31. Damon

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La madre di Audrey non ha smesso di osservare me e sua figlia neanche un attimo e mi sento sotto esame. Durante la cena non abbiamo mai discusso, se non consideriamo il veloce battibecco su quale sia l'attore migliore.

Non ci siamo saltati alla gola e i nostri sguardi complici hanno fatto la loro parte. Il nostro rapporto è cambiato e prima o poi tutti se ne accorgeranno. Io sarei già pronto a dire a tutto il mondo che siamo una coppia, ma Audrey no.

Non stiamo nemmeno assieme. So che prima di fare questo passo, devo conquistarmi la sua fiducia. Per me è la cosa più importante di tutte. Dobbiamo passare sopra a due anni di discussioni. Siamo già sulla buona strada. Me lo sento fin dentro le ossa.

Dopo aver salutato i suoi genitori, Audrey e io torniamo a casa. In macchina le appoggio una mano nella coscia per attirare la sua attenzione. Un sorrisetto malizioso mi illumina il viso. <<Cosa?>>, sbotta.

Trattengo a stento una risata. <<Allora>>, comincio ma mi blocco subito solo per tenerla sulle spine.

Incrocia le braccia al petto. <<Dai, avanti chiedimi quello che devi>>, dice infastidita.

Mi mordo il labbro inferiore e cerco di restare serio il più a lungo possibile. A quanto pare tormentarla è il mio passatempo preferito anche ora che le cose fra di noi si sono fatte interessanti. <<Davvero non sai andare in bici?>>, chiedo ponendo fine alla sua sofferenza.

Arrossisce violentemente e nasconde il viso fra le mani. <<Speravo non l'avessi sentita quando mamma l'ha raccontato>>.

Tenendo lo sguardo sulla strada buia davanti a noi, le afferro i polsi e la costringo a smettere di nascondersi. <<Ehi, fragolina, non c'è niente di male a non saper fare qualcosa>>.

Sbuffa e mi guarda storto. <<Disse colui a cui viene tutto semplice>>, mi prende in giro.

Intreccio le nostre dita e stringo appena la presa. <<Non è sempre stato così>>, sussurro nel silenzio dell'auto. <<Da bambino ho avuto molti problemi. Ho smesso di parlare per almeno un anno dopo che i miei mi hanno preso con loro. Ero chiuso e timido. Avevo timore ad affezionarmi troppo per paura che la mia famiglia mi venisse strappata via. A scuola non conoscevo nessuno e venivo preso di mira dai ragazzini più grandi perché ero piccolo e magrissimo>>, racconto. È la prima volta che ne parlo seriamente con qualcuno.

Voglio solo farle capire che sotto tutta questa ironia sono ancora quel ragazzino magro come un chiodo e timido da morire.

La presa sulla mia mano si stringe. Sento i suoi occhi bruciarmi la pelle ovunque si posano. È qualcosa che non ho mai provato prima. <<Mi dispiace tanto Damon per quello che hai dovuto affrontare da piccolo>>, dice piano.

Alzo le spalle come se non mi importasse, ma sappiamo entrambi che è una bugia. <<Grazie>>, dico con la gola che è improvvisamente chiusa.

Accenna un sorrisino. <<Inizi a sapere tutti i miei segreti, Damon Baker>>, scherza alleggerendo la tensione.

Ridacchio. <<Prometto che non li racconterò a nessuno>>.

Assottiglia lo sguardo. Non mi crede per niente. <<Certo, come no>>.

Le tiro una ciocca di capelli come un bambino dispettoso. <<A patto che tu impari ad andare in bici entro la fine dell'anno>>.

Spalanca gli occhi. Se non sapessi che ama le sfide, penserei che sia terrorizzata. <<Non esiste>>, dice scuotendo la testa. <<Sai che ho paura>>.

<<Dai, fragolina, fallo per me>>, la supplico.

Guarda fuori dal finestrino. Non dice niente per un po', cercando di capire che cosa fare. <<Ok, ci posso provare ma non ti prometto niente>>, borbotta alla fine cedendo.

QUALCUNO COME TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora