parte terza-capitolo 11

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Il brusio si diffonde di voce in voce, all'interno dell'istituto, con una velocità impressionante. Ormai tutti sanno cosa sia accaduto alla preside Pascucci, che si trova in ospedale ormai fuori pericolo di vita e chi sia l'artefice di quell'aggressione. La verità è stata colorata di mille particolari eccitanti dovuti alla fantasia della gente, che non può fare a meno di ingigantire e rendere ancora più macabro quanto accaduto. Si vocifera di strani riti satanici, di sette religiose e di presenze diaboliche. Ormai per tutti Marika è una strega, l'impersonificazione del male.
Mattia si aggira in mezzo a tutte quelle voci con l'animo perplesso per quel gesto di rabbia estrema, che nonostante sia a conoscenza delle oscure profondità del disagio di Marika, non ritiene possibile da parte di quella ragazza. Aveva forse sbagliato nel valutarla? Perché era arrivata a tanto? Forse dentro di lei si agita qualcosa di così pericoloso che neanche lui sarebbe stato in grado di arginare. Pensava di averne capito l'essenza, eppure non riesce a comprendere e si chiede se anche lui posto nelle stesse condizioni estreme, sarebbe potuto arrivare a tanto. In fondo lui aveva conosciuto l'amore e la comprensione, la sensazione di sentirsi profondamente accettato e protetto, cosa che non era capitato a lei.

"È terribile ciò che è successo." La voce di Bea, che gli giunge tra la nebbia del suoi pensieri, lo riporta alla realtà. Si volta verso di lei e l'attira a sé per stringerla tra le braccia, perché accanto a lei può placare il tormento del suo cuore, quello che lo fa sentire in sintonia con Marika e gli fa avvertire lo stesso profondo dolore.

"Alle volte siamo talmente disperati che non vediamo via d'uscita e pensiamo che l'unica strada possibile sia la violenza."

"Credi che lei fosse disperata?"

"Lo so per certo."

Bea non replica, rimane in silenzio, recependo le sue parole. Se l'abbia anche sfiorata una punta di gelosia per quel rapporto speciale che lega Mattia a quella strana ragazza, non lo da a vedere.
Rimane a farsi avvolgere dalle sue braccia perché sa che in quell'istante mille dubbi frullano nella testa di Mattia e non vuole essere la causa scatenante di nuove ansie.
La prof Giudetti entra a passo deciso nella classe, disperdendo il brusio degli studenti e riportandoli tutti al proprio posto, con un solo sguardo.

"Bene ragazzi, prima di cominciare la lezione vorrei parlare con voi un momento di quanto accaduto. So che è argomento di discussione e senza scendere nei particolari vorrei solo che tutto ciò sia di monito per voi. Gli atteggiamenti ribelli o maleducati, o peggio ancora aggressivi e violenti, non portano da nessuna parte, se non verso una strada senza ritorno, come avete potuto notare. Non avrò la minima tolleranza su nessun comportamento offensivo o di ribellione alla mia autorità, verrete puniti per qualsiasi interazione che esuli dalla condotta di studente modello. Ora iniziamo la nostra lezione."
Per tutto il tempo di quello sproloquio la prof. aveva tenuto lo sguardo puntato su Mattia, che l'aveva sostenuto con decisione, nonostante gli tremassero le mani e avesse dovuto stringere con forza il bordo del banco, per non esternare la sua agitazione. Quella donna era capace di smuovere i suoi istinti più profondi e negativi e Mattia sapeva che non doveva lasciarsi provocare così scioccamente. Bea si era voltata verso di lui, non appena la Guidetti aveva distolto lo sguardo e Mattia le aveva sorriso debolmente. Doveva aggrapparsi a quello sguardo, agli occhi dolci e comprensivi di Beatrice, per non sprofondare in quel mare liquido e buio, che lo stava chiamando a sé. Con l'animo ancora inquieto era salito a bordo della sua bici per tornare a casa di Serena, doveva aggrapparsi alle sue poche certezze e al pensiero che quella sera avrebbe dormito a casa sua, insieme a Giulia. La strada che scorre rapida sotto i suoi occhi e i raggi del sole ormai bollente, che gli scotta la pelle mentre pedala con vigore, gli fanno sentire tutta la forza dei suoi quindici anni e tutta la fragilità di quella esistenza, che gli scorre tra le dita. Un momento alle stelle e il momento successivo nelle profondità dell'inferno, quello suo personale. È come stare sulle montagne russe, un tormento che rischia di travolgerlo. Riapre gli occhi per riempirsi di tutta la bellezza che lo circonda, perché la perfezione della natura è sempre riuscita a calmarlo. Improvvisamente i suoi occhi si stringono, gli sembra di scorgere una figura familiare al lato della strada, nascosta tra gli alberi e tira il freno con decisione, sterzando sulla strada sterrata. Appoggia la bici ad un albero e si addentra nel fitto bosco, mentre la figura si muove rapida davanti a lui, come per invitarlo a seguirla. Fatica a starle dietro, riesce a cogliere il fruscio del suo muoversi rapida e a scorgere appena il profilo della sua figura, mentre si addentrano sempre più nella fitta boscaglia dove la luce filtra appena. Quando l'intreccio degli alberi si schiude, aprendosi in un prato verde dove i raggi del sole lo colpiscono diretti, chiude un momento gli occhi per ripararsi dalla luce e, quando li riapre, trova Marika ferma davanti a lui, che l'osserva. Accenna un passo verso di lei ma il gesto della sua mano aperta lo blocca.

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