Parte seconda-Capitolo 7

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Aveva dormito tutta la notte e parte della mattina, sfinita dagli eventi. Non le era servito nessun aiuto chimico, la sua mente si era sconnessa, dandole ristoro. Immagini confuse avevano popolato i suoi sogni, frammenti a cui non era in grado di dare una collocazione ma che svegliandosi, le avevano lasciato un sapore amaro in bocca. Deve avere un aspetto orribile, non ha bisogno di guardarsi allo specchio per immaginarlo. Alzandosi, si era precipitata in bagno e buttata sotto la doccia, quasi senza spogliarsi. Aveva bisogno di sentire il getto bollente sulla pelle, di annusare un buon profumo di bagnoschiuma, di sfregare con forza la pelle dolorante e coperta di polvere. Aveva bisogno di togliere quella sensazione di sporco che sentiva addosso. Dopo essersi vestita, con ancora i capelli umidi, si sente meglio e pronta ad affrontare quella giornata, conscia che la parte difficile viene ora, che dovrà guardare negli occhi Mattia e dirgli che non è vero che è al sicuro con lei, che qualcuno vuol far loro del male, di nuovo. Nonostante tutto non vede l'ora di tornare a casa e di sprofondare nei loro abbracci, perché per quanto possano essersi sentiti distanti e per quante domande in sospeso senza risposta aleggino tra di loro, sa che il conforto delle loro braccia non le mancherà mai. Saluta con il cuore gonfio di malinconia suo padre e Miriam e stringe forte sua sorella, che singhiozza sommessamente per quel distacco che ogni volta vive come un piccolo abbandono. Non sa come sia accaduto ma ama quella bimba come se fosse parte di lei e sa che allo stesso modo accadrà con il piccolo in arrivo e per un momento le lacrime le offuscano la vista, tanto da doversi fermare qualche minuto in macchina, prima di metterla in moto. Perché fa così male amare qualcuno? Non si era mai posta questa domanda, per troppi anni non aveva dovuto fare i conti con l'amore, che non aveva mai provato, per nessuno. Ora, che ne è circondata, se ne sente quasi sopraffatta, perché se non può proteggere le persone a cui vuole bene si sente sconfitta. Come farà a fare i conti con quel senso di impotenza che le fa mancare il fiato? Pensava di avere un vantaggio sul loro persecutore e invece è lui ad avere il coltello dalla parte del manico, ancora una volta. Quale sarà la sua prossima mossa? Un brivido la scuote e accelera spingendo forte sul pedale, perché ora l'urgenza di arrivare presto a casa si è fatta pressante. Non li ha neanche avvertiti del suo arrivo e quando Ettore prende ad abbaiare, sentendo il suono della macchina che arriva e il cancello del garage che si apre, Mattia si affaccia sulla porta, riconoscendola. Sono sue le prime braccia che l'accolgono, facendola sentire nel posto giusto, quello che sa anche lei che sia l'unico dove vuole stare.

"Giovanni non c'è, è a scuola."

"E tu perché non sei con lui?"

"Oggi ho l'appuntamento con la strizzacervelli." Giulia lo osserva preoccupata e Mattia le sorride. Ancora non riesce a digerire quelle sedute nelle quali cerca di barcamenarsi tra la voglia di chiudersi a riccio e il concedere piccole tracce di sé in modo che la psicologa possa nutrirsi di qualcosa di concreto. È molto complesso per lui, anche perché dopo ogni seduta si sente spossato e puntualmente la notte gli incubi arrivano a visitarlo, a ricordargli che qualcosa di orribile si nasconde nei suoi ricordi, qualcosa con cui ha il terrore di fare i conti.

"Ti accompagno io oggi." Dopo aver posato la valigia in camera e esservi cambiata velocemente, si mette in macchina con Mattia verso lo studio
della dottoressa Minetti. È ora di conoscere la terapista di Mattia, di guardarla negli occhi e capire se possa essere un pericolo per loro.

"Mattia, ci aspetti un attimo fuori? Vorrei parlare con Giulia da sola."
Rimaste sole, le due donne rimangono a studiarsi per qualche istante.

"Come sta andando Mattia a casa? Continua ad essere aggressivo?"

"Mattia non è aggressivo, è un ragazzo dolcissimo. Capisco che possa non sembrare, visti gli atteggiamenti a scuola, non sopporta i soprusi e ha una forte propensione a difendere i più deboli. Non credo che questo possa catalogarlo come aggressivo."

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