Capitolo 26

2.7K 141 33
                                    


Katsuki aveva rincorso quello che a prima vista gli era parso uno dei soliti paparazzi che si accampavano sempre davanti alla sua agenzia, di solito in cerca di un qualche scoop su di lui, sempre così schivo e riservato sulla sua vita privata.

Era quasi riuscito a prenderlo quando ad un tratto era sparito nel nulla.

Si era guardato in giro, ma dell'uomo incriminato non vi era più traccia.

Intanto Izuku era stato fatto accomodare nell'ufficio del biondo e lo stava aspettando guardandosi attorno con fare curioso.

"Che sia stata la cosa giusta venire fino a qui?" si chiese sedendosi sulla sedia della scrivania del maggiore, "Forse gli sono solo d'intralcio e magari avrebbe voluto passare il suo tempo libero da solo a riposare."

I dubbi come al solito non lo lasciavano più e più di una volta si era chiesto se non fosse il caso di manifestarli all'eroe, magari lo avrebbe ammonito oppure li avrebbe confermati, qualunque cosa pur di mettere pace alla sua mente.

Senza rendersene conto si accarezzò la mano segnata da una vistosa cicatrice, quella lasciata dal suo vecchio bullo con il suo quirk.

"Chissà se sta pagando per quello che mi ha fatto?" si domandò pizzicando la zona e sentendo il dolore che era certo lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita.

«Tutto bene?» domandò una voce facendolo sobbalzare sulla sedia.

Izuku sentendosi colpevole del fatto di aver occupato un posto che non era il suo, si alzò dalla sedia, ma non pensando che dopo la lunga camminata di prima la gamba fosse debole, cedette sotto il suo peso improvviso.

Un paio di braccia lo avvolsero subito per sorreggerlo.

Due incredibili occhi ambrati entrarono nel suo campo visivo facendo arrossire vistosamente per quel contatto fisico inaspettato. Una vaga sensazione di panico lo pervase.

Iniziò a tremare costringendo il nuovo arrivato a lasciarlo e indietreggiare per non peggiorare la situazione.

«Scusa, scusa...» disse subito mentre il verdino prese ad indietreggiare strisciando a terra fino a quando con la schiena non andò a sbattere contro la scrivania di Katsuki.

Izuku nonostante le lacrime che avevano preso a scendere a tradimento sulle sue guance, riuscì a identificare il ragazzo che aveva di fronte.

Dopotutto quelle immense ali rosse erano fin troppo riconoscibili.

«H...Ha...Hawks?» domandò il minore respirando a pieni polmoni cercando un modo per controllare il suo stato d'animo alterato.

«In persona...» e nel dirlo fece un inchino che scosse le sue ali da cui alcune piume si staccarono per svolazzare per tutta la stanza, «Al vostro servizio.»

«Che cazzo ci fai qui pennuto?» domandò rabbioso il biondo entrando nel suo ufficio e trovando Izuku a terra mentre piangeva e l'eroe alato a guardarlo con un sorrisetto furbo.

«Ero venuto per te, ma ho trovato questo giovane fanciullo al tuo posto.» rispose il maggiore sorridendo a Katsuki che era corso dal verdino per sollevarlo da terra di peso prendendolo in braccio.

«E cosa vuoi da me? Se si tratta di lavoro me lo dirai più tardi, se non lo vedi sono impegnato.» e scacciò Hawks con un cenno della mano mentre il minore osservava la scena a bocca aperta per il comportamento burbero del suo...non sapeva se definirlo il suo ragazzo dopo tutto quello che avevano passato.

«Va bene, va bene.» sospirò il maggiore avviandosi verso la porta, «Ci vediamo dopo Dynamight...oh...ciao anche a te pulcino.» e abbandonò la stanza salutando con la mano.

«Una persona simpatica.» ironizzò Izuku dopo che il biondo si sedette alla sua scrivania tenendoselo in braccio.

«A volte lo vorrei arrostire quel pollo.» rispose Katsuki facendo sorridere il più piccolo che si beò per il resto del pomeriggio le attenzioni del suo eroe personale.

Nel frattempo in un vicolo nei bassifondi della città di Tokyo un ragazzo vestito di nero aspettava qualcuno appoggiato al muro fumando una sigaretta dietro all'altra.

«Ho fatto.» disse una voce richiamando l'attenzione del primo che si risollevò per incamminarsi verso il nuovo venuto.

«Ne sei sicuro? Lo sai che il capo non accetterà un nuovo fallimento, dopotutto ne va della tua vita.» e nel dirlo si avvicinò così tanto all'altro che per poco i loro nasi non si sfioravano.

«Vi riferirò ogni suo gesto.» l'ultimo arrivato sollevò le braccia per passarle attorno al collo dell'altro che ridacchio del gesto.

«Povero pennuto, cosa non faresti per amore.» ironizzò il primo calandosi il cappuccio che lo aveva mascherato fino ad un attimo prima e rivelando una folta chioma nera e due incredibili occhi azzurri.

Azzurri come le fiamme che accese per accendersi l'ennesima sigaretta.

Menta e peperoncinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora