Capitolo 18

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Caleb pov's

Sono un programmatore. Nella mia vita ho imparato a catalogare alla perfezione tutto ciò che dovevo fare, inserendo perfettamente nella categoria giusta ogni evento. Mi hanno insegnato a capire le persone e ad etichettarle, per poi fare ciò che dovevo fare. Una missione è una missione. Questo era il mio mantra, quello che mi ripetevo di continuo dentro la testa, per ogni lettera consegnata, per ogni pergamena svolta, per ogni punto che segnato come svolto, mi ripetevo- una missione è una missione. Poche volte ho fatto un'eccezione, dopo essere entrato in questo corpo di guardia anche quelle poche sono sparite.

Stanotte, però, dopo la bellissima passeggiata intorno al campo, ho trovato una brutta sorpresa. Nonostante il mio fare così preciso, nonostante il mio ossessivo stipulare scalette, nonostante tutto, gli imprevisti sono dietro l'angolo.
Uno dei cavalieri del re è di fronte al nostro abitacolo, non è sceso nemmeno da cavallo, il destriero chiaro sotto di sé è stato marchiato dal giglio bottonato. L'uomo è vestito con la classica armatura scura, porta guanti di pelle alle mani ed in una stringe impaziente una pergamena arrotolata.

Mi avvicino con passo silenzioso e lui mi passa il comando scritto che afferro velocemente. Poi si gira e torna sui suoi passi, senza proferire nemmeno una sillaba. Sospiro e scuoto la testa, immagino che nemmeno lui sia stato felice di consegnarmi questo messaggio alle quattro del mattino.

Apro la pergamena liberandola dal sigillo e leggo la convocazione ufficiale, che diamine è successo? Sono stato a palazzo tre giorni fa.
Senza pensarci scrivo un messaggio e lascio il biglietto sopra il mio letto per Clark.
Falli esercitare nel tiro con l'arco, spero di essere di ritorno entro stasera. Nel caso domani continuate le esercitazioni. Mi hanno convocato, non so cosa vogliono.
C.

Chiudo lo zaino, lo posiziono sulle spalle, scendo le scale e salgo sopra a Tristan, un mustang, il mio fedele cavallo.

Il solito iter si ripete, io inginocchiato a terra, le ginocchia praticamente congelate, l'arrivo del re nel suo kimono di seta, i primi convenevoli ed infine la passeggiata nel giardino a piedi nudi.

<<Dovete partire il prima possibile.>> dice in tono serio, mentre guarda le begonie quasi appassite.

<<Quanto prima?>> gli chiedo indurendo la mascella, decisamente infastidito che i miei piani vengano sfasciati così.

<<Al massimo una settimana.>> sgrano gli occhi incredulo, si dice che il re, prima di ricoprire questo titolo, fosse l'ultimo dei suoi cinque fratelli e che, per questo, si sia addestrato in ambito militare.

<<Ma non sono pronti...hanno bisogno ancora almeno di un mese di allenamento, non posso mandarli via così, non sanno ancora leggere una mappa, non sanno orientarsi nella foresta.>> lui annuisce silenzioso, un comportamento che non è assolutamente da lui.

<<Per questo tu e Clark andrete con loro...la squadra di pattuglia è scomparsa un anno fa Caleb, un anno che non abbiamo più notizie su ciò che succede al di là di quella foresta. Non si può più aspettare.>>

<<Perché? Cosa c'è dietro a tutto questo? Perché vuole me, lì con loro?>> per la prima volta da quando ho l'onore di conoscerlo da vicino, vedo i suoi occhi sgranarsi, una rabbia furente si impossessa di lui per diversi secondi.

<<Perché sei l'unico che tornerebbe...sei l'unico che non morirebbe là in mezzo, quelli che ti stai portando dietro ti daranno una possibilità in più di riuscita, solo questo. Due gruppi di Sirase hanno disertato ieri in mattinata, lì ci sono ancora le loro divise..- indica un cumulo di divise scure identiche alla mia, schiudo le labbra -È quello che stai pensando anche tu, se si stanno di nuovo armando contro di noi, io devo saperlo con un minimo di anticipo. Ti ho dato la possibilità di addestrare una squadra, hai avuto tre mesi, ci sono miei soldati semplici a cui ne è stato concesso solo uno..- abbasso lo sguardo e lui mi porta la mano guantata tra le spalle, tornando ad essere l'uomo calmo, tranquillo e posato che conosco -..mi dispiace, so che vorresti prepararli al meglio, ma io ho bisogno che voi andiate là. Per il nostro popolo, ho bisogno che tu torni con le notizie che mi servono.- alla parola 'nostro' annuisco, senza la minima esitazione. Conosco la furia distruttiva dei Sirase e non voglio che la storia si ripeta. La leggenda di Alita Kan è sicuramente una delle più belle della nostra tradizione, ma io ho visto morire troppe persone in questi anni, anche solo per credere che il dragone bianco possa esistere. Ed ammesso che gli dei abbiano davvero concesso la grazia la prima volta, non credo che sarebbero nuovamente clementi nei nostri confronti -Posso contare su di te?>> il mio assenso arriva senza esitazione, nel secco gesto militare che ci hanno insegnato.

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora