22 - Steve

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Dustin non si è mosso di un millimetro, se ne sta impietrito davanti alla porta della mia stanza e la situazione inizia a diventare imbarazzante. Non tanto per Eddie o per l'atteggiamento in cui ci ha trovati, ma perché sono nudo, cristo santo.

Lo sentiamo emettere un verso strozzato così acuto che stordirebbe persino un pipistrello.

«È maleducato fissare, ragazzino» improvviso per sciogliere la tensione.
Da parte sua nessuna reazione a parte il colorito cinereo e la mascella allungata come se avesse visto un fantasma.

Mi affretto a prendere un paio di boxer dal cassetto e infilarli, nel frattempo Eddie si è rivestito e ha preso Dustin per le spalle.

Si volta verso di me. «Credo sia in stato di shock.»

«Tanto volevamo dirglielo. Adesso lo sa.»

«Sono preoccupato. Guarda che occhi a palla.» Ispeziona lo sguardo di Dustin con attenzione certosina.

Indosso le prime cose che trovo nell'armadio: jeans e t-shirt. «Portiamolo giù, sono certo che con il pieno di zuccheri si riprenderà.»

Afferro Dustin per un braccio e andiamo in cucina, lo faccio sedere di peso su una sedia. Eddie si siede accanto a lui, mentre preparo altri pancakes per la drama queen. Prima raccolgo i miei vestiti sparsi a terra e li poggio su una sedia.

«È un attore eccezionale, a Broadway sarebbero fortunati ad averlo» commento.

«Io non credo che stia recitando» ipotizza Eddie, agitando e schioccando le dita davanti al suo viso.

Dustin si risveglia dalla trance quando sente il profumo dei pancakes allo sciroppo d'acero sotto il suo naso. Scuote la testa e ci fissa, prima uno, poi l'altro. Eddie gli sorride, stavolta piuttosto imbarazzato, io invece tengo le mani sui fianchi come una mamma contrariata.

«Non ci posso credere» farfuglia, però il suo viso sta tornando a una normale tonalità umana. Afferra le posate e taglia un pezzo di pancake. «Voi due mi dovete delle spiegazioni» aggiunge con la bocca piena.

«Non è ovvio?» dico soltanto. Questa è l'unica spiegazione che sentirà dalla mia bocca.

Eddie mi scocca un'occhiata stizzita, poi si china verso di lui. «Ci dispiace che tu lo abbia scoperto così, in ogni caso... ecco, io e Steve ci stiamo frequentando.»

Dustin continua a masticare. «Da quanto va avanti questa storia?»

«Qualche settimana.»

«Settimana?» esclama. Mi viene un conato di vomito, perciò distolgo lo sguardo dalla poltiglia ciancicata nelle sue fauci.

«Non l'abbiamo pianificato. È semplicemente... successo» prosegue Eddie, fin troppo paziente.

Dustin emette di nuovo quella specie di ultrasuono, contorcendo il volto in una smorfia scioccata. A dire il vero è piuttosto esilarante, non pensavo che mi sarei sentito così a mio agio davanti a lui.

«Se avessimo saputo che era così divertente te l'avremmo detto prima» ridacchio.

«Non me l'avete detto, vi ho scoperto!» ci tiene a precisare. Intanto ha finito i pancakes e continua a brandire il coltello per indicarci con sdegno.

«Stavamo per dirtelo» si giustifica Eddie, la sua espressione è più costernata di quanto Dustin meriterebbe. Forse si sente in colpa per aver nascosto qualcosa a uno dei suoi migliori amici.

«Ma vi odiavate!»

«Il confine tra amore e odio è molto labile» dichiaro con finta disinvoltura. Mi sto divertendo davvero, credo che dipenda dal fatto che ora ho un peso in meno sulle spalle. Oppure la nottata - insieme alla mattinata - ha contribuito a distendere la tensione.

These Cynical Eyes // SteddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora