parte quarta-capitolo 4

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Il mare che scivola liquido tra i suoi piedi, mentre si ingrossa per poi ritrarsi, dopo avergli lasciato una sensazione di fresco che da sollievo dal caldo torrido dell'estate appena esplosa, non da pace ai suoi pensieri in tumulto. Beatrice è appena partita, lasciando un vuoto nel suo petto che fatica a riempire, un peso così intenso da impedirgli di respirare liberamente. Osserva i suoi piedi, concentrandosi sugli sbuffi schiumosi che lambiscono le sue dita, per non dover fermarsi a pensare. A quindici anni il tempo è relativo, non esiste il per sempre che non sia ora, non esiste il futuro ma solo ciò che si vive, che sembra dover essere eterno, salvo poi rendersi conto che nulla lo è, neanche la vita stessa. Mattia non può averne consapevolezza in un momento in cui la stessa sua esistenza sembra sgretolare tutte le sue certezze, inesorabilmente. Non può che cadere a pezzi, per poi raccoglierli e ricomporsi, cercando un senso a tutto quanto.

"Pensi troppo, mi ricordi me alla tua età, non c'è una spiegazione a tutto e nemmeno il modo per porre rimedio. Possiamo solo cercare di cambiare ciò che dipende da noi e accettare ciò che non lo è."

Le braccia di Giulia che lo avvolgono, cercando di placare il suo cuore in tumulto, segnano la sua resa agli eventi. Vorrebbe piangere, ma sa di dover essere forte anche per chi lo vorrebbe essere per lui e respinge indietro quel magone che lo opprime.

'Com'era Giovanni alla mia età? Alle volte penso a papà e non riesco a capacitarmi come siano così differenti, pur essendo così uguali. Non riesco a darmi una spiegazione sul perché io non sia come lui, eppure è il suo sangue che scorre nelle mie vene, sono i suoi geni che risiedono nelle mie ossa, nel mio cervello. E se lo fossi come mio padre e me ne accorgessi solo più avanti? Come potrei vivere con questo peso?'

Giulia, con il petto appoggiato alla sua schiena, avverte ogni vibrazione del suo corpo, mentre sente montare la rabbia dentro di sé. Ci è passata anche lei, molto tempo prima e non può che maledire qualsiasi legame di sangue, che non potrebbe essere più distante dal senso stesso della procreazione. Come può spiegargli che non si è un codice genetico, se non per la maledetta scienza, ma si è ciò che si sceglie di essere? Come può dargli la certezza che certi fantasmi non si presentino più a bussare alla sua porta? Eppure lo sa quanto Mattia sia così distante dall'animo di quell'uomo che l'ha generato, ha scelto di essere diverso, da subito. Ha lasciato che il suo cuore si ribellasse al male che gli veniva imposto e che dettava le sue giornate. La prima volta che si erano guardati negli occhi e lei aveva visto quella luce nel suo sguardo, quella buona che niente aveva a che fare con il male, neanche cercando oltre le sue intenzioni. Fa scivolare le braccia lungo il corpo di Mattia e, nonostante ormai la sovrasti di parecchi centimetri, lo fa girare verso di sé, cercando il contatto con i suoi occhi. Lo smarrimento che vi legge dentro la turba, le sembra di vedere Giovanni anni prima, quando i loro sguardi si erano incontrati per la prima volta e quello che aveva colto, l'aveva lasciata turbata. Aveva letto tanta sofferenza ma nel contempo una voglia di accogliere ciò che aveva catturato nel suo, come se le avesse letto dentro, come se per lui fosse inevitabile farsi carico di quello che aveva scorto dal primo scambio di sguardi. Gli solleva il mento con le dita, per poter aver accesso ai suoi occhi, perché vuole che senta ciò che ha da dirgli, oltre le parole stesse.

"Non sarai mai come lui, neanche se tu stesso lo volessi. Non c'è odio nel tuo cuore, forse rabbia, ma quella la rivolgi verso te stesso, colpevolizzandoti. Ci sono passata e so esattamente cosa provi. Non permettere mai che il senso di colpa e la paura abbiano il sopravvento. Sei una persona buona e questo non lo cambierà mai nessuno, per quanto possa provarci."
Tuffarsi dentro quello sguardo, che la riporta a una vita fa, quando lei e Giovanni erano solo due ragazzini insicuri e pieni di sogni, le fa sentire tutto il peso del tempo che scorre e delle responsabilità che pesano sulle sue spalle. Ora quel ragazzo ha bisogno di lei, ha necessità di sentire che può affidarsi e lasciarsi amare e lei non vuole deluderlo. Lo vede abbassare lo sguardo e perde il contatto con quelle profondità liquide, che tante volte le hanno parlato e che stavolta cercano di sfuggire.

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