Capitolo 36

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Caleb pov's

Inizio a prendere coscienza del perché le incantamenti siano così ricercate, la risposta più plausibile che mi ero dato risiedeva nel fatto che entrino nella mente delle persone, di conseguenza hanno accesso a tutto ciò che vogliono, i segreti più intimi, le ambizioni, i punti deboli.

Nella grande guerra ne avevano trovate cinque ed erano state in grado di estorcere confessioni assurde, che nemmeno sotto tortura erano riusciti ad estrapolare.

Ora, invece, mentre questa creatura prende forma davanti ai miei occhi, inizio a capire che le cercano come il pane perché sono delle vere e proprie macchine da guerra. A qualche passo da me non c'è più la ragazza dai capelli scuri, ma una volpe nera avvolta da un velo di nebbia scura tendente al bluastro.

Gli occhi di quell'animale sono puntati su di me, il solito ceruleo è stato sostituito da un lilla acceso, le orecchie sono appuntite ed il muso punta verso di me, aspettando una mia reazione.

'Non ti avvicinare..- mi dice appena muovo un passo, noto i suoi muscoli tendersi sotto la pelliccia -...è da tanto che non ho intorno qualcuno quando lo faccio e non so come reagirei.- annuisco. -Ti faccio...paura?' chiede esitante.

'No...anzi, tante cose iniziano ad avere un senso...era a questo che ti riferivi quando parlavi di Alita Kan?' da parte sua arriva un segnale di assenso, noto che sul fianco c'è qualcosa di strano, sembra..

'È una cicatrice di un'ustione...- dice lei -...devi seriamente imparare a tenere i muri alti...' ruoto gli occhi al cielo, mentre lei mi sorride.

'Con cosa ti sei scottata?' chiedo, sperando con tutto me stesso che non sia andata come penso, perché quel segno io l'ho già visto.

'Le incantamenti vengono marchiate a fuoco con il giglio bottonato, il simbolo del nostro impero, così non potremmo mai dimenticarci a chi apparteniamo.' un brivido mi attraversa la spina dorsale, io per primo sono stato marchiato a fuoco sul braccio, ed ho giurato, prima che lo facessero, che non mi sarei opposto al potere dei Sirase ed avrei rispettato la fratellanza della congrega ad ogni costo.

<<Avevo undici anni quando le Alte lo hanno fatto...- si è ritrasformata e quegli occhi accesi mi guardano lentamente, indugiando appena sul mio viso. -...Non sembri turbato..>> osserva, decisamente sollevata dalla cosa.

Mi siedo sul prato e lei mi segue in questo gesto, sentirla aprirsi lungo il legame mi ha fatto capire quanto sia stato un idiota ad insistere.

<<Anche i Sirase sono marchiati...- le confesso, per poi ricordarmi che lo sa benissimo, suo padre era uno di noi -Avevo sei anni quando mi hanno trovato per strada, non avevo nessuno e l'unico modo per sopravvivere era entrare in qualcosa più grande di me.>>

<<Chi ti ha reclutato?>> chiede, con più freddezza di quanto mi aspettassi.

<<La chiamavamo madre Sarin, ci obbligava a chiamarla madre...ma questa è un'altra storia, vorrei raccontarti di quando ho prestato giuramento.>> le schiude le labbra e deglutisce a fatica.

<<Caleb...>>

<<Voglio farlo.- la rassicuro sorridendole -Quello che non tutti sanno è che i giuramenti nei Sirase, sono due. Il secondo si fa alla fine del percorso, quando sei convinto di entrare e per questo ti tatuano le ali sulla schiena.- accarezzo il drago sull'avambraccio, disegnando il contorno con l'indice -Questo però, il drago, viene impresso a fuoco quando entri...mi ricordo che ero terrorizzato e che pensavo stupidamente che non avrei vissuto niente di peggio.- sospiro -Invece mi sbagliavo di grosso...ho rivissuto quel dolore ogni notte, come un incubo, e ci sono volte in cui mi sveglio e mi sembra di sentirlo ancora sulla pelle. Mi muovevo talmente tanto che Sarin mi ha dato uno schiaffo in pieno viso, dicendomi 'I veri Sirase non hanno paura.'- abbasso lo sguardo e mi sembra di sentire ancora le sue dita sulla pelle, i lividi violacei che mi aveva lasciato, e i segni per sempre impressi nella mia memoria -Io ho pensato che avesse ragione, da quel giorno ho abbassato la testa ad ogni rimprovero, ho lavorato, sudato e studiato, non avevo amici. Fatta eccezione per Clark, ai tempi però avevamo un rapporto di scambio, non eravamo davvero amici.>> lei mi accarezza la schiena, sembra un contatto talmente naturale, da essere appropriato alla situazione.

<<Eri un bambino..>> aggiunge lei, mentre io cerco disperatamente qualcosa a cui aggrapparmi per cambiare argomento.

<<Non hai le ali.- la mia è più una constatazione che una domanda -Pensavo che le incantamenti avessero tutte le ali.>>

<<Non ho mai imparato ad evocarle..- dice guardando dietro di sé, mentre io sono sollevato da questo cambiamento repentino nella conversazione -mio padre diceva che il volo è rischioso, quindi lo usava di rado.- sono sorpreso dalle sue parole e lei mi guarda confusa -Non hai mai volato?>> chiede incredula.

<<Non ho mai conosciuto un Sirase in grado di farlo...pensavo fosse una leggenda.>> scuote la testa.

<<Mio padre mi ha fatta volare diverse volte e ti assicuro che sapeva farlo benissimo...lui diceva di esserci riuscito dopo aver incontrato mia madre.- annuisco -Forse il nostro nodo riuscirà anche con te.>> fa spallucce ed io sorrido.

<<Sarebbe fantastico...te l'immagini? Generale Osav, sia di terra che d'aria.>> si lascia andare ad una timida risata ed io la seguo, quella risata mi scalda il cuore e tutto il gelo che si era stanziato nelle mie vene lascia il posto al suo calore.

Più di una volta mi ha detto che lei è l'ombra, il buio, per me invece è stata, è e sarà sempre il fuoco e la luce per uscire dalle tenebre.

Spero solo di riuscire finalmente a dimostrarglielo.

Spazio autrice:

Salve bella gente,

come va? Piaciuto il capitolo?

Diciamo che abbiamo iniziato a capire perché le incantamenti non godano di questa grande fama.

Caleb sarà sincero?

Ci vediamo al prossimo capitolo.

Un abbraccio,

Belle

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora