Parte prima-capitolo 12

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Mattia fissa lo sguardo in fondo al cortile, dove Marika siede sul muretto, le gambe incrociate e il viso adagiato sulle mani aperte, guardando di fronte a sé.
Non fissa un punto preciso, è come se non vedesse realmente nulla e i suoi pensieri la portassero lontano.
Li può sentire, in quell'impercettibile fremere della sua guancia, nel modo in cui le ciglia si muovono appena e il suo mento sfrega sulle mani, puntando con più forza.
Non si erano più detti nulla dopo quel giorno, lei non l'aveva ringraziato, come se nulla fosse accaduto, era tornata ad ignorarlo come faceva con tutto il resto del mondo. Era così diversa da Beatrice, così dolce e solare, così timidamente attenta a quello che le accadeva intorno, Marika era chiusa nel suo mondo a cui nessuno aveva accesso e sembrava bastarsi. Non l'aveva mai vista piangere e neanche accennare un'espressione di tristezza o far intendere di essere stata ferita dalle parole di qualcuno, come se avesse una corazza talmente spessa da renderla immune a qualsiasi dolore e indifferente al genere umano. Eppure doveva pur avere un punto debole, un dolore nascosto, talmente profondo che raggiungerlo sarebbe stato come scoperchiare un vaso polveroso e trovare un tesoro nascosto. Era affascinato dalla sua mente, non poteva negarlo, c'era qualcosa in lei che lo attirava in maniera inesorabile, come una calamita. Si avvicina a lei senza che Marika dia segno di averlo notato.

"Cosa vuoi Conforti, anche tu vuoi provarci con me?"

Mattia sorride, perché per quanto non abbia dato segno di essersi accorta di lui, in realtà aveva seguito i suoi movimenti e gli aveva parlato senza neanche girare lo sguardo.

"Volevo sapere come stavi."

"Perché, come dovrei stare? Tu piuttosto, ho sentito dire che la preside vuole mandarti da uno strizzacervelli, sei pronto a questo?'
Mattia si trova i suoi occhi scuri come il mare di notte che lo fissano privi di qualsiasi espressione, mentre sul volto un leggero sorriso di scherno si profila. Non riesce ad essere adirato per quelle parole, continua a fissare i suoi occhi cercando di scoprire cosa nascondano.

"Non aspettarti che ti ringrazi, non ho chiesto il tuo aiuto, me la sarei cavata da sola, quel microbo non mi fa nessun effetto, tantomeno le sue parole."

"Non l'ho fatto per te, non sopporto gli atteggiamenti da stronzi verso il genere femminile." Stavolta lo sguardo di Marika si assottiglia, strizzando gli occhi e inclinando la testa, come se lo stesse studiando.

"Sei strano Conforti." Stavolta Mattia scoppia a ridere, lei che gli dà dello strano è un assurdo totale, che fa sorgere anche un accenno di sorriso sul viso della ragazza. Il suono della campanella di fine ricreazione li riporta in classe, dove il resto delle lezioni scorre noioso, oggi hanno solo lezioni teoriche e Mattia non può neanche distrarsi fissando il profilo di Beatrice. Oggi non è in classe e non ha risposto alle sue chiamate, il suo cellulare risulta spento. Appena tornato a casa prenderà la bicicletta e andrà a casa sua, deve sapere cosa le sia accaduto. Si precipita in casa, salutando a malapena Giovanni e si fionda in camera sua per svuotare lo zaino e riempirlo con una giacca a vento e un paio di libri che vuole portare a Bea. Mentre scende le scale viene bloccato dalla voce di Giovanni, che lo chiama.

"Quanta furia, dove stai andando?"

Mattia si ferma un attimo a riflettere, potrebbe dire una bugia per svignarsela senza altre domande, ma alla fine opta per la verità, ha già dato troppi problemi ultimamente e non vuole creare ulteriori attriti.

"Bea oggi non era a scuola e non risponde alle mie chiamate, vado a vedere come sta e a portarle i compiti di oggi."

"Mangia qualcosa prima, Giulia ha preparato il pranzo ed è dovuta andare a parlare con la preside."

I loro sguardi si sfiorano e Mattia capisce che si tratta ancora di lui e abbassa leggermente lo sguardo, temendo un'ulteriore ramanzina.

"Siedi un attimo, è il caso che anche tu sappia cosa abbiamo deciso."

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