Capitolo 43

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Althea pov's

Menta e cannella. Un accostamento che non consiglierei nemmeno al mio peggior nemico. Un odore pungente, forte e quasi acre, mi colpisce le narici.

Il sogno che ho appena fatto era assolutamente assurdo, ma la situazione che mi si palesa davanti quando apro gli occhi è ancor più surreale.

Caleb, questo spiega l'odore di cannella, è di fianco a me e cinge le mani di una signora anziana, dai lunghi capelli bianchi, la corporatura esile ma muscolosa ed il viso segnato inesorabile da qualche ruga.

La donna, molto probabilmente l'anziana di questo villaggio, si volta verso di me di scatto e mi sorride rincuorante, un sorriso che sa di estate, di caldo, di miele, di risate con gli amici. Quel sorriso che ti vuole solo dire 'andrà tutto bene, bentornata a casa.'.

Caleb segue lo sguardo della donna e schiude le labbra, completamente incredulo del fatto che io mi sia svegliata. Ma che diamine è successo?

<<Sei qui!>> Caleb, il generale di un metro e novanta, che peserà almeno il doppio di me, mi si butta addosso, ed io mi trovo schiacciata sotto di lui, che non è esattamente la definizione di un peso piuma.

<<Perché? Dove sarei potuta andare?>> lo osservo, continuando a non capire la sua affermazione, è ovvio che sia qui. Torna a sedere, mentre i suoi occhi chiari corrono su di me per assicurarsi che sia tutta intera.

<<Sei svenuta, Althea. Dopo che sei uscita dalla mente di Dan, sei collassata.- stavolta sono io ad essere rimasta senza parole. Perché non mi ricordo niente? -Se non fosse stato per lei, sarei uscito di testa...avevo anche pensato che il potere dell'ergasia si fosse spostato da Dan a te.>> mi volto vero la donna che continua a sorridermi, mentre io metto a fuoco quel volto e qualcosa dentro di me si smuove.

<<Posso parlare con lei?- chiedo verso Caleb -Da sola.>> lui annuisce immediatamente, un po' dispiaciuto che io non mi sia buttata tra le sue braccia.

<<Possiamo farlo più tardi.- aggiunge lei -Forse è meglio se ti riposi e se stai con lui, era molto preoccupato per te.>> mi metto a sedere.

<<No...è giusto così- interviene Caleb -Partiamo tra mezz'ora io sveglio gli altri e li informo che stai bene.>> gli sorrido ed annuisco.

<<Ci vediamo dopo Caleb.- lui si alza e chiude la tenda alle sue spalle. Aspetto di non sentire più l'odore di cannella e mi volto verso la donna -..Ciao Kira.>> lei mi sorride e prova ad accarezzarmi il viso di nuovo, ma io mi ritraggo.

<<Ti ho aspettata per molto tempo Aletheia, sapevo che saresti tornata...sapevo che la voce dentro di te non sarebbe stata zittita dalla società e dalla crudeltà là fuori.>> schiudo le labbra ed un sospiro lascia i miei polmoni senza che nemmeno me ne renda conto. Persino respirare mi risulta difficile, mentre l'aria si mescola con la rabbia bruciante che risale l'esofago, fino alla bocca e qui diventa fiamma viva.

<<Non chiamarmi Aletheia...tu parli di crudeltà, di società, di quello che fanno là fuori e ti senti apposto con la coscienza dopo quello che hai fatto?>> lei cinge le mani di fronte a sé.

<<Non ho fatto niente, gli Dei hanno già scritto tutto su di noi..>> continua con le sue solite frasi, con quello che è scritto da secoli nei libri sacri. Parole che mi fanno esplodere.

<<Balle...queste sono le stronzate che ti racconti per sentirti meglio...potrai anche fare la santona, anche essere diventata l'anziana, ma io so che persona sei e cosa hai fatto.>> lei prova a mettere una mano sulla mia spalla, ma mi allontano, quasi scottata da quella misera ricerca di contatto.

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora