nei vari scatoloni. Robin è troppo silenziosa, perciò la lascio ai suoi pensieri e me la sbrigo da solo per un po'.

Dopo qualche minuto la sento sospirare. «Ti ricordi quella sera... quando ti ho chiesto se eri mai stato innamorato?»

«Certo» rispondo senza guardarla, continuando lo smistamento. Devo finire entro oggi o domani saremo in ritardo per la partenza. Odio essere in ritardo.

«E tu hai detto...»

«Me lo ricordo cosa ho detto» la interrompo. Me lo ricordo davvero, ma lei non ha finito di viaggiare nei ricordi.

«Avevamo appena iniziato a conoscerci, tu non eri più lo stronzo che eri a scuola e questo mi ha stupito. Ti eri preso una stupida cotta per me...»

Alzo la testa e le scocco un'occhiataccia. «Non avevo una cotta per te.»

«Bugiardo» sentenzia con un sorriso scaltro. «Ho dovuto confessarti che ero gay, altrimenti non la finivi più di dirmi quanto ero splendida e divertente e...»

«Ora ti stai vantando» continuo a interromperla. Non capisco proprio dove vuole arrivare.

«Riporto solo i fatti.»

Mollo i panni a terra e resto a fissarla. «Arriva al punto, Robin.»

«Be', non è passato molto tempo, da allora.» La sua voce si spoglia di ogni inflessione sarcastica per abbassarsi, diventa d'un tratto più seria.

«È vero» convengo.

«Un anno soltanto.»

«Così poco?» esclamo.

«Già.»

«Non posso credere che abbiamo legato tanto in un solo anno.»

«È successo la prima settimana che ci siamo visti al Family&Music Video. Francamente mi facevi pena, avevo capito che l'atteggiamento arrogante era solo una maschera e ho voluto conoscerti per testare se avessi ragione.»

These Cynical Eyes // SteddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora