56. Audrey

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Alla fine non rientro a cena con i genitori di Damon e mi faccio portare qualcosa dal servizio in camera. Scrivo un breve messaggio a Jules, dicendole che sono stanca per il viaggio e che preferisco riposarmi. Se sospetta che è successo qualcosa fra me e il figlio, non dice niente.

Apprezzo davvero Jules. È una madre fantastica e una donna straordinaria. Ha un cuore enorme. La conosco molto poco e spero di avere l'opportunità di passare del tempo con lei mentre sarò qui.

Già, non ho intenzione di ascoltare Damon. Per niente.

Mi butto sul letto con ancora addosso il vestito che avevo scelto per la cena e sento tutte le energie abbandonare il mio corpo. Non dormo da più di trentasei ore e non faccio una notte di sonno intera da prima che Damon partisse per la trasferta.

Sono esausta e a pezzi. Credo che sia arrivata l'ora di lasciarmi andare. Damon è qui, fisicamente sta bene e anche se non vuole parlare con me, so che non scapperà di nuovo. Chiudo gli occhi e mi addormento in poco tempo.

Dei rumori mi svegliano qualche ora dopo. Guardo l'ora nel telefono: le tre di notte. Bussano alla mia porta insistentemente. Allora è questo ciò che mi ha svegliata.

<<Audrey, so che ci sei>>. Merda, Damon.

Mi alzo di scatto e vado ad aprire. Damon, che evidentemente era appoggiato con la testa contro il legno, cade di faccia sul pavimento appena apro la porta. Scoppia a ridere e si volta a metà per guardarmi. <<Che entrata in scena>>, biascica. È decisamente ubriaco.

Incrocio le braccia al petto. <<Hai bevuto>>. Non è da lui. C'è davvero qualcosa che lo sta logorando dentro.

Ridacchia. <<Forse un pò>>.

Scuoto la testa. <<Hai sbagliato stanza? Sei così fuori che non ti ricordi dove dormi?>>, chiedo, acida.

Si gira a pancia in su e mi osserva da terra. Allunga una mano e mi afferra una caviglia con le sue dita calde. <<Sono nel posto giusto. Questa è la tua stanza>>.

Il mio stupido cuore traditore salta un battito. <<Già>>.

Mi sorride e gli spunta pure la fossetta che adoro. <<Non fare quel broncio, fragolina. Sei bellissima ma ti preferisco quando mi sorridi>>.

Mi mordo il labbro inferiore per non ridere. Questa versione di Damon scherzosa non è la stessa di qualche ora prima. Tutta l'ostilità è sparita con l'alcool. <<Non mi hai dato molti motivi per sorridere di recente>>.

Nasconde i suoi bellissimi occhi verdi sotto il braccio. <<Lo so>>, sussurra.

Gli allungo una mano. <<Forza ti aiuto ad alzarti. Sei ridicolo disteso lì per terra>>. La prende nella sua e anziché tirarsi su, mi tira giù con lui. Finisco anche io distesa per terra accanto a lui.

Mi intrappola contro il suo fianco e con un piede chiude la porta della stanza. <<Molto meglio>>, sussurra contro i miei capelli.

So che non dovrei, ma è la prima volta che mi abbraccia da una settimana e non ho voglia di alzarmi. La sua vicinanza sistema un pezzo del mio cuore ammaccato. <<Cosa ci fai qui?>>, chiedo.

Mi accarezza i capelli. <<Volevo vederti>>.

Trattengo il fiato. <<Non la pensavi così ore fa>>.

Borbotta qualcosa di incomprensibile. <<No, e non la penserò così nemmeno domani quando tornerò lucido. Però sono qui, adesso. Perché voglio te, con me>>.

QUALCUNO COME TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora