Capitolo 3

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Althea pov's

Secondo alcuni la stanchezza è uno stato mentale. Molti dei nostri filosofi credevano che meno si lavori più si provi stanchezza e che questa sia una delle piaghe dell'umanità, come tale andrebbe combattuta con il duro lavoro.
Posso asserire, quindi, con estrema certezza che nessuno di questi fantomatici filosofi abbia mai affrontato un allenamento con il generale Osav e il suo tirapiedi. Arrivati alla fine del loro allenamento la stanchezza non è solo mentale ma è reale, fisica e tangibile. Non esiste un singolo centimetro quadrato della mia pelle né della mia uniforme che non sia madido di sudore. Se mi togliessi le bende dal seno e le torcessi uscirebbe almeno mezzo litro di liquido.

<<Come stai?>> mi chiede Li di fianco a me. Siamo sdraiati a terra, mentre i fili d'erba ci solleticano la nuca, noi siamo alla disperata ricerca di ossigeno.

<<Morto...tu?>> rispondo cercando di mantenere più aria possibile all'interno dei polmoni. I più coraggiosi sono andati a lavarsi, mi sto ancora chiedendo con quali forze, mentre io, come sempre, attenderò che gli altri siano tutti a cena per farlo.

<<Uguale...secondo me, moriremo prima di entrare nella guardia reale.>> aggiunge, vediamo avvicinarsi Dan e buttarsi a terra, di fianco a me, con un leggero tonfo finisce di accasciarsi. In questo momento, la mia mente si sta affollando con i pensieri degli altri. I muri che avevo alzato da incantamenti vengono meno con la stanchezza. Mi volto verso Li che mi dà un colpetto sul braccio. Mi concentro  sul respiro e zittisco momentaneamente gli altri che stanno abitando abusivamente la mia mente.

Faccio tornare gli occhi del loro colore naturale. Lui annuisce, lo sento rilassarsi al mio fianco mentre un sospiro gli lascia le labbra. Le incantamenti sono solo donne e si stima che ne nasca una ogni cinquant'anni, da dopo la fine della grande guerra non c'è stato più bisogno di averle come risorsa negli eserciti. Quindi, per quanto il nostro potere interessi i sovrani di ogni angolo di questo pianeta, nessuno sa davvero come addestrarci ad usarlo.

<<Sicuro...come minimo moriamo a questi ritmi.>> dice Dan, il gigante della compagnia che non si è mai lamentato, che si allena anche di notte e che possiede gruppi muscolari dei quali non conoscevo neppure l'esistenza. Le sue parole ci riportano alla realtà, facendoci ricordare che non siamo soli.

<<Detto da te non è rincuorante.>> continua il mio amico, preoccupato più dalle parole di Dan che dalle mie. Io sono donna e secondo la tradizione devo essere di piccola statura, dolce nei modi e di morbidi lineamenti. Ero l'unica nella mia scuola a fare esercizio fisico, l'unica ragazza della squadra di nuoto, l'unica ad impegnarsi tanto nello studio. Quindi per me è normale non essere abituata a certi ritmi e Li non se ne è mai preoccupato, ma se Dan dice questo allora potrebbe esserci qualche problema.

<<Domani si iniziano i combattimenti, puntuali alle sei.>> annuncia Clark prima di dileguarsi, la notizia ha fatto alzare un leggero mal contento, leggero perché non abbiamo le forze per protestare, probabilmente è per questo che tendono a darci tutte le comunicazioni post allenamento, è più facile prenderci per sfinimento.

<<Ottimo...bene...siamo tredici quindi uno capiterà contro Caleb.>> aggrotto le sopracciglia alle parole di Dan, uscite con più preoccupazione del solito. Cosa cambia se finiamo a combattere contro Caleb o contro uno qualsiasi dei nostri compagni?

<<Meglio, imparare con qualcuno che sa combattere è il modo migliore per farlo.- dico semplicemente, gli altri due si tirano su facendo leva su un braccio e mi guardano sopresi -Che ho detto?>> chiedo beccandomi la seconda occhiataccia.

<<E' un Sirase ti ricordo.>> inizia Li, con fare ovvio, ormai siamo tornati alla soglia normale di ossigenazione e stiamo solo aspettando che il cervello torni a connettersi con gli arti.

<<E allora?>> chiedo semplicemente, continuando a non capire il loro punto di vista.

<<Allora? I Sirase sono programmati per uccidere, lo sanno tutti.>> mi risponde Dan, mentre il verde delle sue iridi è sempre meno visibile, sta calando la sera e le pupille si allargano per mettermi a fuoco.

<<Ragazzi siamo reclute, il suo intento non è quello di ucciderci..-Li non è sorpreso da questa mia reazione, per me i Sirase sono solo un gruppo di soldati, non li evito come invece fanno in tanti-..il suo compito è quello di addestrarci ed anche se in modo particolare lo sta facendo.>> Dan annuisce, non è convinto, ha probabilmente iniziato a pregare di non finire contro Caleb.

<<La situazione alle docce si sta calmando ora, venite anche voi?>> Li risponde al mio posto.

<<Tranquillo, noi andiamo tra un po'.- Dan si alza e si allontana senza batter ciglio, Li invece si volta verso di me -Scusa...mi ero dimenticato che..>> lascia la frase in sospeso ed io faccio spallucce.

<<Non ti preoccupare, non puoi ricordarti tutto.>>

<<Devi fare attenzione...cos'hai sentito oggi?>> mi chiede Li quando siamo rimasti soli nella mia tenda.

<<Odio...tanto odio...non so da chi veniva, ma era proprio profondo.>> lui annuisce ed aggrotta le sopracciglia.

<<Gli occhi sono un indizio troppo lampante non puoi lasciarli uscire così...per non parlare delle ombre poi.>> sospiro ed abbasso la testa. Non avevo calcolato quanto la stanchezza potesse influire negativamente sul mio controllo. Le Alte, un ordine sacro del nostro popolo, avevano insistito molto sull'allenamento delle mie qualità, ma nemmeno loro sapevano che pesci prendere. L'unico che mi ha davvero allenata è stato mio padre, ma anche le sue conoscenze si sono fermate ad un certo punto. 

<<Lo so, Li...devo cercare di non arrivare mai a questo livello di stanchezza.>> 

<<Ma soprattutto non puoi perdere le staffe, se escono le ombre tutti capiranno cosa sei.>> e non sa quanto è brutto l'essere che divento quando nemmeno le ombre riescono a calmarmi.

<<Non aggiungere legna al fuoco...già è difficile così...tu hai sentito più niente, la vostra unione è parecchio forte?>> mio fratello e Li hanno stretto un patto anni fa, questo è sancito da un vincolo che noi chiamiamo unione. Scuote la testa.

<<Niente...tu?>> sospiro.

<<È solo un fruscio...potremmo essere troppo lontani.>> ipotizzo, continuo a ripetermi questa cosa per non perdere l'ultimo barlume di speranza. 

<<Oppure potrebbe essere stato preso dal re di Mones che lo tiene prigioniero.- abbasso lo sguardo, non volendo pensare a quanto sia indebolito per non riuscire a comunicare con noi. Li mi porta una mano calda sulla spalla, una carezza che non vorrebbe dire niente, per me invece, in questo momento significa tutto. -Qualunque cosa sia successa l'affronteremo insieme, questa è l'unica sicurezza che abbiamo.>>

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora