parte terza- capitolo 6

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Quando il pesante portone si spalanca, con un suono metallico, Mattia sussulta, stringendo forte la mano di Giulia. Lei ricambia la stretta come per incoraggiarlo, mentre si incamminano per il breve corridoio.

"Se avete effetti personali, cellulari o dispositivi metallici, per favore depositateli qui." Mattia scruta il viso privo di espressione della poliziotta all'ingresso, seduta dietro ad uno spesso vetro antiproiettile e si chiede quante vite abbia visto passare davanti ai suoi occhi. Quanti volti tirati o semplicemente rassegnati, quanti slanci di tenerezza, amore o rabbia siano sfilati in processione. Per lei quel ragazzino e quella donna adulta, che al massimo scambieresti per fratello e sorella, altro non sono che l'ennesima coppia di parenti in visita e non si interroga su quale possa essere il carico di sofferenza che si portano dentro. Magari anche lei ha una storia altrettanto dolorosa; un marito che la ignora o la picchia, una madre anziana da accudire, oppure sta semplicemente facendo il suo lavoro e quella maschera che indossa le serve per non farsi coinvolgere.
Giulia apre la borsa per permettere alla poliziotta di ispezionare il contenuto, poi, con un cenno della testa, li invita a proseguire. Un'altra porta, stavolta con una finestra vetrata che permette loro di vedere la guardia che li aspetta al di là. Dopo una veloce perquisizione e averli controllati con un metaldetector, indica loro la stanza dove si svolgerà il colloquio. La mano di Mattia trema leggermente per l'ansia, sta per incontrare Giovanni dopo un mese che non si vedono e non è sicuro di chi troverà oltre quella porta.
Non appena entra e incrocia lo sguardo di suo zio, si paralizza in mezzo alla stanza, incapace di capire se vuole correre tra le sue braccia o restare a vedere cosa succeda. C'è un'elettricita' che scorre tra di loro, come un filo invisibile che li attraversa e per un attimo Giulia trattiene il respiro, incapace di decodificare l'emozione. Poi Giovanni scatta in piedi e fa un passo verso Mattia che, come attirato come un polo negativo verso il suo positivo, gli corre incontro, lasciandosi accogliere dalle sue braccia. Rimangono così, mentre Giulia li osserva, Giovanni con il viso tuffato tra i suoi capelli e Mattia aggrappato al suo braccio.
Il mondo intorno a loro sembra essersi congelato in quell'abbraccio e si avverte solo il battere furioso dei loro cuori. Giovanni alza il viso, dopo un tempo che sembra interminabile, e con lo sguardo acceso invita Giulia ad avvicinarsi a lui per includere anche lei in quell'abbraccio.
Solo dopo che il battere furioso dei loro cuori si è placato e hanno soddisfatto il loro bisogno di contatto fisico, riescono a separarsi, per guardarsi negli occhi.

"Sei cresciuto, ormai mi arrivi alla spalla." Mattia sorride, sono tante le cose che vorrebbe dirgli, le domande che vorrebbe porgli, ma riesce solo a sorridere a quell'affermazione, che altro non è che un tentativo di rompere la tensione che li avvolge. Siedono al lungo tavolo presente nella stanza: Giovanni da un lato e Giulia e Mattia di fronte a lui. I loro occhi si catturano, cercando risposta alle decine di domande che girano nelle loro menti fino a che Mattia non prende coraggio per chiedere ciò che gli martella in testa.

"Sei arrabbiato con me?"

"Si." La delusione sul viso di Mattia non intacca minimamente l'espressione sul volto di Giovanni, che rimane imperturbabile.

"Mi spiace, non volevo... è tutta colpa mia..." Giovanni afferra le sue mani e le stringe con forza, costringendolo a sollevare nuovamente lo sguardo e incrociarlo con il suo.

"Sono arrabbiato perché non ti sei fidato di noi. Perché non sei venuto da me e Giulia a esporre i tuoi dubbi e a cercare di chiarirli? Hai dovuto ricordare cosa è accaduto in maniera così traumatica e non mi posso perdonare per avertelo permesso. Sono arrabbiato con te e furioso con me stesso, per non aver capito cosa ti stesse accadendo. Non avevo idea che non ricordassi di quel giorno."

Una lacrima solitaria scivola sulla guancia di Mattia, sfuggendo al gelo che sente in fondo allo stomaco. È vero, non si è fidato di loro, aveva pensato gli nascondessero qualcosa e aveva preferito scoprire la verità da solo.

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