Parte quarta -capitolo 6

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Apre gli occhi perché un rumore sordo, come di una finestra che viene aperta spingendo con forza, lo strappa dal sonno. Sente ancora in bocca quel sapore e si accorge di essersi morso la guancia fino a farla sanguinare.
Era talmente reale che tutto il suo corpo vibra ancora di tutte quelle sensazioni e una voglia incontrollata di vedere Giuia, lo possiede. Il rumore si ripete e deve accantonare gli strascichi di quel sogno per tornare alla dura realtà.

Il sistema d'allarme non ha suonato!

Ora è completamente sveglio e vigile. Cercando di non fare il minimo rumore scivola giù dal letto e rimane immobile dietro alla porta della camera, il respiro trattenuto, in attesa.
Qualcuno si è introdotto dentro e ora sta avanzando lungo il corridoio che porta alle stanze. Giovanni sa di essere solo, perché durante la notte viene attivato il sistema di allarme ma non ci sono ronde davanti casa. Sente i passi leggeri di qualcuno che avanza anche nel buio che avvolge la casa e quando ne scorge la sagoma, trattiene il respiro. È esile e molto più basso di lui, può avere una possibilità se lo coglie di sorpresa. Attende che abbia superato di qualche passo l'ingresso della camera da letto per spuntare fuori e afferrarlo da dietro, immobilizzandolo con un braccio a circondare il collo, attirando il suo corpo verso di sé, per impedirgli di reagire.
Si sorprende di quanto sia esile il corpo che stringe a lui e quando sfiora con le dita i lunghi capelli che scendono sulle spalle, si accorge che sia una donna.

"Dimmi chi cazzo sei o stringo fino a soffocarti."
La sua voce rimbomba nell'assoluta tranquillità in cui è immersa la casa.

"Sono Marika."

La sorpresa gli fa allentare la presa e sente la ragazza tossire leggermente, prendendo un lungo respiro.

"Che ci fai qui? Come mi hai trovato?"

Marika si massaggia dolcemente il collo, ancora arrossato dalla stretta del braccio di Giovanni.

"Sono qui per parlare con te. Non mi chiedere come abbia fatto a rintracciarti, non ti piacerebbe e neanche cone abbia fatto a neutralizzare il sistema d'allarme."

Giovanni la afferra dolcemente per un braccio, entrando nella camera e andandosi a sedere su uno dei letti, lasciando che lei si accomodi al lato opposto.
Le scruta il viso scavato e solcato da profonde occhiaie, di chi non dorme più bene da troppo tempo. La incoraggia con lo sguardo a parlare, restando a fissarla,  comprensivo.

"Ci sono cose che devi sapere, perché siete in pericolo e bisogna agire subito."

"Siamo? Chi? Intendi io e Mattia?"

Marika lo ferma con un gesto della mano, infastidita e Giovanni torna a rifugiarsi nel silenzio, aspettando che parli.

"Prima devi sapere chi sono."

Se ha letto nello sguardo di Giovanni sorpresa o curiosità, finge di non essersene accorta.

"Sono la figlia naturale di Pietro."

Il silenzio che cala nella stanza, carico di incredulità e gelo, sembra durare un tempo infinito.

"Vuoi dire che tu e Mattia siete fratelli?"

Marika scuote la testa, deve continuare e confessare tutto, anche se le mani hanno preso a tremare leggermente. Giovanni le versa un bicchiere d'acqua dalla brocca appoggiata sul comodino e lei ne beve un lungo sorso, prima di continuare.

"Io e Mattia siamo cugini, lui è figlio di Ginevra."

Stavolta sono le mani di Giovanni a tremare visibilmente, mentre cerca di elaborare quell'informazione che la ragazza gli ha sputato addosso con una calma spaventosa. Risentire il nome di Ginevra, dopo tutti quegli anni, è stato come una doccia fredda, aveva archiviato la sua esistenza nel punto più remoto della sua memoria ed ora cerca di trovare una spiegazione a quella sua sparizione così improvvisa.

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