Parte seconda-Capitolo 9

512 40 13
                                    

Percorre il profilo della sua schiena, sfiorandolo con le dita, mentre accompagna l'incedere elegante con lo sguardo che accarezza ogni centimetro, fino alla morbida curva che si intravede, nascosta dal lenzuolo. Scosta con delicatezza quel lembo che nasconde quella morbidezza che fa accendere i suoi sensi e rimane a osservarla, facendo risalire lo sguardo fino al suo viso immerso nella tranquillità del sonno, finalmente placido, i tratti rilassati e un braccio piegato a fare da cuscino alla sua testa. È così perfetta che trattiene il respiro, neanche se l'avesse disegnata la mano dell'artista più talentuoso sarebbe risultata più bella. Le labbra appena schiuse, a formare un cuore morbido che invoglia a prenderne possesso per baciarle all'infinito, il naso impertinente, che immagina mentre si arriccia curiosamente quando ride di gusto di qualcosa, anche se ultimamente accade sempre più di rado, le ciglia lunghe appoggiate appena a sfiorare la mano che le fa da cuscino. I capelli sparsi sul materasso che hanno assunto una curiosa forma quasi viva, come se stessero danzando intorno al suo viso arrossato dal sonno, rendendolo ancora più bello. Potrebbe rimanere a fissarla per ore senza stancarsi, con la paura di non poterlo più fare e con la tranquillità di sapere che ora è qui e vuole rimanerci, mentre il cuore prende ad accelerare al solo pensarlo, che non andrà più via, che ha capito che quello è il suo posto, qualsiasi cosa accada. Non era mai stata sua fino in fondo; così indipendente e autonoma, così sufficiente a se stessa da bastarsi, da non avere bisogno di nessuno per navigare nelle avversità della vita, come aveva fatto per anni, senza l'appoggio di nessuno. Eppure, da quando le loro strade si erano incrociate, tanto tempo prima, l'aveva capito subito che il loro destino era scegliersi, perché non avevano potuto sottrarsi a quello che il loro cuore aveva provato, con così tanta intensità da non lasciare via di fuga. Aveva provato a sottrarsi, a lasciarla libera di vivere senza di lui e quasi ci erano riusciti, continuando a cercarsi in altre braccia, in altri corpi. Il destino li aveva riuniti e come sempre la più forte era stata lei, che aveva lottato per liberarlo dagli incubi che lo avevano assalito, per proteggerlo, dimostrandogli, prima ancora di dirglielo, quanto lo amasse. Fino ad allora non era stata realmente sua, aveva scelto di restargli accanto, stravolgendo la sua vita, amando Mattia più di ogni cosa, come se fosse stato realmente suo figlio e chiedendosi ogni giorno se quella fosse stata la vita che desiderava. Perché lo intuiva tutti i giorni che le mancasse qualcosa, forse solo la certezza di essere al posto giusto, di essere amata per quello che realmente era, anche se non avrebbe mai potuto dargli la famiglia che credeva lui desiderasse. Ora che se l'erano finalmente detto, quanto tutto il resto non contasse, se non il restare uno accanto all'altro, sapeva con certezza quanto si sentisse finalmente a casa, tra le sue braccia. L'aveva intuito con un'intensita che non avevano mai sfiorato prima, facendo l'amore, quanto si appartenessero, finalmente senza dubbi tra loro, senza domande senza risposta. Era stata sua, realmente e quando aveva spalancato gli occhi, l'attimo prima di raggiungere il piacere e l'aveva guardato con una consapevolezza nuova e una tenerezza che non le apparteneva e quello sguardo indifeso, che aveva sempre trattenuto dentro di sé, l'aveva amata come mai prima d'ora. Ora aveva tutto di lei, anche quella parte più fragile che faticava a mostrare, perché troppe volte era stata ferita.
Giovanni avverte il respiro di Giulia cambiare d'intensità e si sdraia accanto a lei, la testa sul cuscino a pochi centimetri dal suo viso. Quando Giulia apre gli occhi e si trova quelli di lui che la fissano dolcemente, sorride d'istinto, sentendosi avvolgere da una sensazione di benessere.

"Che ore sono?"

"Le undici."

"È tardi, perché non mi hai svegliato prima?"

"Giulia, è Domenica, puoi rilassarti almeno oggi?" La dolcezza del suo sguardo le arriva fin dentro le ossa, facendola tremare. Ancora, dopo anni, non riesce ad abituarsi al modo in cui la avvolge di benessere quando la guarda. L'aveva colpita subito quel suo modo di catturare i suoi occhi, che le avevano provocato un turbamento immediato, ma che mai l'avevano fatta sentire a disagio o sotto esame.

Il Segno Del Bene Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora