17 Ottobre 2022

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17. To the moon and back
(Fino alla luna e indietro)

Ship: Johnlock

***



John esce dal bagno e si siede sul letto ancora avvolto dall'accappatoio: è esausto, sfinito, incazzato nero con Sherlock e anche con se stesso. Lo conosce ormai da anni, ne hanno passate davvero tantissime, ha imparato a conoscerlo come le sue tasche e si è permesso di innamorarsi di lui. Ammira la sua intelligenza, il suo modo pratico di approcciarsi alle cose, la sua inesperienza riguardo ai sentimenti eppure ogni volta che mette in campo le sue qualità per risolvere un caso, John finisce per ritrovarsi in quelle condizioni. E non perché hanno rischiato di nuovo la vita a sua insaputa ma perché ancora una volta non è riuscito a capirlo esattamente come Sherlock sembra non riuscire a capire le sue preoccupazioni.

"Signor Watson, dobbiamo andare."

John sobbalza trovandosi davanti Sherlock vestito di tutto punto, cappotto compreso. "Dove?" ha la forza di chiedere.

"Non ha importanza. Si muova. O devo andare da solo?"

John si alza come un automa, lascia cadere l'accappatoio per terra e afferra i primi vestiti che trova. Lo sguardo di Sherlock brucia sulla sua pelle provocandogli leggeri brividi ma in quel momento non crede proprio di avere le forze per fare qualcosa. "Sono pronto" dice girandosi verso di lui e ridacchiando nel vederlo con le guance leggermente arrossate nonostante stia guardando verso la porta.

"Andiamo."

John fatica a stargli dietro mentre Sherlock si lancia giù dalle scale: quel nuovo caso deve proprio incuriosirlo per farlo correre così nonostante siano appena rientrati. Salgono sul taxi e la gamba di Sherlock non smette di tremare. John è ancora arrabbiato e sa di averne tutte le ragioni ma non riesce ad ignorare la cosa. "Dove stiamo andando?" gli domanda riuscendo ad ignorare il bisogno di chiedergli se andasse tutto bene.

"Siamo quasi arrivati."

John si trova davanti al Science Museum ma non ci sono davanti volanti della polizia. "È un caso privato?" chiede leggermente perplesso.

"Sì, lo definirei così" dice scendendo dal taxi e dirigendosi verso un ingresso laterale.

"Finiremo di nuovo nei guai, vero?"

"Probabile. Da questa parte."

John sospira seguendolo fino a ritrovarsi a trattenere il fiato arrivati nell'Exploring Space: al centro della sala c'è un tavolino apparecchiato per due, sospesa sopra di esso una lampada a forma di luna ad illuminarlo. Sherlock sposta la sedia e fa segno a John di accomodarsi. John che è un miscuglio di sentimenti contrastanti: stupore, confusione, rabbia, imbarazzo e lusinga. Un cameriere entra lasciando due piatti davanti a loro. Sherlock comincia a mangiare come se fosse la cosa più normale del mondo cenare all'interno di un museo chiuso. "Non hai fame?" gli domanda accorgendosi che John non ha toccato nulla.

"Ma questa cosa è legale?" gli chiede di rimando prendendo il primo boccone.

Sherlock alza gli occhi al cielo. "Quante domande inutili. Siamo qui, goditi il momento."

E John vorrebbe davvero tanto farlo, anche perché nessuno ha mai organizzato una cosa del genere per lui ma... "Perché?"

"Altra domanda inutile. Non imparerai mai, vero?"

"È davvero inutile voler capire il motivo per cui hai fatto questo per me."

"Perché sei tu" risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

E John sa che, in fondo, è proprio quella la motivazione, che Sherlock è proprio quello. Sente le guance scaldarsi. "Grazie."

"Non sono capace di chiedere scusa. Anche perché sono certo di essere stato nel giusto oggi. Ma non volevo farti preoccupare."

"Lo so. È che a volte vorrei che capissi che non ho la tua intelligenza e faccio fatica a vedere quello che vedi tu, a prevedere come può finire."

"Per questo dovresti fidarti di me."

"Mi fido o non ti seguirei."

"Mi segui perché vuoi proteggermi."

"Esattamente come fai tu. E non cercare di nasconderlo."

Il cameriere entra di nuovo, porta via i piatti vuoti per poi lasciare il dessert. "Dopo possiamo fare un giro per il museo?"

"È legale?" gli fa il verso Sherlock.

È la volta di John di alzare gli occhi al cielo. "Ormai siamo già a rischio arresto. Direi che possiamo azzardare anche quello."

"Va bene."

Stanno per alzarsi quando Sherlock gli allunga un bigliettino. John lo guarda curioso, è sul punto di aprirlo ma l'altro lo ferma. "Quando saremo tornati a casa."

La serata trascorre in maniera più che piacevole: John ascolta ogni spiegazione di Sherlock nonostante la gran parte delle cose già le conosce. Passerebbe la sua intera vita ad ascoltarlo specialmente quando sembra così appassionato all'argomento. Tornano a casa che John non riesce a smettere di sorridere, la rabbia ormai dimenticata. Ci resta quasi male quando Sherlock si chiude in camera lasciandolo solo. In quel momento si ricorda del biglietto, lo prende e lo apre. Al suo interno una semplice frase: to the moon and back. John non riesce ad impedirsi di scoppiare a ridere mentre Sherlock ricompare avvolto nella sua vestaglia con un piccolo broncio. "Uno cerca di essere romantico e lui ride."

John lo prende per la vita e se lo tira contro. "Solo tu potevi scrivermi questa frase cercando di renderla il più letterale possibile. E ti amo anche per questo."

Sherlock arrossisce. "Sono perdonato?"

"Sei perdonato."

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