Capitolo 11

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Althea pov's

Nella vita non ho mai preteso tanto. Mi stava bene qualunque cosa, l'importante era che i miei amici fossero sempre dalla mia parte. Per diverso tempo, il mio motto 'poca brigata, vita beata' ha funzionato perfettamente. Oggi, però, qualcosa in quell'equilibrio magico che ero riuscita a creare con Li ha iniziato ad incrinarsi.

Dopo pranzo, subito dopo la partenza del generale, Li mi si è avvicinato, con una strafottenza che non ha mai caratterizzato il mio migliore amico. 

<<Che è successo?>> mi chiede incazzato.

<<Niente?>> rispondo incerta, oggi non ho voglia di litigare, e non ho nemmeno la testa per ascoltare quello che ha lui da dirmi.

<<Niente? Di solito riesci a prendere una lepre a quindici metri di distanza mentre salta da una tana all'altra, oggi non riuscivi nemmeno a tendere l'arco, che ti prende?>> alzo un sopracciglio.

<<Sono solo stanco, lasciami stare.>> cerco di allontanarmi, ma lui mi afferra il polso.

<<Pensi che sia un gioco questo, se non riesci a gestire la situazione, vattene perché là fuori sarà ancora peggio..>> conclude serio, strattono il braccio dalla sua presa.

<<L'altro giorno ho salvato te e Dan dall'eliminazione, ed ora mi dici che non fa per me? Scendi dal piedistallo.>> provo di nuovo ad andarmene e lui mi spintona, sto per reagire, ma si immette Clark aprendo le braccia in mezzo a noi, i capelli sciolti gli svolazzano in giro mentre volta il capo da me a Li.

<<Cerchiamo di calmare gli animi qui...che succede?- rimaniamo in silenzio entrambi -Al, hai mangiato?- annuisco -Allora tu va in palestra, Li in mensa.>> Dan mi guarda confuso, i suoi occhi verde tè si posizionano con dolcezza nei miei, come a chiedermi cosa sia successo, ma io scuoto la testa e gli faccio cenno di seguire Li. Ho gli sguardi degli altri ragazzi addosso, Li ed io non abbiamo mai litigato all'interno del campo, io non ho mai alzato la voce nonostante, in alcune occasioni, avrei fatto bene a farmi rispettare.

Persino Kane mi guarda sorpreso, non ho mai urlato nemmeno contro di lui, fondamentalmente perché del suo parere non mi interessa, mentre le parole di Li riescono a ferirmi più dei coltelli.


Stupido Li, continuo a ripetermi tra una trazione e l'altra. Stupido ragazzino viziato che odia farsi mettere i piedi in testa da una femmina, solo perché so sopportare meglio di lui. Stupido addestramento e stupido Caleb. Non so perché me la prendo con il generale, considerando che una volta tanto non è lui che ha scatenato la mia ira, ma in questo elenco ci stava bene anche lui.

<<Non mi ricordavo dovessi fare trazioni.>> scendo dall'attrezzo deglutendo a fatica, da quanto è qui?

<<È tornato?>> chiedo con un leggero affanno, che però mi aiuta ad abbassare ulteriormente la mia voce.

<<Perché non mi hai detto che hai una costola rotta?>> schiudo appena le labbra.

<<Chi glielo ha detto?>> gli occhi verdi guardano il soffitto per alcuni secondi, poi tornano su di me, decisamente infastidito che gli stia dando del lei.

<<Il medico, ti ha dato delle fasce, è vero?>> annuisco appena, abbassando la testa. Merda, penso.

<<Non è rotta, è solo incrinata...ma fa male se la lascio senza bendaggio.>> annuisce lievemente, probabilmente non crede alle mie parole.

<<E la schiena invece?>> si irrigidisce.

<<Adesso è anche il nostro medico?>> chiedo cercando di buttare la questione sul sarcasmo, che lui non sembra cogliere

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora