Capitolo 25 parte 2

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Althea pov's

L'equilibrio. Trovare equilibrio in un gruppo è difficile. Ognuno deve essere consapevole del proprio posto e dell'incarico da svolgere. Ci deve essere sintonia tra i componenti, stima reciproca e sincerità.

Fino a questa mattina pensavo che non saremmo mai stati un gruppo vero, partendo dal fatto che io stessa pecco di poca sincerità, per arrivare al fatto che Kane mi odiava e che io rappresentavo una spaccatura a metà nel gruppo, da un lato si schieravano i miei amici, dall'altro Kane e Tolin. Dopo quello che è successo sulla parete rocciosa però, tutto è cambiato.
Kane mi ha ringraziata per l'aiuto ed ha mosso il primo passo per ripartire da capo ed aprire una sorta di conversazione. Tolin si continua a mantenere neutrale, anche se stamattina mi ha sorriso un paio di volte.

Cerco di concentrarmi sul paesaggio, rendendomi conto, tristemente che tutto è cambiato, nel giro di un secondo, la terra è umida, ma non c'è nemmeno un filo d'erba, gli alberi sono spogli e sembrano soffrire la sete. Tutta la natura intorno sta gridando che c'è qualcosa che non va. È strano, decisamente strano. Un posto come questo, praticamente dimenticato da tutti, dovrebbe brulicare di vita. Piccoli animaletti, insetti, questa è terra di nessuno.
Cerco di ricordare quelle rare immagini delle piantine di mio padre. Capitava con minima frequenza che si mettesse a studiare i percorsi a casa, davanti a noi ed in questo momento vorrei che lo avesse fatto più spesso.
Mi avvicino a Caleb, in una di quelle piantine si vedeva un villaggio che oggi non abbiamo incontrato lungo il percorso.

<<Generale?- lui annuisce, indicandomi di proseguire -Non credo che sia sicuro qui...>> lui aggrotta le sopracciglia scure.

<<Cosa te lo fa pensare?>> mi chiede Clark divertito che ha ascoltato le mie perplessità. Li fermo e mi abbasso tirandomeli dietro, fortunatamente i riflessi dei miei compagni sono buoni quanto i miei.

<<Giù..>> dico agli altri ragazzi. Uno schiocco silente, un fischio assordante, una possibile tragedia. Quattro frecce si piantano nel terreno dietro di noi.

<<Dove sono secondo te?>> mi chiede Caleb, serio, mentre Clark è ancora scioccato dalla mia rapidità.

<<Dall'inclinazione delle frecce sono a non più di venti metri, sulle alture qui intorno.>>

<<Saliamo sugli alberi e prepariamo una controffensiva.>> propone Clark ed io scuoto la testa in maniera decisa.

<<La terra è bagnata ma non c'è un filo d'erba, non sentite questo senso di nausea crescente?- loro annuiscono -Hanno buttato sale su tutto il terreno. Qui vicino, fino a una decina d'anni fa c'era un villaggio...è tipico dei Ramiz, buttare il sale nelle vicinanze, così da distruggere le risorse idriche di un luogo.>> specifico, lo so bene, molto bene. Caleb non aggiunge altro.

<<Se salissimo su quegli alberi precipiteremmo subito a terra, non riuscirebbero a sostenere il nostro peso...Clark, tu rimani con Tolin e Dan, difendete le provviste nel caso fossero solo banditi. Io vado con Li, Kane ed Al.- mi volto verso Caleb, decisamente sorpresa che abbia scelto me -..Conosci bene il luogo, mi sarai più utile degli altri due...andiamo.>> annuisco e lo seguo, Li si è velocizzato per mettersi di fianco a me. Kane chiude la fila e Caleb la apre. Stiamo strisciando sotto ad una sporgenza, così da essere il più riparati possibile.
Li mi tocca la caviglia ed io scuoto la testa, non esiste, non utilizzerò le abilità da incantamenti qui, in un luogo che non conosco.
Riesco a percepire la loro presenza, sono poco più avanti, nascosti. Hanno troppa paura per tentare lo scontro diretto.

<<Perché non si fanno vedere?>> sussurra Kane, mentre io stringo la mascella. Le mani strisciano dolorosamente sul suolo sabbioso, arido e secco. Sento dei passi, qualcuno sta scendendo.

<<Qualcuno sta scendendo...- dico in un sussurro -...è qua sopra.>> Caleb annuisce, mentre io incocco la freccia nell'arco.

<<Sei sicuro di quello che fai?>> mi chiede con riluttanza, mi ha afferrato il braccio per evitare che io possa proseguire nella manovra. Guardo quella mano e deglutisco appena.

<<Ti fidi di me?>> si morde il labbro carnoso e mi guarda ancora titubante, mentre io aspetto speranzosa, abbiamo una manciata di secondi.

<<Sei il mio uomo migliore.>> mi lascia il polso ed io sorrido mentalmente, chissà come la prenderà quando saprà che il suo "uomo migliore" è in realtà una donna?

<<Appena vi farò il segnale, uscite da qui...e state pronti, dovrebbero essere almeno cinque.>> esco dal nostro nascondiglio silenziosamente, mi volto di scatto ed abbatto il primo Ramiz pochi metri sopra di noi. Mi basta una freccia per annientarlo.
In meno di un secondo mi trovo circondata, sono in tre, tutti vestiti allo stesso modo, con lo stemma dell'aquila sul cuore, Ramiz. Gli altri escono dal nascondiglio ed iniziamo il combattimento. Sfruttando ovviamente l'effetto sorpresa.
Uno contro uno. I muscoli si tendono e si muovono in automatismi. Inizio a capire perché Caleb insisteva tanto sui combattimenti corpo a corpo, se ti muovi automaticamente la mente è pronta a qualunque cambio di programma.
Lama contro lama, acciaio contro acciaio. Mi manca il mio arco, le armi a distanza sono sempre state le mie preferite, penso.

L'uomo davanti a me è grande, possente ed ha diversa esperienza più di me. Mi sta per buttare giù, quando sfrutto l'unica arma che mi viene in mente. Cerco di reprimere il mio animale, mi abbasso alla svelta e lo trafiggo con la spada.

Prima di poter realizzare mi rendo conto che qualcosa non torna, le mie mani ancora sporche di sangue. I Ramiz si spostano sempre e solo in gruppi dispari, il minimo è cinque.
Mi volto di scatto alla ricerca del quinto elemento, i miei compagni stanno uscendo vincitori dai loro scontri, quando vedo un luccichio, la punta di una freccia. Guardo a terra, Caleb si sta alzando dal corpo di un Ramiz, la freccia è diretta a lui.

La mia mente si spegne, non c'è più nulla di razionale ad abitarla. Non esiste Al, non c'è Alec, non ci sono nemmeno tutti i sacrifici di questi mesi.

I muscoli delle gambe scattano da soli su quel terreno arido e ferito nel profondo. Sento una corda che mi tira, mi posiziono davanti a lui e la freccia si pianta precisa sul mio addome, risparmiando la testa del generale.

Un dolore penetrante e lungo, mi scuote ogni cellula del corpo. Caleb mi prende al volo e si rende conto della gravità della situazione in un secondo momento.
Non riesco a parlare, ancora scioccata da quello che ho appena fatto, ho messo a repentaglio tutto. 'Trova Alec...Li, trova Alec' urlo nella mia testa, il mio amico di fianco a me scuote il capo in risposta, smarrito quanto me.
<<Scusa...>> mormoro verso Caleb che continua ad urlarmi frasi incomprensibili. Provo a spiegargli quello che sono, ma le parole escono dalle mie labbra talmente deboli che non riesco ad udirle nemmeno io.
Il dolore si amplifica, un uragano nella mia testa. Sento il sangue scorrere, l'energia vitale uscire dalla ferita aperta.
Un secondo cambia la vita, un secondo ti fa finire vis a vis con la morte, ed io il mio secondo l'ho già sfruttato, il mio vis a vis l'ho già vissuto...diverse volte.

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora