Capitolo 37

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«Vedete di muovere il culo prima che lo spacchi dandovi calci che vi faranno arrivare fino in America.» sbraita Katsuki rivolto alla sua squadra che con lui si era diretta verso il luogo segnato da Best Jeanist.

L'incursione sarebbe dovuta partire di lì qualche minuto, il tempo necessario per far arrivare tutti gli eroi, dovuti giungere sul luogo in momenti separati per non destare sospetti.

Erano passati quattro giorni, nei quali avevano preparato il piano per salvare Izuku.

Un tempo che Katsuki aveva usato per urlare contro a chiunque gli passasse vicino. Tempo passato a casa Midorya per consolare Inko che giorno dopo giorno si faceva sempre più pallida ed emaciata per la preoccupazione. Notti passate insonni per via degli incubi che lo assalivano con costante regolarità.

Incubi in cui vedeva il suo Izuku diventare cenere tra le mani del più terribile dei villain.

Ma adesso che era davanti all'ingresso del loro covo, l'ansia gli stava attagliando le viscere stringendole e contorcendole fino a togliergli il fiato.

Erano pronti e alla fine erano arrivati tutti, compreso Best Jeanist che però avrebbe fatto da supporto nel caso ci fossero stati problemi. Ormai non era più l'eroe numero tre, ma conservava ancora tutta la stima dei suoi sottoposti che vedevano in lui un ottimo leader.

«Dynamight.» lo richiamò il maggiore, «Lascia che lo prendano gli altri, tu occorri per fermare il loro capo. Non possiamo sprecare questa occasione.» lo redarguì posandogli una mano sulla spalla per rassicurarlo.

Un cenno da parte sua fece fare un sospiro al vecchio eroe che lo lasciò tornare al suo posto prima di dare il via alla missione.

La porta venne fatta saltare in aria grazie al quirk di qualcuno, permettendo a Katsuki e alla squadra composta da Eijiro, Hanta, Mina, Denki e Shoto di entrare per primi, per dirigersi verso il boss.

Erano pronti, i quirk attivi in modo da non farsi cogliere impreparati.

Ma la desolazione che trovarono li lasciò esterrefatti.

«Qui c'è qualcosa che non va.» disse Eijiro controllando tutti gli angoli di quello che a prima vista sembra un bar clandestino per giocare d'azzardo.

«Ma dove sono i villain?» chiese Denki avvicinandosi al rosso.

«Tutto bene?» chiese la voce di Best Jeanist da fuori che non sentendo i rumori di uno scontro si era allarmato.

«Qui non c'è nessuno.» ripeté Katsuki scrutando per intero la sala e notando solo all'ora la porta nel lato opposto da cui erano entrati.

Senza badare agli altri che continuavano a confabulare su quella strana situazione, varcò la porta che conduceva ad un altro corridoi, ma meno bello e più spoglio.

Le porte erano tutte uguali e il biondo le spalancò tutte alla ricerca di qualcuno da far esplodere. La sua ansia continuava a salire, perché ogni porta che spalancava rivelava una camera vuota con letti sfatti e oggetti lanciati alla rinfusa.

Solo alla fine del corridoi sentì uno strano suono provenire da dietro l'ultima porta.

Sembrava il pianto sommesso di un bambino, cosa che lo lasciò interdetto, perché quello era l'ultimo posto dove si sarebbe aspettato di sentire un suono del genere.

Spalancò la porta con forza, facendola sbattere contro il muro mentre entrava come una furia, i pugni alzati con il sudore che scoppiettava.

Izuku era seduto a letto con un bambino dai capelli biondi che piangeva disperato mentre il maggiore cercava di calmarlo massaggiandogli la schiena.

«Izuku?» lo chiamò il biondo con voce carica di emozione.

«Katsuki?» chiese il verdino alzandosi di colpo da letto, tenendosi stretto il bambino, «Sei davvero tu? Non è un sogno vero?» il suo volto era pieno di stupore.

«Sono qui...sono qui...» disse il maggiore stringendoselo tra le braccia stando attento a non stritolare il piccolo che stranamente aveva smesso di piangere.

Izuku che non riusciva a crederci si mise a piangere, seguito dal piccolo che era tornato in lacrime.

Menta e peperoncinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora