Per sempre tuo, Bucky.

339 29 12
                                    

Tre giorni. Tre dannati giorni in cui non ero riuscita ne a dormire ma tanto meno ad alzarmi dal letto, Tre giorni in cui anche il sol pensiero del cibo mi dava la nausea, Tre giorni che non avevo contatti con nessuno se non con mio padre che cercava di parlarmi invano, Tre giorno che avevo trascorso ad essere arrabbiata con il mondo ma soprattutto con me stessa, Tre giorni che non avevo notizie di nessuno, ne di Steve ne di Nat e tantomeno di lui, di Bucky, Tre giorni in cui piangevo ininterrottamente con il viso sprofondato nella sua felpa mentre lo maledivo, Tre giorni in cui mi rigiravo la sua piastrina tra le mani senza riuscire mai a toglierla. Tre giorni in cui avevo smesso di vivere.
Avevo ricevuto delle chiamate però, chiamate da un numero sconosciuto, avevo risposto a tutte, sapevo benissimo di chi si trattasse, tuttavia dall'altro capo del telefono sentivo solo sospiri soffocati anche se avrei giurato di sentire una voce sussurrare il mio nome e nonostante fosse stato soltanto un sussurro, quella voce l'avrei riconosciuta anche lontana chilometri, perchè era la sua voce, per quanto potessi sforzarmi non l'avrei mai dimenticata.
Ed eccolo, un altro squillo, afferrai velocemente il telefono tra le mie mani, lessi il numero ma subito dopo corrugai la fronte, era diverso rispetto a quello degli altri giorni, decisi di rispondere, "pronto?" "t/n" feci un sospiro "Steve" ci fu un attimo di silenzio "come stai?" gli occhi ormai stremati dal pianto tornarono a farsi lucidi, non avrei mentito sta volta, ero troppo stanca anche per inventare falsità "sai già la risposta" "ascolta, spero che prima o poi riusciremo a parlarne dal vivo ma per ora volevo dirti semplicemente che mi dispiace, sapevo di star sbagliando nascondendovi la verità, ma Bucky... Lui è mio fratello, non potevo pugnalarlo alle spalle in questo modo, non dopo tutto quello che abbiamo passato e che ha passato, so che questo non mi giustifica ne tantomeno mi aspetto che mi perdoni, ma è la verità" restai qualche secondo in silenzio per metabolizzare, e per quanto facesse male un minimo aveva ragione, infondo io avevo fatto la stessa cosa prima con mio padre e poi con Bucky, sarebbe stato da incoerente non riconoscerlo "ti perdono Steve" "grazie" guardai quella felpa che tenevo stretta fra le mani "posso farti una domanda?" "certo" "E-era lui? Quel numero che mi ha chiamata, era... Era Bucky?" lo sentii sospirare "si" una scarica mi colpì proprio al centro del petto "p-perchè a-allora non mi ha parlato? P-Perchè è rimasto li senza dire nulla? P-Perchè non è qui adesso a chiedermi scusa? T-ti supplico Steve dimmelo, ho bisogno di saperlo" scoppiai nuovamente in un pianto frastornante "posso solo dirti che è distrutto, è perso senza di te, lo sai" "Steve io non ce la faccio senza di lui però non hai idea di quanto mi abbia fatto male, mi ha mentito, mi ha tenuta nascosta una cosa fondamentale... All' inizio mi fece una promessa, che mi avrebbe detto tutto, e-e allora perchè non lo ha fatto? P-perchè ha dovuto tenermelo nascosto arrivando a questo?" cercai di riprendere in mano il controllo del respiro, "mi dispiace davvero tanto t/n" nel frattempo sentii mio padre chiamarmi dal piano di sotto "Steve io ora devo andare" cercai di asciugarmi velocemente le lacrime "d'accordo, ti prometto che ci vedremo il prima possibile d'accordo?" "si va bene, ci sentiamo presto" chiusi la telefonata e mi passai le mani sul viso per poi dirigermi in bagno e darmi una rinfrescata, guardai dritto verso lo specchio, quella non ero più io, "io ci provo a sorridere ma è maledettamente difficile" mormorai al mio stesso riflesso di fronte a me, era tutto maledettamente difficile ormai.
"wow chi si rivede, e cavolo senza il pigiama, sei in forma piccoletta" andai a salutare Rhodes che dopo il cattivo incidente stava seguendo la riabilitazione "come stai zio?" "piano piano ne uscirò, tu invece?" provai ad accennare un sorriso ma gli occhi si riempirono nuovamente dalle lacrime tanto che se ne accorse "sei forte" avrei tanto voluto che fosse così, mi girai verso mio padre "hai chiamato?" era la prima volta che gli rivolgevo la parola dopo quello che era accaduto, mi guardò rattristito, "t/n ti prego parliamone" abbassai lo sguardo sul pavimento, prendendo un grande respiro "si" accettai, non so perchè ma accettai, mi avvicinai a lui fronteggiandolo "scimmietta lo so che probabilmente ora mi starai odiando, ma io ci ho provato, ho provato a giungere a compromessi, a trovare un modo per uscirne senza disastri senza rendermi conto che il vero disastro probabilmente lo stavo facendo io con te, hai tutte le ragioni per non parlarmi, però mi manca mia figlia" sembrava anche lui sull'orlo di piangere e credo che se mi avesse detto questo cose in un altro momento gli avrei urlato le peggio cose, eppure ora... "mi hai davvero deluso questa volta papà" fece un sospiro orami rassegnato, una cosa che non rientrava per nulla nella sua etica, "però te l'ho ripeterò anche quando sarai vecchio e troppo sordo per sentirmi, sei il mio papà, non ce la farei mai senza di te" un briciolo di speranza si riaccese nel suo volto "quindi mi perdoni?" non dissi nulla, soltanto lo abbracciai, mi strinse forte a se lasciandomi un bacio sulla guancia "grazie scimmietta" ci staccammo solo quando sentimmo qualcosa o meglio qualcuno picchiettare sul vetro "siete voi il signore e la signorina Stank?" un anziano signore delle poste era li che ci guardava in difficoltà "oh si, sono proprio loro i signori Stank, sisi" disse mio zio dietro di noi, non ci avrebbe dato più pace, ne ero certa, mio padre andò a prendere tutto "questa è per te" mi passo una scatola, aveva soltanto un filo verde incrociato a chiuderla, fu quando guardai la parte di sopra che notai una margherita incastrata fra di esso, fu come se un vortice di emozioni mi investì improvvisamente, "chi lo manda?" chiese mio padre curioso, cercai in tutti i modi di reagire "s-scusatemi" correndo tornai nella mia stanza e lo posai al centro del letto mentre io rimasi in piedi a guardarlo mentre gli occhi e la testa bruciavano, sentivo soltanto il cuore battere forte, fu come se il mio volere e il poco coraggio che in quel momento mi avvolgeva stessero giocando a tirare una fune con in centro quel pacco, chiusi gli occhi respirando lentamente fino a quando non mi decisi, tornai a sedermi sul letto a gambe incrociate e lo presi fra le mani, tolsi delicatamente il fiore ed il filo e lo scartai mentre il cuore mi pulsava in gola... Un orsacchiotto, al ricordo del discorso prima di scendere dal Jet 3 giorni prima uno strano sorriso indecifrabile cercò di farsi spazio fra le labbra, lo strinsi fra le braccia e inconsciamente riconobbi il suo profumo, vidi poi un biglietto legato alla zampetta, "non credo che accetterai questo regalo, però te lo dovevo, perché si non sei stata la mia prima ragazza, ma sei stata il mio primo vero amore che ha reso tutte le altre insignificanti" scossi la testa, no non me lo doveva, l'unica cosa che mi doveva era una semplice verità così che quell'orsacchiotto lo saremmo andati a comprare insieme dopo una delle nostre passeggiate al parco, scacciai quei pensieri e non sapendo ancora bene cosa avrei fatto con l'orsacchiotto, lo posai vicino al pupazzetto di Iron man sul mio letto, "anche tu sei stato il mio primo vero amore" sussurrai fra me e me, perché nonostante tutto, era la verità, era la prima persona che avessi mai veramente amato.
Tornai a guardare dentro la scatola, fu allora che la vidi, c'era una lettera sul fondo, una lettera che solo guardandola mi fece saltare il cuore di un battito, allungai la mano tremante afferrandola e poi tirai via la scatola, rigirai la lettera fra le mani per circa 10 minuti mentre la guardavo svotata di ogni tipo di espressione, la guardavo e basta, lanciai un altro sguardo all'orsacchiotto e alla sua maglia poco più distante da lui per poi tornare alla lettera, feci un sospiro profondo "puoi farcela t/n, è solo una lettera" finalmente la aprii estraendo il foglio, lo spiegai poichè piegato in due e con il cuore in gola iniziai a leggere...

Il ragazzo dagli occhi Blu // Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora