Legame - Detroit Become Human

12- Ghiacciato

Ghiacciato: Molto freddo, gelido.

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«Ho cercato di essere qui il prima possibile scusate il rit... Ehm tutto ok?».
Grace che dapprima entra di corsa nell'ufficio di Markus nota che tutti la stanno fissando come se fosse una criminale, tranne Connor che alza la mano in segno di saluto.

Ok, forse il suo aspetto non è dei migliori; le occhiaie sono marcate malgrado le ore di sonno, i capelli sono lasciati sciolti, indossa un maglione nero e dei jeans del medesimo colore, oltre che un parka sempre nero, ed inoltre ha come sempre la tracolla color ocra con la sua fedele macchina fotografica.

Con la mano e il braccio destro stringe a sè il dossier mentre con la mano sinistra inforca meglio gli occhiali, che con la corsa si erano un po' storti e si ricompone senza però avanzare.

«Scusa la nostra accoglienza sgarbata» inizia l'androide con un occhio blu ed uno verde avanzando verso di lei che lo guarda stranito, «Pensavamo fossi spaventata da noi o che non ti aspettassi che fossimo androidi, comunque io sono Markus» conclude ponendosi di fronte a lei e allungando una mano che lei stringe per poi mostrare il suo migliore sorriso,
«No figuratevi, a me non cambia niente, siete persone proprio come me».

Sciolta la stretta Markus le mette una mano sulla spalla e si fa di lato presentando i suoi collaboratori: North, Josh, Simon e Lucy.
«Piacere, io sono la Tenente Nakajima Grace» si presenta la donna,
«Stai cercando la tua luce, ora è momento che si accenda» Lucy fa uno dei suoi indovinelli filosofici, Grace inarca un sopracciglio ma Markus spiega: «È tutto normale, tranquilla».

Grace sospira e poi si avvicina a Connor, gli mette una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione e gli domanda, guardandolo,
«Connor quali sono le novità?»; lui posa il suo sguardo sulla cartina e con un dito gli indica il punto su cui è segnata una X in rosso e le comunica, «Dobbiamo dirigerci qui».

Entrambi i due poliziotti si guardando negli occhi arrossendo un po', distolgono lo sguardo e Grace è la prima che si dirige verso la porta esclamando «Bene! È ora di andare!», poi si guarda attorno e nota che «Oh no dove ho lasciato la mia valigetta?».

A Connor quella frase suona familiare ma solo in quel momento, guardandole tra i capelli, nota che non vi è la solita matita e realizza, pochi secondi dopo, che non la stesse cercando ma stesse cercando la sua valigetta.

Mentre un sorriso accennato da parte di Connor si fa largo sulle sue labbra qualcuno bussa alla porta.
«Avanti» dice Markus e spunta un androide modello Jerry che passa la valigetta a Grace dichiarando «L'avevi lasciata giù», Grace porta una mano dietro la testa scusandosi per poi richiudere la porta.

«Bhe direi che ora possiamo andare, seguitemi» guida Markus dirigendosi verso la porta seguito da North e Grace; quest'ultima si volta verso Connor facendogli un cenno e risvegliandolo dai suoi pensieri, lui la raggiunge e poco prima di varcare la porta insieme lui le sussurra «Sai Grace, Io posso tradurre ogni lingua parlata nel mondo» lasciando arrossire così la giappo-americana.

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Con Markus alla guida, North nel posto del passeggero, i due poliziotti nei posti dietro e gli oggetti nel portabagagli, i quattro sono partiti verso il punto segnato nella mappa.

Nel posto dietro regna un po' d'imbarazzo misto a timidezza: Connor ogni tanto butta un'occhiata a Grace e lei fa lo stesso, vorrebbero parlarsi ma qualcosa glielo impedisce.

Grace, pur di spiccare parola, espone una sua curiosità: «North, scusa, tutti gli androidi guidano?»; North, un po' sorpresa che un umano le rivolgesse la parola, le risponde «Non proprio, solo Markus e Connor hanno la patente in automatico perché sono due androidi speciali, il mio modello ha memoria corta quindi non posso finché non verrà rilasciata una correzione di questo problema e allora andrò a scuola guida insieme ad altri androdi»;
Grace guarda Connor, poi di nuovo North, e le dice «Wow che cosa interessante, io invece non guido ma ho la patente».
Connor le sorride timidamente e Grace ricambia arrossendo un po', è proprio carino, non c'è niente da fare.