G: "Will, dai svegliati dobbiamo andare a scuola" cerco di chiamarlo il più delicatamente possibile. Fa un mugolio e si copre la faccia con le coperte. Lo richiamo. Una volta. Due volte. Tre volte. Sto perdendo la pazienza, cerco di controllarmi il più possibile ma dopo dieci volte che lo chiamo non riesco a trattenermi.
G: "Cazzo Will alzati o sai dove ti metto la chitarra?" silenzio, poi di botto scoppia a ridere, probabilmente per la mia finezza. Si alza finalmente dal letto mentre io mi precipito in bagno per farmi una doccia velocissima. Faccio scivolare il sapone sulla pelle e fra i capelli. Quando torno in camera Will si sta mettendo la maglietta. Dio, è così fottutamente bello. Mi accorgo di starlo a fissare solo quando lo vedo avvicinarsi e avvolgere le braccia intorno ai miei fianchi.
W: "Buongiorno finezza." Sogghigna. Cretino. Gli do' un pugno sulla spalla e lui fa un gesto teatrale. Esco dalla sua presa e continuo a prepararmi, dobbiamo andare in college.
G: "Giorno." Gli sorrido e lo incito a prepararsi anche lui. Quando scendiamo a fare colazione preparo un po' di caffè poi scendono le ragazze.
G: "Buongiorno." Affermo con un sorriso stampato in faccia guardando i loro volti assonnati. Le ragazze mugugnano qualcosa in risposta e io e Will ci guardiamo per poi scoppiare a ridere.
W: "Che materie hai oggi, tigre?" mi chiede Will appena entriamo in macchina.
G: "Filosofia, contemporaneo, pianoforte e canto, tu?"
W: "Uguale." Afferma sorridendo e posando una mano sulla mia coscia mentre l'altra resta ferma sul volante.
Quando arriviamo finalmente davanti al cortile del college mi sembra di vedere qualcuno che conosco, capelli castani, spalle larghe, sta vicino a Justin... no non può essere, so di essere stanca ma non pensavo di esserlo tanto da immaginare le persone. Mentre attraversiamo il cortile in silenzio mi sento leggermente osservata ma non ci faccio caso. Will intensifica la stretta sul mio fianco quando ci passano vicino due ragazzi, sembrano guardare male Will poi posano lo sguardo su di me e uno si lecca il labbro inferiore, un brivido mi percorre la schiena e cerco di cacciare indietro la sua immagine alquanto rivoltante. Will sembra non starci con la testa in questo momento quindi cerco di attirare la sua attenzione e farlo uscire dal mondo dei sogni.
G: "Will? Che ti prende?" scuote la testa.
W: "No, niente piccola, ero solo sovrappensiero." Mente, non voglio continuare a chiedere cos'ha. Per il momento.
Dopo essere passati per i nostri armadietti andiamo verso l'aula di filosofia. Ho questa perenne sensazione di essere guardata oggi. Mi guardo intorno per vedere se qualcuno ha la sua attenzione su di me ma non vedo niente, mi sto per girare e continuare a camminare quando vedo, di nuovo, il ragazzo dai capelli castani. Non può essere lui. Guardo un attimo Will e quando mi rigiro il ragazzo che credevo di aver visto non ci sta più. Sto impazzendo.
G: "Tutto bene tigre?" annuisco e lui apre la bocca per dire qualcosa ma si arrende e non dice niente.
La giornata passa velocemente ma quella sensazione di essere osservata persiste. Non ho più avuto allucinazioni su quel ragazzo almeno.
Da: Sconosciuto
Vieni in teatro durante la pausa pranzo, da sola."
Devo dire che non sono proprio rilassata dopo questo messaggio e il fatto che sta suonando la campanella per la pausa pranzo non aiuta a rilassare i miei nervi. Decido comunque di andare perché dai, non mi potrebbe accadere nulla di male, siamo in una scuola. Saluto velocemente Will mettendo una scusa e dicendogli che lo chiamo appena finisco di occuparmi di quello che, secondo lui, devo fare. Mi affretto al teatro e, ad ogni passo, la mia ansia cresce. Appena mi trovo davanti alla porta della sala sento una voce familiare cantare il testo dei The Fray "Never Say Never". Una volta che realizzo di non star sognando spalanco la porta e mi precipito ai piedi del palco. Lui è lì, è veramente lì, questo vuol dire che per tutto il giorno non mi sono immaginata niente. Dato che sembra non avermi notato aspetto che finisca la canzone per saltargli addosso e poi prenderlo a schiaffi. Penso a quello che gli voglio dire. Abbiamo così tante cose da raccontarci, ora che lo guardo mi sento gli occhi riempirsi di lacrime per la felicità. Ripercorro con la mente tutte le volte che ci vedevamo prima che mi trasferissi a Londra, cerco di ricordare solo i momenti belli. Mentre osservo come le sue mani pizzicano le corde della chitarra dando vita ad una delle mie canzoni preferite, ad una delle NOSTRE canzoni preferite, sento il peso sul mio petto alleggerirsi. Gli occhi chiusi per farsi trasportare dalle note della canzone, la vena che si gonfia sul suo collo quando alza di tono. Mi mancava tutto di lui, ed ora sta qui. Davanti ai miei occhi. E non potrebbe andare meglio di così. Quando smette di suonare si prende un momento per riprendersi ed aprire gli occhi. Quando lo fa il suo sguardo trova il mio e, sul viso di entrambi, appare un sorriso, uno di quei sorrisi che ti scaldano il cuore. Poi immediatamente corriamo l'uno dall'altra e ci abbracciamo così forte che quasi non respiro, ma non accenno a staccarmi.
X: "Giorgia, mi sei mancata così tanto." Sussurra fra i miei capelli.
G: "Anche tu Ryan, mi sei mancato anche tu." Le mie lacrime hanno avuto la meglio ed ora sgorgano velocemente dai miei occhi rigandomi le guance, ma non potrebbe importarmene di meno. Una volta sciolto labbraccio ci sediamo ai piedi del palco.
R: "Ho così tante cose da raccontarti."
G: "Voglio sentirle tutte, dalla prima all'ultima, senza tralasciare il minimo dettaglio." Mi sorride e appuro che il suo sorriso mi è mancato in maniera impressionante.
G: "Prima però dimmi come hai fatto a trovarmi." Annuisce e si gira per guardarmi.
R: "Ti cercavo da mesi, ho cercato di rintracciarti in tutti i modi, solo che non volevo andare a casa tua per chiedere ai tuoi parenti, avevo paura che magari ce la potevano avere con me per essere sparito, ho avuto anche paura che non mi avessero riconosciuto. Poi ne ho avuto abbastanza. Ho deciso di andare a casa tua e me ne sono fottuto delle conseguenze, volevo solo rivederti. Sapevo che ti eri trasferita qui, il punto è che Londra è fottutamente grande quindi ho chiesto ai tuoi. Per mia fortuna mi hanno riconosciuto e mi hanno fatto entrare per dirmi dove trovarti. Mi hanno ospitato finché non ho trovato il primo volo per venire da te. Tutto portandomi dietro Justin."
G: "Justin? Perché? Per quale assurdo motivo hai fatto in modo che mi trovasse?" il suo sorriso diventa più una smorfia e abbassa lo sguardo.
R: "Questa è una delle tante storie che ti devo raccontare."
G: "Allora fallo, raccontami. Perché i miei hanno fatto entrare entrambi?"
R: "Perché ho dovuto raccontare la storia anche a loro. Ma per ora non voglio dire troppe cose. Sono appena arrivato e voglio solo vedere quelle due stronzette di Sara e Aurora. Poi voglio conoscere quei tizi con cui stavi oggi, in particolare quello con i capelli neri e ricci che ti sta sempre vicino come fosse un cane da guardia." Sorride. Vorrei fargli più domande ma non voglio insistere, tanto prima o poi mi dirà tutto.
G: "Con "stronzette" intendi le due ragazze per cui stravedi? Ti presento tutti. Sbrighiamoci." Annuisce e io chiamo Will per sapere dove sono. Dovrò spiegargli perché ho mentito ma so che capirà quando gli presenterò Ryan.
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The Shadow Inside Me
RandomGiorgia è una ragazza di 18 anni, si trasferisce a Londra con le sue amiche per ricominciare. Il suo passato continua a perseguitarla. Decide di non voler più credere nell'amore. Will, un ragazzo inglese che nasconde un segreto troppo grande. Non co...