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𝙰𝙽𝙳𝚁𝙴́𝚂 𝙿𝙾𝚅'𝚂

Mi sveglio molto presto, sono circa le sei del mattino.
In verità questa notte non ho chiuso occhio, ho passato la maggior parte del tempo a sperare che non mi lasci così, a piangere per paura di perdere sia lei che la nostra bambina.
Mi alzo dal letto per evitare che tutti questi pensieri mi mangino dentro, e mi distraggo preparando una buona colazione ad Alicia, che spero apprezzi.
Passo dal salotto per andare in cucina, e vederla dormire sul divano mi spezza l'anima: solo la sera precedente la avevo affianco a me nel letto, e mi svegliavo ogni mattina con il suo sorriso, con il bacio del buongiorno.
Al solo pensiero che tutto questo potrebbe finire, il mio cuore si frantuma.
Mi avvicino a lei e le lascio un piccolo bacio sulle labbra, facendo attenzione a non svegliarla.
"Ti amo da morire, ricordatelo."
Le dico con un filo di voce, cercando di trattenere il più possibile le mille lacrime che vorrebbero scendere.
Mi dirigo in cucina e le preparo un po' di latte caldo e due fette biscottate con burro e marmellata alle fragole.
Preparo anche un caffè per me, che bevo subito: mi servirà molta caffeina non appena Alicia si sveglierà.

𝙰𝙻𝙸𝙲𝙸𝙰 𝙿𝙾𝚅'𝚂

Mi sveglio a causa dei raggi del sole che filtrano attraverso le tende.
È strano trovarsi in salone sul divano e non nel letto insieme ad Andrès, ma mi ci dovrò abituare.
O meglio, dovrò abituarmi ad una vita senza di lui
Mi ha delusa, ha fatto una cosa che mai mi sarei aspettata, era l'ultima persona che avrei pensato mi mentisse in questo modo, per di più sapendo anche che genere di lavoro faccio.
Mi alzo dal divano e vado in camera da letto, ma inaspettatamente non lo trovo lì.
Vado in cucina, e lo vedo seduto al tavolo, che appena nota la mia presenza sorride guardandomi.
Mi siedo a mia volta di fronte a lui, per iniziare il discorso.
"Ti ho preparato la colazione, mangia."
Mi porge il piatto con due fette biscottate burro e marmellata.
"Andrès, dobbiamo parlare..."
Sta cercando di essere gentile per farmi cambiare idea?
Non è così che funziona, hai distrutto la mia fiducia!
"È arrivato il momento di prendere strade differenti..."
Gli dico tutto d'un fiato.
"Alicia, io non voglio perderti, ti prego."
"Ti sto chiedendo, per favore, di andare dalla parte opposta, non possiamo rimanere insieme se non c'è fiducia tra di noi."
Allunga una mano verso le mie, che sono sul tavolo.
"Hey...io mi fido di te."
"Io no! Non più! Mi hai dato modo di non fidarmi assolutamente mai più di te!"
"Come mai più?"
"Andrès, mi hai presa in giro, ti sei approfittato di me, è una cosa gravissima, mi sento così ingenua..."
"Ascolta...i miei sentimenti verso di te sono sempre stati reali."
"Io non posso saperlo. Seguendo tuo fratello, hai distrutto la tua famiglia, ti senti più felice così?"
Mi alzo da tavola per evitare di litigare, ho la nausea, mi gira la testa e non ho voglia di parlare.
Mi chiudo in bagno e lui subito dopo viene a bussare alla porta.
"Non lasciarmi così, per favore..."
"Mi dispiace moltissimo Andrès...è la cosa più giusta. E adesso vai via, non sono in vena di parlare."

𝙰𝙽𝙳𝚁𝙴́𝚂 𝙿𝙾𝚅'𝚂

"Allora addio..."
Dico ad Alicia prima di uscire per sempre da questa casa.
"Addio..."
Nè un bacio, nè un abbraccio-almeno-di addio.
Niente di niente, ma va bene così.
Ho mollato la presa, anche se ha fatto tanto male farlo, non ero, non sono e mai sarò pronto a vivere senza di lei, ma devo provarci per forza.
L'unica cosa che mi rimane ora, è portare al più presto a termine questo progetto e fare questa fottuta rapina.

"Andrés, che ci fai qui? Alicia?"
Mi domanda mio fratello cercando quella che ormai non é più la mia donna.
Sono a casa sua, era l'unica cosa che potessi fare in questo momento.
Non voglio stare da solo, non adesso.
"Sergio, devo dirti una cosa."
Mi fa accomodare dentro e ci sediamo sul divano.
"Ti ascolto."
Mi invita a parlare, prendo un bel respiro, e lo faccio.
"Alicia ha ascoltato la nostra conversazione, crede che tu mi abbia messo all'interno di un brutto giro, per la storia della rapina, sai...mi ha lasciato, si é sentita tradita."
Mio fratello si mette una mano sulla fronte, quasi disperato.
"Che hai intenzione di fare?"
"La rapina, Sergio. Il piano é mio, non mi tiro indietro. Sarei stato pronto a farlo per lei, ma non mi vuole..."
"Allora faremo la rapina..."

𝙽𝙾𝚅𝙴 𝙼𝙴𝚂𝙸 𝙿𝙸𝚄̀ 𝚃𝙰𝚁𝙳𝙸
𝙰𝙽𝙳𝚁𝙴́𝚂 𝙿𝙾𝚅'𝚂

"Sergio, mi ricevi? State entrando?"
Domando a mio fratello mentre controllo la situazione all'entrata della Banca di Spagna dal monitor del mio computer.
"Siamo sul retro, adesso andremo con i camion militari."
Mi spiega.
"Tutto bene lì?"
Mi chiede poi.
Sono in contatto con lui tramite un walkie-talkie, da una cisterna di raccolta fognaria.
Qui potrò tenere sotto controllo ciò che succede sia dentro che fuori la Banca, dando gli ordini e seguendo passo dopo passo il piano che ho pensato.
Questi mesi, li ho passati con mio fratello ed il mio migliore amico a studiare gli ultimi dettagli, per preparare una rapina ci vuole del tempo, anche per i più grandi ladri-modestamente-come me.
"Andrès, mi ricevi?"
Sento poi la voce di mio fratello dall'altro capo del walkie-talkie.
"Dimmi tutto."
"Stiamo entrando."
Sorrido entusiasta mentre guardo dal monitor due camion militari addentrarsi all'interno della Banca di Spagna.
"Buona fortuna."
Dico a mio fratello.
"Anche a te."
Che la rapina più grande della storia abbia inizio.
Niente può fermarci ormai.

𝙲𝙸𝙽𝚀𝚄𝙴 𝙶𝙸𝙾𝚁𝙽𝙸 𝙿𝙸𝚄̀ 𝚃𝙰𝚁𝙳𝙸
𝙰𝙻𝙸𝙲𝙸𝙰 𝙿𝙾𝚅'𝚂

"Che cazzo, sta buona!"
Esclamo sentendo mia figlia scalciare.
Ormai sono al nono mese di gravidanza, non sta ferma un secondo.
"Di notte ti fa dormire?"
Mi domanda la mia collega di lavoro e amica Raquel, che é venuta a trovarmi questa mattina presto.
Alle nove era qui, e ora sto preparando la colazione per entrambe, per passare una giornata insieme, visto che si fermerà fino a questo pomeriggio.
"Si, diciamo che ho imparato a dormire...o meglio, a cercare di dormire."
Raquel ride mentre io porto sul tavolo le tazze piene di cappuccino.
"Zucchero?"
Le chiedo.
"Oh, no, grazie."
Metto su un piattino le brioches, e possiamo cominciare a mangiare.
"Ti piacciono i lamponi, spero."
Non ricordo bene i suoi gusti, non passiamo più molto tempo insieme al di fuori del lavoro.
"Sono entrambi con la marmellata di lamponi vero?"
Mi domanda indicando le brioches e sorridendo.
Annuisco e ne prendo una.
"Non preoccuparti, le mangio."
Ad un certo punto, il telefono di Raquel squilla.
"É Tamayo..."
Mi dice.
"Metti il viva voce."
Risponde e fa come le dico.
"Raquel, mi senti?"
"Si, dimmi tutto."
"Da cinque giorni é stata messa in atto una rapina alla Banca di Spagna, abbiamo identificato tre rapinatori, ma abbiamo bisogno di più persone, devi partecipare."
Raquel mi guarda un po' sconvolta, ed io la guardo a mia volta, dubbiosa.
Rapina...
Immediatamente penso al piano che aveva messo in atto quel figlio di puttana di Sergio, e capisco di averli in pugno.
Se lui é fuori a comandarli come burattini, io posso fermarlo.
Cosí, prendo in mano il telefono della mia amica.
"Ciao Luis."
"Alicia?"
"Giá."
"Per favore, é una cosa seria, passami Raquel."
"Oh, certo che é una cosa seria, perché non fai partecipare me?"
"Perché potresti partorire da un momento all'altro, non so se mi sono spiegato."
"Ti prego Luis: fammi partecipare."
"Non te lo ripeterò: passami Raquel."
"Ma vaffanculo!"
Esclamo passando nuovamente il telefono a Raquel.
"Va bene, arrivo."
Dice per poi attaccare.
"Ascoltami, vai lí e mandami la foto dei rapinatori che hanno identificato, d'accordo?"
Chiedo a Raquel con la voglia più totale di fottere quel bastardo.
Andrò da sola a cercarlo, non me ne frega un cazzo se Tamayo mi ha tagliata fuori.
Raquel va via e quando arriva ricevo le foto.
E una raffigura proprio Andrés.
Vederlo, mi ha messo molta nostalgia, pensare che sia lí dentro e non qui con me e sua figlia, mi fa male al cuore.
Ma se c'è una persona che deve, e può, fottere quel figlio di puttana di Sergio, quella sono io, e non me ne starò con le mani in mano a piangermi addosso.
Mi preparo, vestendomi abbastanza irriconoscibile, con tanto di cappuccio.
Mi strucco, mi metto gli occhiali, mi sciolgo i capelli, prendo la pistola e sono pronta.
Cerco nelle videocamere di sorveglianza di ogni farmacia, negozio, ristorante, parcheggio...finché non trovo ciò che cerco.
Ormai ho quel bastardo in pugno, rincorsa, ahimè, dalla polizia, ma poco mi importa.
Attraverso un'intera autostrada, interi isolati per arrivare qui, dove sono in questo preciso momento.
E sono sicura di essere nel posto giusto, eccome se lo sono.
In una cisterna di raccolta fognaria, ecco dove si nasconde questo stronzo.
Salgo piano le scale che portano al fatidico nascondiglio, con la sensazione sempre più viva di averlo in pugno.
Apro piano la porta, vedo una figura di spalle, so che è lui: è Sergio!
Non c'è luce, soltanto quella del monitor da cui sta controllando l'entrata della Banca, dovrebbe avvicinarsi a me perché possa guardare quella faccia da culo direttamente.
Apro di scatto la porta e sparo un colpo verso la parete di fronte.
"Scacco matto figlio di puttana."
Dico mentre mi avvicino puntando la pistola verso la-ancora-misteriosa figura.
Ma è quando poi si avvicina anche lui, che vedendolo in volto, quasi mi cade la pistola dalle mani.
Non è mai stato Sergio la mente di questa merda.
È sempre stato lui, il mio Andrès.

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Oleee

𝑁𝑜 𝑡𝑒 𝑣𝑜𝑦 𝑎 𝑑𝑒𝑗𝑎𝑟 𝑐𝑎𝑒𝑟- 𝙱𝚎𝚛𝚕𝚒𝚌𝚒𝚊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora