Capitolo 5

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-Gale noi andiamo in piazza a vedere l'inizio dei giochi, ti va di venire?- chiede mia madre con aria innocente.


non riesco a guardarla negli occhi, continuo a fissare il pavimento e poi con tono secco rispondo di no.

Il problema non è che non voglio andare in piazza, il problema è che non ce la faccio.


Non riesco a  guardare Katniss mentre va a morire.


Mia madre annuisce e poi prende i  miei fratelli per mano chiudendo la porta.

Esco anche io e vado nei boschi.


è la prima volta che ci vado solo per pensare, con me non ho nulla per cacciare, sono solo io con me stesso. Raggiungo la collina, il posto in cui ho parlato con Katniss qualche giorno fa, e mi sdraio sotto la luce del sole.


Mi addormento, cullato dal rumore del vento e dal canto degli uccelli.


Mi risveglio un paio d'ore dopo, probabilmente gli Hunger Games sono iniziato da un bel pezzo.


 Katniss in questo momento è all'interno di un arena a lottare per la vita, o forse è già morta. Torno a casa verso le sei, quando il sole è già tramontato. Qui al distretto diventa subito buio e nessuno rimane fuori casa dopo quell'ora.


Trovo mia madre seduta, con le mani appoggiate sul tavolo a guardare un punto fisso nel vuoto.


- è viva- mi dice senza voltarsi verso di me.

 Faccio finta di non capire, voglio risentire quelle parole


-come hai detto?- chiedo

 
-la tua amica...Katniss è viva. È riuscita a scappare all'interno di un bosco mentre gli altri lottavano fra di loro- ripete con calma, questa volta guardandomi negli occhi.


Rimango qualche minuto senza fiato, poi la ringrazio e vado a sedermi in salotto. 


 è una sensazione strana che non so descrivere. sono felice che Katniss sia viva e che l'arena fosse una foresta, il luogo adatto per una cacciatrice come lei. Ma nello stesso tempo sono anche preoccupato e quest'angoscia sarebbe durata ancora per molto, fino alla fine dei giochi.

-NO KATNISS!- mi sveglio di soprassalto. Stavo sognando Katniss mentre veniva catturata da un tributo del distretto 3 ed io ero uno dei tributi. Ero nell'arena con lei.

è mattina presto ma mi alzo comunque dal divano in cui dormivo ed esco silenziosamente dalla porta. Non ho svegliato nessuno con il mio urlo di disperazione.

Oggi è il secondo giorno dall'inizio dei giochi.


Inizio a camminare per scacciare quel brutto sogno, passo davanti alla piazza e noto i mega schermi. sono spenti, vengono accesi solamente alle due quando viene trasmessa la diretta dei giochi fino alle sei.

non tutti possono guardarla, gli uomini devono lavorare in miniera e alcune donne devono fare lavori in casa. sono pochi i presenti. D'altronde, chi vuole vedere il proprio figlio morire?


Cammino a lungo e in ogni angolo del distretto ci sono pacificatori. Mi controllano, mi osservano in ogni minimo movimento.

"Gli Hunger Games di Gale" (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora