65. Damon

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 Ho dormito quattro ore di fila ma ad un certo punto, nel cuore della notte, mi sono svegliato con una gran sete. I miei muscoli stanno urlando per i dolori. Sono già passati quattro giorni dal mio ritorno e ho dovuto fare delle sessioni serali extra per recuperare il tempo che ho perso a leccare le mie ferite.

I miei coinquilini, anche se esonerati, sono rimasti con me al campo ad aiutarmi. Non credevo, ma sono tornato quello di sempre. Agile, veloce e scattante. Il mio corpo si ricorda alla perfezione come si fa.

Scendo in cucina e mi verso da bere. È l'una e mezza e Audrey non è ancora rientrata dal Red. Sono due giorni che non riusciamo a vederci e mi manca da morire. Fra i miei allenamenti, le lezioni e lo studio, non siamo più riusciti a stare assieme.

In più non dormiamo assieme perché io mi sveglio all'alba, lei torna a notte fonda. I nostri ritmi non combaciano per niente. Però manca poco alla fine di questa agonia. Domani c'è la partita e poi per qualche giorno posso stare tranquillo.

La porta di casa si spalanca e Audrey fa il suo ingresso in cucina, quasi come sapesse di trovarmi qui, seduto sopra il bancone. Appena mi vede, corre verso di me e si getta fra le mie braccia ancora con il cappotto addosso. È gelata.

<<Sono così felice di vederti>>, dice nascondendo il viso contro il mio collo. La punta del suo nasino è fredda e mi provoca i brividi sulle braccia.

<<Mi sei mancata tanto>>, sussurro fra i suoi capelli. <<Mi sembra di non vederti da giorni>>.

Sospira. <<Anche a me>>.

<<Come stai?>>, chiedo appoggiando la fronte contro la sua.

<<Bene, tu?>>

Sorrido. <<A pezzi. Non mi sento più i muscoli>>, rispondo con una smorfia.

Si allontana un pochino per potermi guardare negli occhi. <<Ehi, Damon?>>.

<<Sì?>>.

Si mordicchia il labbro inferiore. <<Sei diventato allergico alla mia bocca?>>, chiede, trattenendo a stento una risata.

Aggrotto le sopracciglia. <<No, perché?>>.

Scoppia a ridere. <<Perché non mi hai ancora baciata>>.

Affondo una mano fra i suoi capelli e le inclino la testa nell'angolazione perfetta. <<Rimediamo subito, fragolina>>. Premo la bocca sulla sua, chiudo gli occhi e la sento ovunque. Le sue dita si chiudono sulla mia nuca e il suo corpo freddo entra in contrasto con il mio caldo. Faccio scorrere la mia lingua sul suo labbro inferiore, stuzzicandola un pochino, ma Audrey è impaziente e mi tira i capelli, chiedendo di più.

I suoi gesti sono sensuali e frenetici e mi va il sangue al cervello. È così bello. L'unica cosa che vorrei in questo momento è stenderla sopra questo bancone e perdermi in lei. Solo che non posso. Il coach ci ha severamente vietato qualsiasi attività fra le lenzuola fino a domani sera.

Ci baciamo a lungo, mai sazi l'uno dell'altro. <<Non vedo l'ora sia domani sera>>, dico fra un bacio e l'altro. Le mie mani sono finite sotto il suo maglioncino.

<<Mi manchi troppo, Damon>>.

Sorrido. <<Lo so. Da quando siamo tornati, siamo stati risucchiati da questo vortice>>.

<<Già>>, conferma. Appoggia la fronte contro la mia spalla. <<Sono esausta>>.

Con un balzo scendo dal bancone e mi ritrovo di fronte a lei. La afferro per le cosce e la sollevo dal pavimento. Si aggrappa a me come una scimmia e la porto al piano di sopra. <<Non era necessario, sai. Potevo camminare>>, dice divertita.

<<Ma così è più divertente>>, ed è proprio dove la vorrei senza tutti questi vestiti addosso. Apro la porta della sua camera con un calcio e la deposito al centro della stanza. <<Eccoci arrivati>>.

Il suo sguardo si fa triste. Sa che fra pochi minuti me ne andrò. Mi stampa un bacio sulla guancia. <<Ci vediamo domani?>>.

Annuisco. L'ultima cosa che vorrei è andarmene. <<Sì, fragolina. Domani sera>>. Le regalo l'ultimo bacio mozzafiato e con l'ultimo briciolo di volontà che mi resta, mi chiudo nella mia stanza.

Mi levo la maglietta e mi butto sul letto. Fisso il soffitto e il sonno non arriva. Mi sforzo di chiudere gli occhi, di pensare a qualcosa di bello, come Audrey. Mi rilasso e mi giro su un fianco. Dai, Damon, su forza dormi.

Poco dopo la porta della mia stanza si apre e Audrey entra in punta di piedi. Si distende sul letto e si gira a guardarmi. <<So che non dovrei essere qui...>>, ma la zittisco con l'indice. <<No, Audrey. Stavo per venire io da te>>.

Sorride, sollevata. <<Possiamo sempre dormire lontani, così non ti vengono strane idee>>, propone.

Mi imbroncio. <<Col cazzo>>. La tiro contro di me e la inglobo nel mio abbraccio anche con le gambe. Sì, sono molto possessivo quando si tratta di lei. Ride contro il mio petto per il mio slancio. <<Ehi, fragolina?>>

<<Sì, Damon?>>.

<<Non abbiamo mai parlato del futuro>>, dico di punto in bianco.

<<Futuro?>>, chiede perplessa.

Annuisco contro la sua testa nascosta sotto il mio mento. <<Sì, futuro. Fra qualche mese ci sarà il draft per la NFL. Potrebbero mandarmi in qualsiasi posto a partire dall'estate. La tua famiglia è tutta qui e dopo la laurea so che vorrai fare la specializzazione in biologia per concentrarti nel trovare cure super speciali. Io potrei essere spedito in California o in Florida o dove capita. Che cosa faremo?>>.

Mi accarezza la schiena. <<Semplice. Io vengo con te>>.

Il mio cuore salta un battito. <<Non posso chiederti di lasciare tutto per me>>.

Mi guarda negli occhi, nonostante la stanza sia praticamente al buio. <<Invece dovresti. Non lo capisci? Mi basti tu e niente altro per essere felice. Se tu non ci sei, se sei lontano, io sto solo male. Voglio esserci per te sempre, non vivere una relazione in videochiamata>>.

Mi si stringe la gola per queste parole. Come posso non amarla? È perfetta per me. <<Quindi faresti i bagagli senza pensarci?>>.

Annuisce più volte. <<Dimmi dove e quando e mi farò trovare pronta>>.

<<Dio se ti amo!>>, e poi la bacio perché cos'altro posso dire? Audrey è tutta la mia fottuta vita.  

QUALCUNO COME TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora