Capitolo 20

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Caleb pov's

A quel, 'lo faccio io' ho sentito il cuore fare una giravolta. Ma la curiosità ha avuto la meglio, voglio proprio vedere cosa si inventa questo nanerottolo per arrivare in cima. Gli lego personalmente i pesi intorno ai polsi, si dà lo slancio senza pensarci troppo ed inizia a salire con estrema fatica.

L'unica soluzione che mi viene in mente è che gli possano venire fuori le ali come ad alcuni dei Sirase antichi, dopo di loro non c'è più riuscito nessuno ad evocare le ali. Ma sinceramente ne dubito.

Rimane appeso per qualche secondo, fermo sullo stesso punto, sta seriamente ragionando come fare adesso?

<<Non abbiamo tutto il giorno.>> commenta Kane da sotto, alzo un sopracciglio, con le braccia incrociate al petto.

<<È comunque più in alto di te.>> si zittisce e con mia grande sorpresa lascia il palo con le mani, stacca appena le braccia facendo presa al massimo con la pelle dei pantaloni, dà uno strattone e fa incrociare i cordini dei pesi, cosicché possano sorreggerlo e portarlo su. Hai capito lo scricciolo. Mi volto verso Clark che sta guardando l'impresa a bocca aperta. Me ne erano capitate tante, ma mai, nessun allievo aveva usato l'ostacolo per avvantaggiarsi. Una volta in cima, mi lancia la freccia e mi sorride, mentre io annuisco compiaciuto.

Scende lentamente, lasciando delle impronte di sangue sul palo, si è ferito le mani per fare forza sulle corde che tengono i pesi. Arriva sui sacchi sfinito, ormai è buio e riusciamo a vedere solo grazie alle fiaccole accese in precedenza da Clark.

<<Non è corretto.- asserisce Kane, facendoci voltare verso di lui-Ha usato l'ostacolo della prova per avvantaggiarsi...tu avevi.>> lo interrompo con un gesto della mano.

<<Io ho detto che dovevate portarmi la freccia, per quanto mi riguardava potevate anche buttare giù il palo a colpi di accetta...la prova serve a farvi trovare una soluzione...durante una spedizione non esiste corretto o scorretto, esiste solo la mia vita o quella del mio sovrano a discapito di un'altra...tutto è lecito.- nessuno osa aggiungere altro -Il ragazzo ha capito come sfruttare un ostacolo a suo favore, non è da tutti...Al, scegli due dei tuoi compagni che avranno l'immunità insieme a te.>> deglutisce a fatica, decisamente provato.

<<Li Chillian, della famiglia Chill, e Dan Poili, della famiglia Po.>> ovviamente, sorrido e annuisco. Finalmente hanno capito cosa significa davvero fare gruppo.

Mi allontano in attesa che anche gli altri lo lascino in pace, sono sicuro che non andrà in mensa con loro. Faccio un giro delle poche tende rimaste e torno al palo. Lui è ancora lì, seduto sui sacchi, che si guarda le mani aperte e sanguinanti, in attesa di trovare una soluzione. Il viso leggermente paonazzo per lo sforzo ed il freddo, gli conferisce un'aria ancor più innocente e bambinesca del solito.

<<Serve una mano?>> si volta di scatto verso di me, quegli occhi azzurri sono sollevati che si tratti di me. Lo vedo rilassare i muscoli della schiena che si erano tesi, pronti ad un combattimento. Lo raggiungo calpestando il prato inumidito sotto di noi.

<<Non..>> mi siedo sul sacco di fianco al suo.

<<Fammi vedere le mani.>> dico in tono piatto, notando con disappunto che ha chiuso di nuovo i pugni, volendo tenersi la sua debolezza per sé.

<<Sto bene..>>

<<Era un ordine non una richiesta gentile.- mi porge le mani e valuto la situazione. -Ti farò un po' male...dopo dobbiamo disinfettare le ferite e bendarti...-prova a parlare, ma lo guardo male prima che possa dire altro -Se provi a dire ancora che stai bene non rispondo delle mie azioni.- serra le labbra. -Fossero tutti così i miei uomini sarebbe decisamente più facile.- sciolgo i nodi con estrema velocità, poi strappo le corde dalla carne rosea del ragazzo, che si morde il labbro per evitare di lamentarsi -bravo...andiamo a disinfettare.>> ci alziamo praticamente in sincrono e lui mi segue senza la minima esitazione.

Odio l'odore di disinfettante che si avverte qua dentro, lo faccio sedere su una sedia mentre cerco tutto l'occorrente per medicargli quelle mani.

<<Sei stato bravo oggi.- annuisce -Nessuno aveva mai superato la prova.>> confesso in un sussurro appena udibile.

<<Davvero?- gli faccio posizionare la mano sinistra su un lenzuolino che ho messo sulle mie ginocchia -Quindi era una prova per farci andare tutti ai combattimenti?>> chiede esterrefatto, non pensava che potessi fare una cosa del genere.

<<Volevo vedere quanto ci mettevate prima di arrendervi o coalizzarvi. Poi sei arrivato tu che hai rovinato il gioco, come hai fatto?>> abbassa appena la testa e io disinfetto le abrasioni. Emette un mugolio basso.

<<Quando ero piccolo mio padre ci portava tra le montagne, non dovevamo avere niente con noi. Solo i vestiti con cui partivamo, da lì trovavamo soluzioni a tutto.>> gli fascio la mano con delicatezza estrema, voglio evitare di fargli male.

<<Dev'essere un grande uomo.>> sorride di amarezza, tasto dolente.

<<Lo è stato.>>

<<In che montagne vi portava?>> gli chiedo all'improvviso, vorrei guarirgli tutte le ferite che ha dentro, poter disinfettare e suturare quelle ferite che gli deturpano l'anima.

<<Quelle delle terre ad est, vivevamo in un villaggio da quelle parti. La sua preferita era Pol ka nu. Sono anni che non ci vado più.>> gli medico l'altra mano mentre lui sorride per un ricordo che gli ha animato la mente, è piacevole probabilmente. Gli metto una crema sulle ferite, la stessa che avevo posto anche di là, ma stavolta arriccia il naso per l'odore decisamente sgradevole.

<<Serve ad evitare infezioni...- chiudo il barattolo e vado a riporre tutto al suo posto -Come vanno le cose nel tuo gruppo?>> gli chiedo ancora di spalle, ho bisogno di sapere, questa curiosità mi sta logorando da mesi.

<<Bene...molto bene. Ho saputo che hai parlato con Dan, grazie.>> mi volto e torno a sedermi, mi ha seriamente ringraziato per aver parlato con un suo amico? Come se non fosse il mio lavoro, ma una gentilezza che gli ho riservato.

<<Con Li invece? Sembra che la vostra relazione vada molto bene.>> dico con un briciolo di invidia, forse troppa considerando che lui corruga le sopracciglia.

<<No...cioè, siamo amici...molto amici, ma non c'è nient'altro...>> stavolta sono io ad essere confuso, mi sono allontanato. Ho evitato di stargli troppo intorno proprio per evitare che Li si infuriasse e che questo potesse compromettere gli equilibri del gruppo. Ed ora viene fuori che questi due non si sono mai calcolati minimamente sotto quel punto di vista?

Sono un idiota.

<<Davvero?- annuisce appena ed ora, ogni freno che mi ero messo in questi mesi si abbassa -Allora, sono mesi che mi trattengo inutilmente...>> schiude le labbra, ma sono decisamente più veloce di lui. Gli afferro la nuca e lo bacio con rapidità, non gli do il tempo di realizzare. Poi mi blocco, da quando sono così? Da quando lascio che l'animale che ho dentro esca fuori contro il consenso anche degli altri?

Sto baciando un ragazzo, uno a cui probabilmente nemmeno interesso e solo per togliermi la soddisfazione e dire 'Sì, ce l'ho fatta'. Lo lascio andare e nel giro di una frazione di secondo mi ritrovo una mano piantate sulla guancia sinistra.

Uno schiaffo a mano aperta, attutito dalle bende. Si alza di scatto e mi guarda con una violenza che aumenta solo la pena che provo per me stesso.

<<Non farlo mai più...mi ero illuso che fossi una persona a modo, ma volete tutti la stessa cosa e non vi interessa se chi è dall'altra parte è d'accordo. Speravo che fossimo amici.>> mi alzo a mia volta, sovrastandolo per altezza.

<<Te ed io non siamo amici, io sono l'addestratore e tu un allievo, che oggi ha avuto fortuna.>> vedo serpeggiare qualcosa nelle sue iridi, quel violetto che avevo intravisto quasi un mese fa è tornato. Allora non me lo sono immaginato.

<<Io sarò anche un allievo, ma sicuramente ho più cervello di te e dei tuoi carissimi Sirase, se sono stato l'unico a capire come portare a termine la prova.- sospira appena -Vado a dormire.- sta per andarsene, poi sul ciglio della porta si volta -Sei pregato di guardare dove cammini durante le tue passeggiate notturne.>>

Quando esce definitivamente sembra che la stanza riprenda luce e colore, mentre fino a poco fa, tutto aveva assunto una colorazione grigiastra. Nella mia testa, mentre sento i suoi passi allontanarsi, ho solo una frase che vaga da un angolo all'altro della mia mente, sbattendo sulla calotta cranica.

Ho fatto un casino.

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora