34. Damon

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Sono le due del mattino e sto morendo di sonno, ma non ho intenzione di addormentarmi fino a quando non avrò parlato con Audrey. Sto fissando il soffitto della sua stanza e combattendo il sonno. Posso farcela. Non crollerò.

Una mano mi scuote la spalla. <<Damon>>, mi chiama la voce di Audrey.

Mi sveglio di soprassalto e scatto a sedere. Guardo l'ora nel suo orologio digitale appoggiato sul comodino. <<Cazzo>>, borbotto. <<Non volevo addormentarmi. Ti ho aspettata sveglia fino a venti minuti fa>>.

Sorride appena. <<Domani hai una partita importante. Non avresti dovuto proprio aspettarmi>>, mi rimprovera.

<<Non volevo dormire prima di scusarmi con te per essere stato un enorme cretino>>, dico facendo la mia miglior espressione da cucciolo. Spero funzioni. Non voglio aver rovinato tutto con lei. È troppo importante per me.

Incrocia le braccia al petto. <<Sì, sei stato un enorme cretino>>. Ok, non renderà le cose semplici la mia piccola combattente.

Mi metto a sedere e le afferro le mani, sciogliendo la sua resistenza. La fisso negli occhi e non le nascondo niente. <<Mi dispiace fragolina>>. Sono davvero sincero.

<<Mi dici che cosa ti è preso?>>, chiede sospirando.

Annuisco. <<Certo ma puoi venire qui? Sei troppo lontana>>, dico con un sorrisetto.

Alza gli occhi al soffitto. <<Spostati, satana>>.

Ridacchio e mi metto in un angolo del suo letto. Si sdraia accanto a me e ci giriamo su un fianco, faccia a faccia. Alzo una mano e le sistemo un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Socchiude gli occhi e si spinge contro di me. <<Sto aspettando>>, dice divertita.

Mi ero perso in lei. <<Prima di cominciare, ti ho portato una cosa>>.

Riapre gli occhi, curiosa. <<Cosa?>>, chiede ora sveglissima.

Allungo un braccio dietro di me e afferro il barattolo del suo gelato preferito con due cucchiai. So che quando finisce un turno pesante come questo, le viene sempre voglia di dolce. Glielo metto fra le mani. Non riesce nascondere un sorrisetto. <<Ora sei perdonato>>, dice mettendosi seduta.

Ridacchio. <<Sapevo che il gelato avrebbe fatto la sua parte>>.

Mi tira una spallata scherzosa.  <<Presuntuoso>>, borbotta divertita. Infila il cucchiaino nella crema e mi guarda fare la stessa cosa. <<Dai, dimmi perché odi tanto quel tipo>>.

AUDREY

Fa una smorfia. <<Asher è un vero coglione. Ci conosciamo dalle elementari e lui non ha fatto altro che prendermi in giro da quando ho messo piede nella sua stessa scuola. Ero l'ultimo arrivato della classe, non parlavo e mi avevano affidato anche una insegnante di sostegno>>, racconta.

<<Non parlavi per quello che ti era successo?>>, domando
. Immagino un piccolo Damon spaventato e mi si stringe il cuore in una morsa. So poco di quello che ha passato con la madre, ma credo che lo abbia segnato per tutta la vita.

Annuisce. <<Mia madre era una drogata e metteva la sua dipendenza davanti a me. Sono stato un incidente di percorso di una notte in cui era strafatta e si è portata a letto un tizio a caso. Lei da sola non era in grado di badare a me. A volte spariva anche per giorni interi per procurarsi una dose e mi lasciava solo, affamato e abbandonato a me stesso>>.

Gli prendo la mano e la stringo forte. <<E' stata proprio una pessima madre, ma prenderti in giro per quello che hai passato, è la cosa peggiore del mondo>>.

Mette da parte il gelato e ci sdraiamo di nuovo su un fianco. <<Già>>, conferma. <<Una notte, a circa sei anni, ero stanco di rimanere a casa da solo. Avevo fame e non chiudevo occhio da più di due notti per paura che qualcuno entrasse in casa. Così andai a cercarla. Passai ore a camminare sotto la pioggia. Conoscevo i posti che frequentava perché spesso mi portava con lei. Verso le sette del mattino, mi infilai in un vicolo e la trovai priva di sensi. Urlai talmente forte che attirai l'attenzione di un passante: il mio padre adottivo>>.

<<È così che lo hai conosciuto?>>, domando.

Sorride. <<Sì, è venuto in mio aiuto. Ha pensato lui a mia madre e prima di portarmi in ospedale, mi ha offerto la colazione. Audrey, non ho mai mangiato tanto come quella mattina>>, dice divertito.

Gli accarezzo il sorriso con il pollice e mi ritrovo a ricambiarlo. <<Beh, ora mangi per tre persone, Damon, ne sei sicuro?>>, scherzo.

Sbuffa una risatina. <<Vero, ma avevo sei anni e non mi allenavo sei ore al giorno>>.

<<Giusto>>.

Mi tira più vicino afferrandomi per i fianchi. Sospira e torna serio. <<Quella è stata l'ultima volta che ho visto mia madre. In ospedale, circondata da assistenti sociali. Sono stato affidato a mio padre quel giorno stesso. Ci siamo trasferiti in un altro paese e ho cominciato una nuova vita. I primi anni sono stati difficili. Mi ero chiuso in me stesso, non parlavo e avevo gli incubi tutte le notti>>.

<<Quindi è questo che sogni quando hai gli incubi? Tua madre in quel vicolo?>>, domando.

Annuisce e la tristezza attraversa il suo sguardo. Non ho mai visto Damon così, senza maschere. Mi sento così vicino a lui in questo momento. Vorrei assorbire un po' del suo dolore e alleviare il suo. <<Sì, rivivo sempre quella scena. Ora capita raramente>>.

<<Quel Adams che ha fatto? Ti prendeva in giro?>>, chiedo. Giuro che la prossima volta che lo vedo, lo prendo a calci. Che tale stronzo!

Sbuffa, irritato. Odia proprio tanto quel tipo. <<Lo ha fatto per anni. Prima perché non parlavo, poi perché balbettavo alcune volte a parlare davanti alla classe. Ero seriamente in difficoltà e mi faceva sentire sbagliato. Inadeguato>>.

Gli prendo il viso fra le mani. <<Quello sbagliato è lui, non tu, Damon>>.

Accenna un sorrisino. <<Adesso lo so. Mi ci sono voluti anni di terapia e molta autostima. I miei genitori credevano così tanto in me, Audrey. Sono stati la mia salvezza>>.

Quasi mi commuovo. L'amore che prova verso i suoi genitori è così forte che me lo fanno apprezzare ancora di più. Damon è un ragazzo fantastico. I miei sentimenti per lui in questo momento non fanno altro che cambiare e crescere.

L'ho sempre giudicato male e ora che lo sto conoscendo per davvero mi spaventa ancora di più perché potrei seriamente innamorarmi di lui. Alla follia. Perché questo Damon, quello che mi sta mostrando, è la persona migliore del mondo. Forse nemmeno me lo merito.

Mi stende la fronte aggrottata con un dito. <<A che pensi, fragolina?>>

Mi sporgo in avanti e gli stampo un bacio leggero come una piuma sulle labbra tirate in un mezzo sorriso. <<Grazie per avermi raccontato tutto questo, Damon>>, sussurro.

La sua mano affonda fra i miei capelli e mi tiene lì, ad un paio di millimetri dalla sua bocca. <<Grazie a te per avermi ascoltato e per avermi perdonato per essermi comportato di merda sta sera>>.

Lo abbraccio e infilo la testa sotto il suo mento. Ci addormentiamo così, ancora vestiti ma stretti l'uno fra le braccia dell'altro. Damon mi si è infilato sotto pelle, in profondità e non ho nessuna intenzione di lasciarlo andare via. È la persona migliore che mi sia mai capitata.

QUALCUNO COME TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora