Parte Prima-Mattia-Capitolo 1

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La primavera era arrivata portando con sé il profumo delle ginestre, che si spargeva tutt'intorno, mentre i primi raggi di un timido sole illuminano il suo viso. Mattia pedala svogliatamente lungo la strada deserta, socchiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dalla sinfonia di Beethoven, in un crescendo che accompagna con il movimento delle mani. Gli succede qualcosa di strano quando viene posseduto da quei suoni che provengono dal passato, si sente vivo in un modo che nessun'altra cosa gli ha dato fin ora, neanche il primo spinello, fumato con Marco dentro al fienile. Forse era stato il gusto del proibito a dargli quell'eccitazione, ma aveva deciso che non facesse per lui, aveva tossito tutto il tempo e si era promesso che sarebbe stata l'ultima volta. La sinfonia termina e lui cerca nella playlist del cellulare qualcosa di più attuale, mentre una voce lo richiama.

"Hey Mattia, tutto bene? Stamattina hai deciso che è ora di far lavorare un po' quelle gambe?"

Mattia alza il viso e riconosce Gino, il contadino che coltiva le mele e da cui piace farsi raccontare le storie di quelle montagne. Gli piace ascoltare, ha sempre degli aneddoti divertenti o interessanti e lui ne rimane affascinato. Come quando gli parla di quei frutteti e di come nascano le mele dopo un lavoro di dedizione e amore, mentre lui ascolta e fantastica.

"Ciao Gino, come vanno le nostre bimbe oggi?" chiamano così le mele del suo frutteto, ora ancora acerbe, mentre la primavera si risveglia e inizia il suo lavoro.

"Sono ancora indietro, ma stanno crescendo, un po' come te." Mattia ride e piccole fossette si aprono sul suo viso. Ha un sorriso così bello, solare e sfrontato, che si apre alla vita. È così voglioso di prendersi tutto ciò che il mondo ha in serbo per lui e quando la primavera lo chiama, si sente così pieno di esperienze da fare, così libero.

"Cresceremo insieme, allora. Ci si vede Gino." continua la sua pedalata, salutando l'amico contadino con un cenno della mano. Percorre tutta la strada fino al paese e si ferma davanti alla fontana della piazza, per bere l'acqua che sgorga direttamente dalla fonte.

"Ciao bro', che fai qui a quest'ora? Ho provato a chiamarti ma non hai risposto."

Mattia si asciuga gli angoli della bocca con la manica della giacca e da uno sguardo distratto al cellulare.

"Non ho sentito la chiamata, che volevi?"

"Sabato prossimo c'è il torneo di calcetto, sei dei nostri?" Giacomo è uno dei suoi compagni di scuola con cui ha un rapporto non troppo stretto. È simpatico ma un po troppo invadente e a Mattia non piace chi ficca il naso con troppa insistenza.

"Non lo so, ti faccio sapere, ok?" si salutano con la promessa di sentirsi presto. Da uno sguardo al sole già alto nel cielo, se si affretta a tornare a casa può rientrare in tempo per il pranzo. Oggi è domenica e non ha impegni, può dedicarsi a ciò che più gli piace. Nel pomeriggio andrà a fare un giro nei boschi con Ettore, il suo fidato amico a quattro zampe. Era arrivato a sorpresa il Natale di sei anni prima, quando si erano da poco trasferiti nella loro nuova casa e quando l'aveva visto, un batuffolo bianco con un occhio macchiato di scuro, era scoppiato a piangere. Non gli piace troppo ricordare il 'prima' di questa sua vita. Il prima è tutto oscuro, avvolto dalla nebbia e da ricordi poco piacevoli. Ormai l'immagine di suo padre è qualcosa di nebuloso che non ha piacere a riportare alla mente e che ha nascosto nel punto più remoto di sé, cercando di non pensarci. Resta lì, come un grumo di sangue dopo una ferita profonda, che non sanguina perché pronta a cicatrizzarsi, senza riuscirci, basterebbe poco, una botta un po' più forte, perché il sangue torni a sgorgare libero. Scaccia quel pensiero e aspira i profumi della natura a pieni polmoni, pensando che non ci sia nulla di più bello, poi si blocca. Qualcosa di più bello c'è, la ragazza più meravigliosa che abbia mai visto, Beatrice Dotti. Frequenta la sua stessa scuola in città, il liceo musicale, anche se è di un altro paese. Beatrice è per lui la ragazza più bella e dolce del mondo, con quella timidezza rara che gliela fa adorare di più. Suona il violoncello ed è stato rapito dalla prima volta che ha ascoltato cosa è capace di tirare fuori da quello strumento. Passava per caso davanti alla sala musica e si era bloccato all'istante, catturato da quel suono. Era rimasto sulla porta a fissarla tutto il tempo e aveva avuto modo di guardarla bene. I suoi occhi verdi che teneva bassi, nascosti dietro le lenti da vista, ma che spiccavano anche da così lontano; i capelli biondi, tagliati corti che le arrivavano appena sotto le orecchie e un viso che più dolce di così non avrebbe potuto definire. Quando aveva alzato lo sguardo e aveva visto Mattia che l'osservava, era arrossita e questo lo aveva intenerito, ormai non gli capitava quasi più di incontrare ragazze, anche alla sua età, che lo facessero. Frequentando la stessa classe avevano avuto modo di parlarsi e conoscersi, ma non erano ancora in quella fase che potesse definirsi amicizia e lui era dispiaciuto per questo. Avrebbe dovuto provocare qualche evento che li avvicinasse di più. Pedalando immerso nei suoi pensieri era arrivato a casa e saltando giù dalla bici ancora in corsa, vede venirgli incontro Ettore, che gli saltella attorno felice. Entra in casa di corsa, per salire nella sua stanza e intravede Giulia seduta in sala con il computer sulle ginocchia. La saluta velocemente e la vede seguirlo con lo sguardo.

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