CAPITOLO 13

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Quando raggiungiamo il cortile vediamo una folla di studenti raggruppati intorno a qualcosa, o qualcuno. Guardo Ryan che ricambia lo sguardo. Man mano che ci avviciniamo riconosco il corpicino di Sara e i lunghi capelli di Aurora, decido di chiamarle ma me ne pento appena Sara si gira con gli occhi che emanano terrore e le lacrime che le rigano le guance. Mi affretto nella sua direzione, Ryan che mi segue. Quando arriviamo in prima fila lo spettacolo che mi si presenta davanti mi fa gelare il sangue. Will è per terra con il sangue che gli cola sulla faccia ed ha qualcuno sopra di lui, non riesco a riconoscerlo, finché non si gira. Cazzo, Justin. Niall ed Harry si stanno menando con altri due ragazzi. Appena risposto lo sguardo su Will è in piedi per miracolo mentre Justin è steso per terra che si sta per alzare. Senza neanche accorgermene sono vicina a Will esaminando ogni ferita, lui cerca di tirarmi dietro di lui ma non mi smuovo ed esco dalla sua presa. Justin viene verso di noi ma Ryan lo blocca. Gli occhi del biondo sono rossi, iniettati di sangue, segno che ha bevuto. Che cavolo gli salta in mente?!?!

G: "Che hai di sbagliato?" urlo conto Justin. Lui mi guarda con occhi preoccupati.

G: "Cosa pensavi di ottenere con questa scenetta eh? Che tornassi da te? Te lo puoi scordare." Non so da dove viene tutto questo coraggio ma ho l'adrenalina a mille e ne voglio approfittare. Will mi tira indietro per cercare di evitare che dica qualcosa di cui mi potrei pentire. Lo ignoro.

J: "Piccola io-" una sensazione di disgusto mi invade al suono di quella parola detta da lui.

G: "Non chiamarmi così." Sento la rabbia ribollirmi nelle vene. Decido di andarmene prima che la cosa degeneri. Mi giro e, semplicemente, vado via. Will mi prende la mano e mi accompagna alla macchina. Intanto Justin mi chiama da dietro, spero che Ryan lo porti il più lontano possibile da me, dopo devo assolutamente chiamare il mio amico. Quando mi giro a guardare Will mi sento una cretina egoista. È ferito e non ho pensato a curarlo, ho provveduto solo ad andarmene da lì.

G: "Andiamo in infermeria."

W: "Non ne ho bisogno, tigre, tranquilla."

G: "Non ci pensare, devi curare quelle ferite." Mi blocco nei miei passi e lo porto a fare lo stesso. Mi guarda perplesso, apre la bocca per protestare ma gli lancio un'occhiataccia che lo porta a richiuderla subito.

W: "Non mi va di andare in infermeria. Possiamo andare da te e posso pulirmi lì." Annuisco in accordo solo perché voglio allontanarmi da questo posto il prima possibile.

Il tragitto fino a casa è silenzioso, fin troppo silenzioso. Io continuo a guardare le mie mani, con la testa poggiata contro il finestrino. Will è concentrato sulla strada, o è perso nei suoi pensieri, il che mi porta ad essere curiosa.

G: "A cosa pensi?" gira di scatto la testa per guardarmi ma si riprende velocemente e torna a guardare la strada.

W: "A nulla piccola, sono solo stanco." Mente. Dai è ovvio che non me la bevo, decido comunque di lasciar perdere, sono successe molte cose ed ho come la sensazione che se approfondiamo il discorso finiamo per litigare. Una volta arrivati a casa entriamo senza dire una parola. Vado in bagno a prendere il disinfettante mentre Will va in cucina. Dopo aver preso il necessario vado da lui e, in silenzio, inizio a pulirgli le ferite. Perché si sono menati poi? Fa un verso di dolore ed io mi blocco nei miei movimenti.

G: "Scusa." Sussurro. Il riccio mette due dita sotto al mio mento costringendomi a guardarlo.

W: "Chiedi, avanti, so che mi vuoi chiedere qualcosa, quindi fallo." Come cazzo ha fatto a capire??

G: "Perché vi stavate menando?"

W: "Perché, dopo quello che mi hai raccontato, ho iniziato ad odiarlo veramente, quindi quando lui è venuto da me, ubriaco, e ha iniziato a fare dei commenti io non ci ho visto più e sono scoppiato, capisco solo ora, che non sono accecato dalla rabbia, che era ciò che voleva lui." Dice tutto molto velocemente, tranne quel "lui" marcato e detto con ribrezzo.

Il fatto che sia stato lui a prendere a cazzotti Justin per primo non mi piace per niente. Soprattutto perché non sa com'è fatto il biondo. Prima che iniziassimo a frequentarci Will era un puttaniere, si faceva una ragazza diversa ogni giorno e si metteva in una rissa più volte al giorno. Cerca di non ubriacarsi perché se lo fa diventa aggressivo, non mi toccherebbe mai, lo so, il punto è che non mi piace ugualmente. Finiamo sempre per litigare e lui prende a pugni qualcosa o esce di casa e non torna per tutta la notte. Sta facendo molti progressi ed ho paura che con Justin si possano cancellare del tutto.

G: "Non lo devi picchiare." Affermo con sicurezza. Ho solo paura che non andrà a finire bene la prossima volta.

W: "Non mi interessa."

G: "Interessa a me." Si sta innervosendo, ma non è l'unico.

W: "Non me ne fotte un cazzo, continuava a dire quante volte ti ha sentito urlare il suo nome mentre facevate sesso. Mi ha detto tutte le cose che non vorrei sentirmi dire su di te. Non da un altro. Non ne potevo più, poi, ripensando a quello che mi hai, detto ho visto tutto rosso e la rabbia esigeva di essere fottutamente sfogata. Quindi non rompere il cazzo." Va bene che è arrabbiato ma non si deve permettere di trattarmi così.

G: "Okay che sei incazzato, ma non sarò la tua bambola anti-stress quindi pensa a quello che dici."

W: "Smettila di fare la saputella. Se è successo tutto questo è perché sono incazzato con quello stronzo per quello che ti ha fatto, ma incazzato con me stesso perché ha fatto cose che vorrei fare io. Sto diventando matto, non ce la faccio più." Le lacrime minacciano di uscire e non riesco più a trattenerle.

G: "Cosa vorresti fare, eh? Stuprarmi davanti a dei delinquenti?" la voce si spezza al ricordo di quei giorni e ringrazio il cielo che siamo a casa mia. Esco velocemente dalla stanza, senza aspettare una risposta. Sento il rumore delle sue scarpe dietro di me.

W: "Non dire stronzate. Tu hai perso la verginità con lui. Io voglio sentirti mia. Vorrei poter essere la tua prima volta. Vorrei poter aver evitato tutta la merda che ti è successa. Vorrei sentirti urlare il mio di nome, non il suo. Vorrei vederti ridere per una stronzata che dico, o vederti piangere per un film d'amore. Ecco cosa vorrei poter fare." Non esprime mai quello che prova per me. È sempre chiuso e scontroso, sono pochi i momenti in cui non fa il cretino o lo stronzo. Ma mai, mai prima d'ora, aveva detto una cosa del genere. Lo amo, lo amo tantissimo, e me ne sto accorgendo passo dopo passo. La cosa mi fa paura, perché so che non sarà semplice, so che probabilmente mi farà star male,che dirà delle cazzate per cui io dovrò star male, ma so anche che non potrò farci a meno e continuerò ad amarlo, so che si pentirà di quello che farà e si farà perdonare. Resta il fatto che non deve menare alle persone solo perchè gli dicono certe cose. Io non sto più con Justin, sto con lui. Ma Will ha una valutazione di se stesso troppo bassa per accettare che io sceglierò sempre lui.

G: "So che ti fa incazzare ma prova a non metterti in risse con lui, solo, provaci, okay?" vado da lui e lo abbraccio scavando con la testa nel suo petto. Lui mi stringe e mi sussurra fra i capelli.

W: "Sai che non te lo posso promettere." Non mi va di discutere quindi, semplicemente, annuisco e gli do un bacio in mezzo al petto. Mi prende il mento con una mano e mi bacia dolcemente, poi riporta le mani sui miei fianchi e le fa scendere fin sulle cosce, tirandomi su. Allaccio le gambe intorno alla sua vita mentre andiamo in camera mia.

The Shadow Inside MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora