parte Quarta-capitolo 2

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Era arrivata l'estate e con lei il caldo torrido a Roma. Giulia aveva appena terminato la scuola, diplomandosi con ottimi voti, nell'anno in cui era diventata maggiorenne. Progettava di iscriversi all'università di ingegneria senza avere ancora le idee chiare su quello che sarebbe stato il suo futuro. Era ormai un mese che aveva dolori lancinanti al basso ventre e delle perdite rosse che non la lasciavano tranquilla, aveva fissato la visita con la ginecologa, d'urgenza, perché quella situazione la preoccupava. Dopo la visita, la dottoressa Cinzia Marasco le aveva prescritto per scrupolo un'ecografia e una tac e ora, mentre sedeva di fronte a lei tormentandosi le mani e guardandola leggere con cura i risultati, strani pensieri prendevano possesso della sua mente. Aveva come un piccolo tarlo che continuava a girarle nel cervello, con insistenza.

"Allora Giulia, ho letto con cura
Il risultato della tac e purtroppo abbiamo un problema da affrontare. Non ti spaventare, ti spiegherò nel dettaglio tutto quanto. Prima ti farò fare un altro esame, per avere la certezza della natura del tumore. Faremo tutto ciò che è necessario e prenderemo le decisioni assieme, sei giovane e confido che risolveremo tutto nel minor tempo possibile."

Di tutto quel discorso, pronunciato con voce calda e comprensiva, mentre cercava di sorriderle per rassicurarla, Giulia aveva inteso solo una parola, tumore.
Ora le girava in testa come un vortice, facendole salire la nausea alla bocca dello stomaco e un sapore acido in gola. Aveva solo diciott'anni, non poteva essere vero, non era giusto per niente. Era la sua punizione, l'eredità genetica di sua mamma, quello che ancora la legava a lei e le urlava che meritava di soffrire.
Non poteva che essere così, non c'era altra spiegazione a ciò che le stava accadendo.
Rientrando a casa, senza proferire parola con nessuno, era andata a rintanarsi nella sua stanza e quando Magda l'aveva chiamata per la cena aveva finto un mal di pancia che in effetti provava, anche se solo nella sua testa. Fissava il suo volto allo specchio e non si riconosceva. Chi era realmente? Chi era diventata? Da quando aveva lasciato la casa famiglia e aveva accettato e amato la sua nuova vita le sembrava di aver raggiunto un nuovo equilibrio, ma ora?
Ora ripiombava in tutti i tunnel più bui della sua infanzia, dove non c'era spazio per la speranza, dove il mondo era una continua lotta per restare a galla, per non farsi trascinare nella melma che le invischiava il cuore.
Il leggero bussare alla porta la fa trasalire e quando sente la voce di Carlo, che le chiede il permesso di entrare, si asciuga le lacrime con le dita e lascia che entri in camera. Lui osserva il suo viso in silenzio, prima di sedersi poco distante da lei, le mani in grembo e lo sguardo che cerca una risposta nei suoi occhi.

"Va tutto bene? Magda mi ha detto che non hai voluto mangiare nulla."

"Si, solo il solito mal di pancia, sai quei giorni."

Carlo sorride appena, facendo un cenno con la testa.

"Anche se ho avuto solo figli maschi, conosco il problema. Me lo diresti se fosse altro, vero?"

A lui non è mai stata capace di mentire, si sono capiti con lo sguardo, da subito. Abbassa gli occhi perché non vuole farsi vedere piangere, non ora. Ha bisogno di capire, di accettare quel magone che non ne vuole sapere di abbandonare la sua gola e di scendere nello stomaco, per sparire.

"Piccola, sappi che noi ci siamo e ci saremo sempre. Qualsiasi cosa accadrà. Ora, da buon padre, farò finta di nulla e tornerò da tua madre, dicendole che va tutto bene."

Se solo alzasse lo sguardo, incontrando il suo, crollerebbe come zucchero filato in bocca a un bambino, ma continua a fissarsi le mani, incapace di reggere qualsiasi gesto, come un abbraccio di cui sente un estremo bisogno. Ma rimane immobile, aspettando che Carlo si alzi da quella sedia ed esca dalla stanza. Raccoglie un cambio veloce e lo infila nello zainetto, senza neanche pensarci. Lascia un biglietto in camera sua, che leggeranno quando sarà già lontano e afferrate le chiavi della macchina, parte verso la sua destinazione. Farà ritorno domani, ora ha bisogno di fare una cosa prima di decidere che senso dare al suo futuro, sempre che ne abbia ancora uno. Ha preso la patente da poco e non ha mai guidato in autostrada, ma non le importa, cosa le può accadere di così terribile, che non sia già successo? La radio a tutto volume che le martella in testa le hit del momento le da un po' di sollievo, urla quelle parole per buttare fuori tutta la rabbia che sente. Rabbia verso sé stessa, per non essere stata capace di dirselo fino ad allora e di avere bisogno di sentire la paura di morire per capire di non avere tempo. Perché in quei tre anni, passati cercando di abituarsi alla sua nuova vita, l'ha sempre saputo le mancasse qualcosa, un pezzo di sé stessa.
E non è solo la mancanza fisica che aveva provato, tutti i giorni, anche se ogni giorno un po' di meno, ma quella mentale. Quella connessione che non aveva più provato con nessuno, quell'appartenersi, quel sapere che qualsiasi cosa si facesse bastava voltarsi, per trovarlo al proprio fianco. Perché aveva permesso che accadesse? Forse era solo una ragazzina stupida, ma sapeva che le cose non sarebbero dovute andare così. Ora, prima di morire o di perdere una parte di sé, doveva avere notizie di Giovanni, per potersi rassegnare, per poter andare avanti e l'unica che poteva dargliele era Paola, ed è da lei che sta andando. Aveva permesso che il suo corpo provasse piacere, con ragazzi che l'avevano usata solo per scopare, ma era stata lei in fondo ad usare loro. Perché voleva dimenticare, cancellare quelle sensazioni che solo con lui aveva provato, nonostante non si fosserò mai spinti oltre qualche bacio, eppure neanche il piacere fisico, per quanto appagante, aveva rimosso quelle sensazioni. Nessuna di quelle storie era durata più di qualche settimana, non c'era niente oltre il desiderio fisico, nulla. Quando riconosce l'entrata della casa famiglia, una miriade di sensazioni la travolge e deve fermare la macchina e respirare lentamente, perché le gira la testa, come se fosse su un ottovolante. Anche se era durato pochi mesi li era stata felice, come mai prima di allora e neanche dopo, per quanto la vita le avesse regalato nuova stabilità. Scende dalla macchina e si avvia a passi lenti verso l'ingresso, ogni cosa su cui posa lo sguardo le ricorda qualcosa di loro, ogni angolo le parla, i profumi che avverte nell'aria le riempiono le narici di passato. Chiude un attimo gli occhi e si perde in quelle sensazioni, senza neanche accorgersi di aver posato la mano sul campanello.
Sente spalancarsi la porta e riapre gli occhi, trovandosi quelli stupiti di Paola, che la fissano.

"Giulia?" La voce carica di emozione e sorpresa della donna sono la goccia che apre il fiume delle sue emozioni e l'attira a sé per stringerla forte, perdendosi in quell'abbraccio. Paola non dice nulla, lascia che la stringa per tutto il tempo di cui ha bisogno, in silenzio. Quando quell'abbraccio si scioglie, la invita ad entrare in casa, precedendola. Prepara una delle sue tisane, mentre il silenzio scende tra loro, sanno entrambe che hanno bisogno di abituarsi a quel momento, prima di poterlo vivere.

"Bevi piano, scotta. Ti ricordi le nostri notti insonni davanti a una tazza fumante? Non ho più avuto nessuno con cui condividere questi momenti."
Giulia le afferra la mano, stringendo forte e Paola solleva lo sguardo, pet scrutare a fondo il suo viso stanco.

"Chiedimi quello che vuoi sapere, lo so che non sei qui solo per vedere me."

Lei sorride, Paola ha sempre capito cosa le si agitasse dentro, con un solo sguardo. Non c'è bisogno di chiedersi se vada tutto bene, perché sanno entrambe non sia così.

"Devo prendere una decisione importante, per la mia vita e il mio futuro, prima avevo bisogno di chiudere con il passato, per questo sono qui."

"Intendi con Giovanni, giusto? Lo so che sei qui per lui."

"Come sta?" Non le viene in mente altro, se non sapere come stia, se non essere certa che l'ha dimenticata, che sia andato avanti, che per loro non ci possa essere nessun futuro possibile.

"Sta bene, studia tantissimo ed è già più che una promessa come violinista, è già una piccola stella, pronta a brillare su tutti i palcoscenici. Non devi preoccuparti per lui, non è solo questo che volevi sapere, giusto?'

Giulia scuote la testa, respirando profondamente per placare il battito sconnesso del suo cuore.

"Ti ha mai chiesto di me, in questi anni?"

"Cambierebbe qualcosa?"

Forse non cambierebbe nulla, forse è solo un volersi aggrappare a qualcosa che esiste solo nella sua testa, quella Giulia e quel Giovanni che ora non esistono più.

"Sapeva che stavi bene e che eri in buone mani, l'ha sempre saputo. Ha fatto questo per te, tagliare completamente ogni contatto, perché tu potessi avere una vita felice e realizzata. Non ha avuto bisogno di chiedermi di te, perché lo sapeva fossi felice, anche senza di lui."

Giulia scatta in piedi, come se una forte scossa l'avesse attraversata di colpo, facendola vibrare.

"A nessuno è importato di cosa pensassi io? Di quanto fossi disperata, di cosa volessi per la mia vita? Ha deciso per me e non potrò mai perdonarlo per questo, neanche in dieci vite. Se lo senti digli che questa piccola Giulia l'ha cancellato per sempre dalla sua vita e dal suo cuore, che può stare tranquillo e non avere sensi di colpa e che gli auguro tutto il meglio." Le nocche le sono diventate rosse dallo sforzo di stringere il bordo del tavolo, i tagli sui polpastrelli le bruciano facendola sentire viva, ancora una volta.

"Non portargli rancore, eravate troppo giovani, forse se aveste avuto qualche anno un più, forse in futuro..."

"Non ci sarà nessun futuro per noi due."

Non c'è altro da dirsi, si stringono in un abbraccio che conserva dentro di sé tutto l'affetto che le lega. Dovrebbe riprendere la strada di casa ma ha bisogno di stare da sola e prende una stanza in un albergo poco distante, buttandosi sul letto per cercare di dormire. Troppi pensieri, troppi fantasmi si affollano nella sua mente. Non permetterà più a nessuno di impadronirsi del suo cuore, nessuno dovrà più avere accesso alla sua anima. Ha preso la sua decisione, si farà togliere l'utero e il male che conserva dentro, perché lo sa che non sarà mai madre e neanche lo desidera. Cancellerà quella brutta pagina della sua vita e andrà avanti, diventando quella donna realizzata che tutti vogliono.
Allora perché dentro di sé si sente ancora quella ragazzina? Quella che per un attimo aveva sfiorato l'amore? Quella che si era sentita amata e compresa, come mai le era stato possibile prima? Nasconde dentro di sé quel pensiero, lo annulla e lo soffoca perché non possa più essere reale. Nessuno avrà più accesso a quella parte fragile, lei sarà forte e userà gli altri per arrivare ad avere ciò che vuole. La piccola Giulia è morta per sempre, insieme al suo utero vuoto e malato. Insieme a quella madre amata e poi odiata con tutte le forze e a quel padre che non aveva voluto sapere nulla di lei e che lei aveva cercato disperatamente per troppo tempo. Sarebbe stata una nuova Giulia e niente avrebbe più turbato il suo mondo.

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