Imouto: Sorella minore
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Erano circa le 20 quando Grace è uscita dal Detroit Police Department, finalmente quella lunga giornata era giunta al termine.
Respira a pieni polmoni l'aria frizzantina di Detroit a gennaio ed il suo respiro è visibile grazie alle nuvolette di condensa che si creavano,visto il freddo.
La città era uno spettacolo di luci che spezzano il buio che aleggia,la candida neve posa su ogni superficie, su ogni casa e strada; l'atmosfera ancora natalizia dà un senso di gioia alla ragazza che osserva l'orizzonte,per poi stringersi nel cappotto beige sospirando,si sistema la tracolla e si dirige verso il taxi che l'avrebbe portata a casa.
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Arrivata alla sua destinazione, 29th St Aublin Street, scende dal mezzo autoguidato,lascia una mancia e s'incammina verso la sua abitazione.
Apre il cancello, dopo aver percorso un piccolo tratto, emerge una palazzina di quattro piani, all'interno ogni piano ha due appartamenti dotati di un balcone, dietro di essa vi è una grande distesa verde che non è mai stata effettivamente usata come giardino, la palazzina si estende verso l'alto,è dipinta di bianco con le ringhiere di metallo nero,grandi portefinestre abboddate con tende dai colori neutri; visto il periodo post-festivo ogni balcone era decorato con le lucine che lampeggiavano dando un senso di benvenuto alla ragazza,nel balcone dell'ultimo piano vi era persino un Babbo Natale!
Grace sorride guardando quei balconi, casa sua,per poi entrare dentro la palazzina,nel suo appartamento.
Gira la chiave nella toppa,per poi posarla in uno svuotatasche posizionato sopra un mobile che contiene le scarpe, che Grace toglie,per poi spogliarsi del cappotto,della sciarpa e del cappello,posizionare il tutto su un appendiabiti ed entrare finalmente nell'ingresso di casa sua.
Entra nella sala da pranzo dove vi era un tavolino in mogano quadrato da quattro posti,con rispettive sedie messe sotto,alla parete vi erano un frigorifero,un piano ad induzione,una lavastoviglie e tre banconi,su due vi sono un lavabo e una macchinetta del caffè; le pareti sono color ocra,vi sono montate tre credenze con il vetro contenenti alcune spezie o cibi, il pavimento è in parquet,conveniente visto il suo essere scalza e il freddo che c'è a Detroit normalmente.
Posa la borsa sul tavolo,per poi dirigersi verso il frigorifero e guardarne il contenuto.
Opta per una zuppa di miso e del riso in bianco con del natto.
Finito di cucinare ed impiattare Grace versa un po' di zuppa in una ciotolina per poi portarla in salotto.
Varca l'ingresso e ispeziona la stanza: vi è un divano blu scuro a tre posti,di fronte vi è posta una televisione a 64 pollici poggiata su un mobile in mogano,alle pareti vi sono appese alcune fotografie, in un angolo una cesta con dei giocattoli e dei pupazzi,una finestra bianca dà sul fuori circondata dalle parenti azzurre,vi è una scrivania con un pc posizionato sopra e al muro vi è una libreria piena di libri universitari,infine in un angolo in fondo alla stanza vi è un altare buddhista,luogo di preghiera.
Grace si dirige proprio lì,verso l'altarino; poggia a terra la ciotola e apre le due piccole ante di vetro rivelando una statua del Buddha in alto,più in basso una foto di un uomo giapponese con occhi e capelli neri, in abito elegante,quello del suo matrimonio.
«Ciao...papà» saluta l'uomo lei, o meglio la sua foto; l'osserva con occhi nostalgici, l'accarezza e sospira.
Le manca, le manca il suo papà, il suo chichi, le mancano i pomeriggi insieme al parco, le sere a studiare giapponese e cinese, le mancano i pomeriggi in cucina per preparare il Katsudon, il loro piatto preferito; le manca tutto.Allunga la ciotola con della zuppa di miso verso l'altare e accende l'incenso,chiude gli occhi e fa una preghiera affinché il suo adorato padre accolga il cibo e per ringraziare della promozione ottenuta al lavoro.
Improvvisamente sente delle chiavi girare nella toppa della sua porta di casa, però è tranquilla, è sicura di ci possa essere, perciò resta con gli occhi chiusi e con il viso rilassato.
«Imouto? Ci sei?» l'uomo sbuca dalla porta,guardando la ragazza che si volta verso lui; lei annuisce e il fratello si avvicina.
Arrivato affianco a lei incrocia le gambe e si siede accanto alla sorella, di fronte all'altare religioso.
«So che mi aspettavi questa sera per tornare a casa» si scusa guardandola,la ragazza lo fissa, «Purtroppo sono stato trattenuto per un po', mi dispiace»,
«Tranquillo, io oggi ho saputo che per una settimana avrò il turno di notte poiché devo dare un esame importante e il giorno lo uso per studiare, Fowler l'ha fatto per venirmi incontro» gli racconta, l'uomo la guarda intensamente per poi voltarsi verso l'altare abbozzando un sorriso malinconico,
«Anche a me manca Chichi» confessa l'uomo poggiando una mano sulla spalla della sorella che fissa intensamente le mani sulle sue ginocchia,
«Tu eri la sua gioia, lo sai vero?» racconta poi Kenichi, Grace lo fissa intensamente e le sembra di tornare indietro nel tempo, quando l'uomo lì al suo fianco era un bambino e la proteggeva da tutti;
«Chichi amava tutti quanti» aggiunge poi la donna «Amava me,amava te, amava anche Rie, come amava la mamma»,
«Lo so Fumiko,lo so» sospira Kenichi «Ti ricordi cosa disse quando i bambini ci prendevano in giro perché avevamo nomi giapponesi?» chiede, Grace annuisce,
«Voi avete anche il nome americano perché io e la mamma volevamo che vi adattaste, ma non dovete mai negare le vostre origini e il vostro nome, voi siete ricchi dentro e coloro che vi deridono sono poveri di spirito. Perciò non dovete mai vergognarvi di chi siete davvero» imita le parole del suo amato padre Grace,
«Esatto Fumiko, oramai siamo così abituati ad usare i nostri nomi sia a casa che fuori» chiacchiera poi Kenichi,
«Io preferisco sempre che venga usato il mio nome americano, come lo usano i colleghi, tranne per quanto riguarda voi, Alex e Conny» spiega Grace «Non per qualcosa, mi farebbe strano se Fowler mi chiamasse "Fumiko", non sono abituata»,
«A me non cambia, i miei colleghi mi chiamano Leonard, voi in famiglia Kenichi, altre volte fuori da casa mi chiamate Leonard anche voi, a me non cambia, non sento di appartenere particolarmente a nessun nome» spiega il fratello,
«Ok Leonard» scandisce Grace apposta per infastidirlo, non ottenendo però alcuna reazione se non un
«È una sfida Grace Amaterasu?»,
«Certo che no Levi» lo stuzzica per poi scoppiare a ridere; suo fratello era ogni cosa per lei, ovviamente insieme alla famiglia, sin da piccoli sono molto legati e si vogliono molto bene.«Sai perché ti chiamo Imouto invece che onee-chan?» le chiede Kenichi appena smettono di ridere, Grace fa di no con la testa,
«Perchè Imouto è molto informale ed è inusuale, proprio come noi, siamo inusuali: viviamo in America, abbiamo la doppia cittadinanza, lavoriamo nella polizia nonostante nemmeno lontanamente abbiamo un aspetto americano, siamo bilingue e le nostre lingue sono completamente diverse, per non dire che tu sei stata anche un anno in Italia, siamo insoliti, ma andiamo bene così come siamo» spiega l'uomo alla sua sorellina, pensa di essere così fortunato ad averla mentre la guarda ascoltarlo incantata, le vuole bene, molto bene.«Dai imouto, io salgo su che vado dalle mie donne» dice alzandosi, poi unisce le mani in segno di preghiera, le scioglie e saluta la sorella uscendo da casa.
Grace chiude l'altare e va in cucina,si siede a tavola,batte due volte le mani tra loro per poi sussurrare un
«Itadakimasu» e consumare il suo cibo, nella quiete della sera.
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Legame - Detroit Become Human
FanfictionDal dizionario italiano: Legame:Mezzo di unione, congiunzione, chiusura. C'è chi, per sfuggire da una realtà diversa dalle altre, si rifugia in qualcosa: nell'alcol, nel lavoro, nei pensieri. A volte ci si perde così tanto che la vita scorre e nessu...