Capitolo 11 "Rivelazioni"

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G: "Tutto è cominciato due anni fa. Io e Justin stavamo insieme da un anno e qualche mese ormai. Sono tornata a casa da un viaggio di studi il 15 agosto 2013, appena arrivo vado a casa per posare le cose e salutare la mia famiglia. Mi precipito a casa di Justin." Dei flashback si fanno spazio nella mia mente.

Ho le farfalle nello stomaco, non lo vedo da due mesi, deve raccontarmi tutto quello che ha fatto. Quando mi trovo davanti alla porta di casa sua suono e la madre viene ad aprirmi. Ha una faccia stanca e rassegnata, strano, è sempre così sorridente. Mi da un forte abbraccio.

G: "Pattie, ci sta Justin?"

P: "Si cara è in camera sua, fallo rinsanire ti prego, non so che gli sta prendendo, io esco un attimo a fare la spesa." Annuisco e salgo correndo le scale verso il ragazzo che amo. Le parole di Pattie frullano nella mia testa, che voleva dire? Non è lo stesso di due mesi fa, quando mi ha accompagnata all'aeroporto e mi ha detto che mi ama? Tutti i pensieri scompaiono quando busso alla porta di camera sua.

J: "Mamma lasciami perdere non voglio che entri." La sua voce, che ricordavo dolce e bellissima ora è rude e cattiva.

G: "Justin sono io, Giorgia." Una volta pronunciate queste parole sento un botto, poi la porta si spalanca e mi ritrovo quegli occhi color nocciola che mi fissano e si riempiono di lacrime. Mi attira a se e mi abbraccia fortissimo sussurrando al mio orecchio.

J: "Dio, mi sei mancata così tanto." Mi allontano leggermente per poterlo guardare negli occhi, delle lacrime bagnano le sue guance, la vitalità che avevo lasciato non c'è più, sembrano così spenti.

G: "Mi sei mancato tantissimo anche tu." Prende il mio viso fra le mani e chiudo gli occhi per assaporare completamente il suo tocco. Lui fa unire le nostre labbra in un bacio dolce, sembrava che volesse chiedermi scusa per qualcosa. Entro nella sua camera e chiudo la porta alle mie spalle non interrompendo il bacio. A staccarsi è lui.

J: "Allora, ti va un gelato? Così mi racconti." Annuisco e, insieme, usciamo da casa sua. Passiamo tutto il pomeriggio a chiacchierare, scherziamo e ridiamo, ma sento che qualcosa è cambiato in questo tempo in cui sono stata via. Il suo sorriso non è più lo stesso.

Trascorrevamo le giornate insieme e Justin diventava sempre più strano, triste, certe volte scoppiava e cominciava ad imprecare e piangere, faceva paura. A volte usciva di casa e rientrava tardi, Pattie mi diceva di aspettarlo ma finiva sempre che tornavo a casa tardi senza averlo visto. Così un giorno decisi di seguirlo, il 21 marzo del 2014. Dissi ai miei che sarei andata a dormire da Sara, invece seguii lui. Camminai a qualche metro di distanza da lui, passammo in vicoli bui finché non arrivammo in un vicolo cieco, lui entrò, io rimasi fuori. Nel vicolo vidi altre persone, tra cui Ryan, il migliore amico di Justin. Iniziarono a parlare di un attacco con una gang, poi realizzai, Justin faceva parte di una gang, che cazzo aveva in testa?continuai ad ascoltare fino a quando la voce di quello che ho capito essere il capo, Alex, non mi fece pietrificare.

A: "Ora che abbiamo terminato vieni fuori ragazzina." Intendeva me? Stava parlando con me? Cazzo! Uscii fuori da dietro il secchione ed andai verso di loro. Quando Justin posò il suo sguardo su di me si paralizzò. Alex vide il suo disagio.

A: "Tu la conosci Justin?" disse con un tono glaciale. Da quella sera cominciò il mio inferno. Tutti i giorni abusavano di me e Justin non faceva niente, appena si avvicinava a me due ragazzi lo prendevano e lo spingevano via "non abbiamo ancora finito" dicevano, le lacrime marcavano il mio viso, non potevo fare niente per fermarli. Anche Ryan provava spesso a fermarli, il giorno peggiore fu quando puntarono una pistola in testa a Justin.

A: "Ora o tu la scopi, o entrambi morite." L'avevo già fatto con Justin ma non davanti a delle persone e non in queste circostanze. Iniziò lui, poi si formò un cerchio e tutti cominciarono a passarmi fra di loro. È stato un incubo. Cominciarono a costringere Justin e Ryan a picchiarmi. Ryan si rifiutava sempre, ogni volta che diceva di non volerlo fare veniva picchiato. Justin si rifiutò tre volte, poi non riusciva più a sopportare il dolore, così cominciò a menare me. Piangeva mentre lo faceva, ma questo non era un buon motivo per essere perdonato. Per me era morto il giorno in cui permise a quegli animali di stuprarmi. Andò avanti così fino al 18 luglio di quest'anno, quando decisero che io non ero più divertente. Mi fecero andare via con Ryan perché era l'unico di cui mi fidavo. Eravamo diventati molto uniti. Una volta che la sua macchina si fermò davanti la porta di casa mia mi disse una cosa.

The Shadow Inside MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora