47. Damon

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Lasciamo i bagagli all'hotel che ha prenotato l'università e usciamo subito dopo per raggiungere lo stadio dove giocheremo più tardi. È in programma una seduta pre-partita in cui i coach ci mostreranno di nuovo i video che abbiamo studiato in settimana e dove ripasseremo gli schemi che useranno i miei compagni.

È la prima volta dai tempi del liceo che non presto troppa attenzione a quello che dicono i coach. Lo so, è un atteggiamento del cazzo visto che sono comunque il capitano, ma il mio cuore soffre all'idea di non giocare. Mi fa sentire strano. Forse perfino vuoto.

Mi estraneo dalla conversazione e torno con la testa a questa mattina, nella stanza di Audrey. Merda. Ho spifferato i miei sentimenti con un pessimo tempismo. Ho detto "ti amo" per poi scappare via come un codardo.

Sono passate quattro ore da quando ho lasciato la stanza di Audrey, ma sono rimasto lì. Con la testa e con il cuore. Ed è lì che vorrei tornare.

Un forte trambusto mi riporta alla realtà. Dave, il mio sostituto, scatta in piedi, si porta una mano alla bocca per nascondere un conato di vomito. Non ho mai visto una persona quasi verde in faccia e mi spavento. Scappa via prima di riversare la colazione nella sala conferenza della squadra avversaria.

<<Che gli succede?>>, domando a nessuno in particolare. Matt alza le spalle. Non ne ha idea.

Mi alzo in piedi e raggiungo Dave. Si è chiuso nel bagno e sta riversando probabilmente una settimana di pasti nella tazza del water. Busso e trattengo una smorfia. <<Ehi, tutto bene?>>.

Mi arriva all'orecchio un gemito. <<Damon, mi sa che ho preso un'intossicazione alimentare. Una di quelle brutte>>, borbotta senza fiato.

Cazzo. <<Vado a cercarti il dottore. Non ti muovere>>.

<<Non ci penso nemmeno>>.

Scappo via e vado a cercare il medico della squadra. È nell'infermeria dove sta disponendo i suoi strumenti per i controlli di routine pre e post partita. <<Ehi, Dave sta male. Ha bisogno di aiuto>>.

Mi segue senza fare domande. Resto in attesa mentre il dottore visita Dave. È ridotto uno straccio e mi fa sentire male solo a guardarlo. Povero, mi fa quasi pena. Questa doveva essere la sua prima partita da titolare e a quanto pare, non si regge in piedi.

Il medico mi guarda. <<Deve essere portato in ospedale. È in queste condizioni da ieri sera e ha bisogno di cure>>.

Impreco e tiro una manata contro la porta. Questo significa solo una cosa. La mia squadra affronterà questa partita senza un ricevitore. Siamo spacciati. Porto la brutta notizia ai coach e mi osservano a lungo. Impotenti.

<<Porca puttana!>>, esplode il coach Gavin. I miei compagni girano la testa nella nostra direzione. <<Cosa cazzo mi invento ora?>>. I coach si guardano e restano in silenzio. Non lo sanno.

Lo osservo e mi indico. <<Ci sono sempre io>>, dico. Lo so, sono un folle ma sto bene. Benissimo cazzo. Oggi mi sono svegliato bello carico e pieno di energie. Sarà merito di Audrey o dei miei sentimenti per lei che mi fanno sentire potente, ma sento che sono pronto a tornare.

'Fanculo quello che dicono i medici. La mia squadra ha bisogno di me.

Gavin mi punta un dito contro. <<Scordatelo, Damon! Ci servirai per i play off. Non ti metto in pericolo per una partita che ci serve solo per accumulare punti>>.

Metto il broncio. <<Ma coach>>, faccio per protestare. Mi zittisce con un'occhiataccia. Abbasso il capo, sconfitto e torno al mio posto incazzato.

QUALCUNO COME TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora