<<Sta bene, Micha. Domani lo dimettono>>, dico a mio fratello. Sono nella mia stanza d'albergo e sono riuscita solo a farmi una doccia, prima che il mio telefono suonasse impazzito.
Hanno chiamato tutti. A casa sono preoccupati per Damon e li uccide non essere qui per lui, specie i miei coinquilini. Dicono che gli manca perfino trovare i peli della sua barba nel lavandino la mattina e questo significa tutto.
Micah sospira. <<Meno male, cazzo. Quel deficiente mi ha fatto prendere un colpo>>.
Alzo gli occhi al soffitto. <<Hai finito di imprecare?>>. Sono esausta. Mi lancio indietro nel letto e chiudo gli occhi. Assomiglio vagamente ad uno zombie spaventoso.
Ridacchia. <<No>>. Resta zitto un po'. <<Tu come te la passi? In mezzo a tutto questo casino non te l'ho ancora chiesto. L'ultima volta che ti ho vista eri davvero spaventata e fuori di te>>.
<<Ci tengo a Damon>>.
<<L'ho sempre saputo, Dee. Quando renderete la cosa ufficiale?>>, mi stuzzicò. Giuro che se fosse qui, l'avrei preso a schiaffi come facevamo da piccoli.
<<Non sono affari tuoi>>.
Borbotta qualcosa di incomprensibile. <<Ora devo andare. I ragazzi rompono per avere notizie. Ci vediamo domani. Prenditi cura anche di te oltre che del nostro ragazzo>>. Riaggancia senza che io possa dire niente. Stronzo. Sa come infastidirmi anche a chilometri di distanza.
Mi rimetto i vestiti di prima che sono gli unici che ho con me. Quando sono venuta a vedere la partita di Damon, contavo di ritornare a casa quella sera stessa. Non ero decisamente pronta a passare tre notti fuori.
Il papà di Damon aveva procurato del cibo per tutti ed erano stati così gentili da farmi commuovere. Quell'uomo aveva davvero un cuore grande. Avevo grande stima per lui, per tutto quello che aveva fatto per Damon. Lo aveva salvato.
Sono le nove di sera ed io dovrei essere così stanca da crollare e dormire per giorni interi, invece il sonno non arriva. Odio l'idea di aver lasciato Damon. Sono preoccupata per lui e l'idea di non essere presente mi sta uccidendo.
Questi sono stati i due giorni peggiori della mia vita. Vedere il grande e grosso fastidioso Damon immobile su quel letto con tutti quei monitor a cui è collegato, è stato devastante. Mi sono sentita impotente. Lui era incosciente, perso chissà dove ed io mi sono limitata a stare lì, a vegliarlo. O parlare. O sperare. O pregare.
Mi è mancato tutto di lui e mai avrei pensato di dirlo, ma perfino quando mi chiama fragolina o mi prende in giro per qualunque cosa. Ed ora che è sveglio non posso stare con lui. Convincermi che è fuori pericolo.
Qualcuno bussa alla porta e mi costringo ad aprire. Mi ritrovo davanti la madre di Damon: Jules. È una donna meravigliosa, segnata dall'età ma ancora bellissima. Se non lo sapessi, penserei che Damon sia figlio suo. Hanno quasi la stessa sfumatura di occhi e la pelle perennemente abbronzata.
Mi sorride. <<Posso?>>, chiede. Mi faccio da parte e la lascio entrare. <<Ho portato una cioccolata calda>>, dice mostrando due cartoni da asporto. <<Pensavo potessimo fare due parole>>.
Prendo uno dei due cartoni. <<Certo e grazie per la cioccolata!>>. È un pensiero davvero carino.
Ci sediamo nel letto, visto che non c'è altro in questa stanza. <<Damon ha parlato di te prima dell'inizio di questa partita. Voleva presentarti a noi e mi dispiace che siano queste le circostanze>>.
<<Dispiace anche a me>>, dico bevendo un sorso di quella meraviglia bollente. <<Spero abbia detto qualcosa di carino di me. Non abbiamo dei buoni trascorsi>>.
Ridacchia. <<Mio figlio sa essere un vero rompipalle. Non mi stupisce quello che stai dicendo. Cosa ha combinato?>>.
Da dove iniziare? <<Beh diciamo che da quando ci siamo conosciuti, più di due anni fa, non siamo mai andati d'accordo. Discutevamo di tutto, anche le cose più stupide. Ok, forse questa cosa non è cambiata>>, mi correggo facendola ridere. <<Non mi piaceva nemmeno il soprannome che mi aveva dato>>.
<<Fragolina, giusto? Ti ha sempre chiamata così. È da un po' che ti nomina. Non solo da quando ti sei trasferita nella sua casa>>.
Mi blocco con il cartone a mezz'aria. <<Non... non lo sapevo>>. Ok, forse potevo immaginarlo. Anche io parlavo di lui con Summer. Più che altro mi lamentavo di lui.
<<Damon è un ragazzo complicato>>. Per usare un eufemismo. <<Ha sofferto tanto quando era piccolo e spesso si chiude con le persone per non lasciarle entrare. Ha solo paura che fidandosi, queste se ne vadano>>.
Annuisco, comprensiva. <<Mi ha raccontato del suo passato>>.
Jules non se lo aspettava. Spalanca gli occhi, sorpresa. <<Davvero?>>. Confermo con la testa. <<Allora sei davvero importante per lui>>.
Il battito del mio cuore accelera. <<Anche lui per me>>, sussurro.
Appoggia una mano calda sopra le mie chiuse attorno alla cioccolata. <<Sono felice che abbia scelto una ragazza dolce come te. Vedo quanto gli fai bene. Lo fai sentire vivo e amato. Ha bisogno di questo. Se lo merita>>, dice al culmine delle lacrime.
Amato. Quella parola mi fa una paura del diavolo.
Si alza in piedi. <<Ti lascio riposare. Domani sarà una lunga giornata>>.
Se ne va, lasciandomi a pensare alle sue parole. Una voragine si scava dentro di me. Sento un groppo in gola e il bisogno di vedere Damon.
Gli scrivo un breve messaggio. Gli ho lasciato il suo telefono sul comodino accanto al letto.
AUDREY: SEI SVEGLIO?
Non ricevo nessuna risposta per un po'. Sto quasi per gettare la spugna, quando il mio telefono trilla.
DAMON: Sì. TUTTO BENE?
AUDREY: NON LO SO. MI MANCHI.
DAMON: VIENI QUI. LO FAREI IO MA...
Non me lo faccio ripetere due volte. Mi infilo le scarpe, spengo la luce e chiudo la porta alle mie spalle. Praticamente corro fino all'ospedale e mi precipito da lui. Lo trovo sveglio e tutti quei fili a cui era collegato, sono spariti. Devono averglieli tolti mentre non c'ero.
Solleva le coperte e spalanca le braccia. Non aspetto neanche un secondo. Mi levo le scarpe e mi fiondo fra le sue braccia. Mi stringe e mi sento subito a casa. Tutte quelle brutte sensazioni spariscono mentre mi perdo nel suo calore.
<<Come va adesso?>>, chiede affondando il viso contro il mio collo.
Sospiro. <<Adesso bene e tu? Come stai?>>
Mi stampa un bacio in fronte. <<Adesso bene. Benissimo>>. Sto quasi per scivolare nel sonno, quando mi chiama. <<Fragolina?>>
<<Mm-mm>>.
Affonda una mano sulla mia schiena premendomi contro di lui. <<Mi sei mancata anche tu>>.
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QUALCUNO COME TE
RomanceAudrey si trova improvvisamente senza un posto dove stare per l'ultimo anno di college e caso vuole che nella tana degli scapoli d'oro della Cornell ci sia una stanza vuota. Suo fratello apre le porte della sua casa che condivide con i suoi compagni...