"Tu rimani qui."
Dico ad Andrès, che si trova nel bagagliaio della macchina.
Sono arrivata davanti al portone di casa di Tamayo; sicuramente quello stronzo non se l'aspetterà proprio.
Prendo la bambina e vado a suonare al citofono della prima persona che mi capita, non potendo di certo suonare a sua moglie; mi aprono ed entro all'interno del palazzo.
So che si trova al terzo piano, prendo l'ascensore e mi reco davanti alla sua porta.
Suono il campanello, e mi apre-come sospettavo-la sua cara moglie appunto.
Immediatamente le punto la pistola contro, facendola immobilizzare.
"Adesso, molto lentamente, farai ciò che ti dico, d'accordo?".
Lei annuisce impaurita e mi lascia entrare.
La lego alla sedia della sua scrivania e mi siedo accanto a lei con mia figlia, aspettando Tamayo che torna dal suo caro lavoro.𝙰𝙽𝙳𝚁𝙴́𝚂 𝙿𝙾𝚅'𝚂
Qui dentro è tutto buio, sono rinchiuso da non so quanto tempo ormai.
Cerco di trovare una via di fuga, facendo rumore, dimenandomi, ma sembra impossibile.
Fino a quando non trovo un piccolo buco sul sedile posteriore, che posso strappare per uscire dal bagagliaio.
Inizio a rimuoverlo, e pian piano faccio un buco abbastanza grande per poterci passare.
Molte auto di polizia passano in questo viale, perciò mi affretto ad uscire da qui.
Tiro un calcio alla portiera per farla aprire e mi reco nell'edificio nel quale è entrata Alicia.
"Chi è?"
Mi domanda la donna a cui ho suonato.
"Il postino, signora."
Mento io.
Mi apre e subito salgo le scale per poterla raggiungere.𝙰𝙻𝙸𝙲𝙸𝙰 𝙿𝙾𝚅'𝚂
Sento la porta aprirsi, e subito la moglie di Luis inizia a gridare per attirare la sua attenzione.
"Stai zitta porca puttana!"
Esclamo esasperata: l'ho imbavagliata, per far sì che non gridasse ulteriormente aiuto.
"Che cazzo succede qui?"
Chiede Tamayo immobilizzato davanti alla porta del suo studio, dove ci siamo io, Victoria e sua moglie.
"Salve Luis, come va?"
Domando io.
"Stai bene?"
Chiede alla moglie senza neppure guardarmi.
La donna scuote la testa per dire "no": che pesantezza, Dio mio, non la sto mica torturando!
"Che cazzo ci fai qui?"
Mi domanda guardandomi finalmente negli occhi.
"Hey, piano con tutte queste parolacce, ho una bambina appena nata, non voglio che tu le faccia venire un trauma."
"Alicia, dico sul serio..."
"Anche io. Comunque, ho qualcosa da proporti."
"Sentiamo."
"Io ho in mano la mente della rapina, proprio qui, proprio adesso. Se tu ritiri il mandato di cattura nei miei confronti, potrei consegnartelo."
"Col cazzo!"
"Madre mía!"
Esclamo sbattendo le mani sul tavolo.
Improvvisamente, Tamayo viene colpito da qualcosa, o meglio, da qualcuno.
"Vieni con me, sbrigati."
Mi dice Andrès senza neanche darmi tempo e modo di replicare.
Va subito verso l'uscita, io prendo in fretta mia figlia per poi seguirlo.
"Che cazzo ci fai tu qui?"
Gli chiedo.
"Stai zitta e seguimi, per favore."
"No che non ti seguo!"
"Maledetta stronza!"
Sento esclamare a Tamayo, che subito prende il telefono in mano.
"Polizia..."
"La polizia è giù di sotto."
Mi riferisce Andrès.
"Oh merda!"
Esclamo prendendolo involontariamente per mano e trascinandolo su per le scale.
"Rassegnati: o ti fai aiutare, o ti fai aiutare."
Mi dice Andrès.
"Stà zitto!"
Gli dico per poi bussare ad una delle porte del piano: nel frattempo la polizia ha fatto irruzione nell'edificio.
"Buonasera, desiderate?"
Immediatamente, senza rispondere, ci immettiamo in casa della donna.
E nello stesso momento Victoria comincia a piangere.
"Ma che cazzo!"
Cerco di cullarla, ma proprio non si calma, così Andrès la prende in braccio e fa lo stesso.
"Non piangere..."
La accarezza, e lei piano piano si trova a suo agio fra le braccia di suo padre.
"Polizia!"
Sentiamo gridare fuori dalla porta.
"Vieni!"
Esclama Andrès.
"Chiudi quella cazzo di bocca!"
Dico alla donna prima di seguirlo.
Ci affrettiamo a prendere il lenzuolo del letto e a levarcelo in vita per poi calarci dalla finestra della camera.
"La bambina, Andrès! Che cazzo vuoi fare?"
"La bambina sta buona, sta per addormentarsi, fidati di me."
"È quello il problema..."
"Amore...guardami."
Mi prende il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
"Andrà tutto bene."
Si cala dalla finestra, poi lo faccio io, e la bambina rimane immobile tra le braccia del padre.
"Visto? Che ti avevo detto?"
"Si, ma ora?"
"Seguimi."
Metto il cappello e gli occhiali da sole che ho precedentemente preso dall'armadio e lo seguo.
Fuori è buio, le strade sono circondate da macchine di polizia, ed è la prima volta che queste mi terrorizzano.𝙰𝙽𝙳𝚁𝙴́𝚂 𝙿𝙾𝚅'𝚂
Non appena usciamo sulla strada, vedo Alicia avere una strana reazione davanti alle macchine della polizia.
La vedo irrigidita, e quando la sfioro con il braccio, la sento addirittura tremare.
Senza dirle nulla, le circondo la vita con la mano.
Non si ribella, anzi, si stringe ancor di più a me, come se trovasse più sicurezza e avesse meno paura.
Ci affrettiamo ad entrare nell'edificio di fronte a quello di Tamayo, e subito guardo le cassette della posta.
"Che fai?"
Mi domanda Alicia.
"Se c'é molta posta, significa che in quella casa non c'é nessuno da un po'.
E questa cassetta, é piena."
Le spiego io.
Subito la prendo per mano e saliamo le scale fino alla casa che ci interessa.
Lei prende una forcina ed apre la porta.
Come mi aspettavo, all'interno dell'abitazione non c'é nessuno, soltanto un gatto rosso.
"Dammi la bambina."
Mi dice Alicia, che appena riprende sua figlia in braccio, si rilassa.
É bello vedere come la nostra bambina la renda così felice.
"Polizia! Aprite!"
Sentiamo ad un certo punto gridare fuori dalla porta.
"Andrès, che facciamo?"
Subito Alicia va nel panico, devo tranquillizzarla.
"Non preoccuparti.
Aiutami soltanto a smontare il divano."
Non appena lo vedo, penso a come nasconderci al suo interno, e in che modo se non togliendo tutte le molle e la gommapiuma?
"Sbrigati!"
La incito.
Nascondiamo i pezzi ovunque, per poi metterci all'interno e ricoprire.
"Polizia!"
Continuano a ripetere, per poi fare irruzione senza perdite di tempo.
Mi metto l'indice davanti alle labbra e guardo Alicia, facendole segno di rimanere in silenzio.
"Libero!"
Dice uno di loro.
"Libero!"
Dice un altro.
Attraverso una piccola fessura del divano, posso vedere che si trovano proprio vicino a noi.
E se ne stanno andando, quando...
Victoria tira un grido.
Alicia inmediatamente tenta di non farla scoppiare a piangere, iniziando ad allattare, così così che si possa calmare, ed é ciò che accade.
Finalmente i poliziotti escono dalla casa e noi possiamo uscire dal divano.
Sorrido ad Alicia, che subito si volta dall'altra parte, non vuole guardarmi.
"D'accordo...immagino che adesso dovremmo convivere per qualche giorno qui."
Le dico.——————————————
la convivenza come sarà?🙈
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𝑁𝑜 𝑡𝑒 𝑣𝑜𝑦 𝑎 𝑑𝑒𝑗𝑎𝑟 𝑐𝑎𝑒𝑟- 𝙱𝚎𝚛𝚕𝚒𝚌𝚒𝚊
FanfictionUna donna che non ama mostrare le proprie debolezze, che ama il suo lavoro, vendicativa al massimo se le fai un torto. Un uomo furbo, astuto, che crede nel sentimento dell'amore con tutto se stesso, ladro professionista con la passione per la pittur...