L'aveva ascoltata senza interromperla. Mentre gli raccontava di come Ginevra l'avesse rintracciata e le avesse raccontato tutto della sua storia, di come era fuggita da Boston con la speranza di una vita migliore per ritrovarsi nella trappola di Davide, senza possibilità di fuga. Quando Mattia era nato aveva sperato che potessero tenerla lì con lui, essere sua madre a tutti gli effetti, ma non aveva fatto i conti con la crudeltà di Davide e di Esther. Quella donna era più spietata e fredda di lui, per quanto fosse possibile. Arrivava con quella bimba di pochi mesi in braccio e gliela spingeva addosso, perché lei l'allattasse, mentre la guardava con occhi privi di umanità, due pozzi scuri senza fondo. Avrebbe potuto perdersi in quegli sguardi e impazzire, perché la sua anima era corrotta e lei lo percepiva.
Aveva un amore morboso per Davide, lo guardava come se fosse di sua proprietà e anche la sola presenza di Ginevra la infastidiva, la rendeva folle di gelosia. Alla fine l'aveva convinto a sbarazzarsi di lei, picchiandola fino a crederla morta, abbandonandola in un campo lontano dalla città, in modo che non potessero trovarla tanto facilmente. Aveva avuto fortuna, era stata individuata dal fiuto di un cane da caccia, mentre il suo padrone andava alla ricerca di quaglie da portarsi a casa per pranzo. Il resto della vita l'aveva trascorso a rintracciare quel figlio di cui non sapeva più nulla, invano. Si era rassegnata, iniziando una nuova vita a Parigi, fino a quel giorno di un anno e mezzo prima, quando un investigatore aveva rintracciato Marika, in una casa famiglia a Roma. Ma anche quell'incontro non aveva portato i frutti desiderati e si era dovuta, suo malgrado, arrendere.
Giovanni ascolta Marika raccontare tutto quanto con freddo distacco e nessuna espressione che colori il suo volto, una maschera inespressiva. Chissà quando è accaduto che abbia smesso di fidarsi di qualcuno, chissà in quale momento si sia resa conto che nessuno potesse tenderle una mano. Quale sarà stato l'istante in cui abbia avuto la certezza di essere sola e che non avrebbe più ricevuto un abbraccio, da nessuno.
Si erano sbarazzati di lei come un pacco inutile, come un peso di cui liberarsi."Ti porto al sicuro, non sei in salvo con qualcuno la fuori che sa di te."
"Me la so cavare, ho sempre contato solo su me stessa."
"Hai solo quindici anni."
Marika sorride, un lieve e amaro incresparsi delle labbra, gli occhi privi di qualsiasi allegria.
"Cambia qualcosa quando sei sempre stata sola nella vita?"
Lo sfida con lo sguardo, senza nessuna paura, solo tanta fredda sofferenza.
"Se quello che mi hai raccontato è vero, sono tuo zio ed è mio dovere proteggerti. Non sei sola, io e Mattia ci prenderemo cura di te, puoi starne certa."
Al sentire pronunciare il nome di suo cugino, lo sguardo si addolcisce. Non sa perché provi tutte quelle cose per lui, senza conoscerlo a fondo, ma sa che è l'unico pensiero che la tiene viva, la ragione che l'ha spinta a non sparire. Deve proteggerlo, deve saperlo al sicuro, prima di qualsiasi decisione sulla sua vita.
Annuisce debolmente, abbassando lo sguardo in segno di resa."Ad una condizione. Nessuno mi leggera nella testa, se ho il sentore che vogliate farmi analizzare da qualche dottore, spariro' all'istante."
Giovanni deve capitolare a questa sua richiesta, sarà dura convincere Joele che lei debba essere protetta senza chiedere nulla in cambio, ma non conosce altra persona a cui affidare la sua sicurezza, sa che nelle sue mani sarà tutelata.
Adesso che ha scoperto la verità su Mattia il suo primo desiderio è di correre da lui per rivelargli tutto quanto, guardarlo negli occhi e dirgli quanto abbia voglia di recuperare certi ricordi con lui, prima ha bisogno di parlare con Ginevra e sapere come siano andate le cose e come sia possibile essere stato ingannato in quel modo.
Avrebbe dovuto capire, avrebbe dovuto riconoscere nel volto di quel ragazzo il suo stesso modo di serrare le labbra, quando qualcosa non lo convinceva o di modersi l'interno della guancia, quando rifletteva su qualcosa. Il modo in cui scrutava le persone, guardandole dritte negli occhi con quella comprensione calma, che li convinceva ad entrare in sintonia con lui. Aveva dato per scontato troppe cose ed ora se ne pentiva.
Aveva sempre serbato una sottile paura che Mattia potesse nascondere il segno della malvagità di suo padre e aveva trascorso giorni ad interrogarsi se qualcosa sarebbe potuto affiorare, crescendo.
Ed ora si dava dello stupido per non aver compreso.
Non poteva semplicemente presentarsi da lui e riversargli addosso quell'evidenza, doveva parlare con Ginevra, per comprendere.
Non aveva perso tempo e, accompagnata Marika da Joele, continuando a fingere fosse una semplice studentessa del suo istituto che avesse bisogno di protezione, perché minacciata da una banda di balordi, aveva promesso di tornare nel suo rifugio. Non era stato facile convincere Joele che gli stesse raccontando la verità, Marika non aveva aperto bocca reggendogli il gioco, meno Joele sapeva della verità e maggiori probabilità aveva lui di conoscerla a fondo. Doveva fare quella cosa da solo, in seguito avrebbe chiesto l'aiuto della squadra di Joele per stanare chi li stava perseguitando.
Sull'aereo che lo porta a Parigi la sua mente vaga a quei giorni di quindici anni prima, quando era un ragazzo pieno di sogni e speranze, inconsapevole dei colpi che la vita avesse deciso di riservargli.
Un figlio.
Sarebbe stato in grado, allora, di prendersene cura e rinunciare alla sua carriera?
Se lo domanda, sentendo il fiato bloccarsi in gola.
Un tempo era stupido ed egoista, troppo giovane per rendersi conto di quanto fosse profondo il rapporto che si sarebbe creato, troppo affamato della vita per fermarsi a riflettere.
Si sente come se gli fosse stato strappato dalle mani il proprio destino, perché non aveva potuto scegliere, Ginevra aveva deciso per lui.
Eppure quel bambino era arrivato fino a lui, per un assurdo volere del destino, condotto dalla malvagità del suo gemello e forse dal filo indissolubile del loro amore mai espresso.
Non sa che effetto possa fargli rivedere Ginevra, ricorda a malapena il suo volto, i contorni si perdono sfumati nella sua mente e deve chiudere gli occhi per catturare i momenti ormai svaniti di un passato che gli sembra lontanissimo.
Marika non era stata in grado di dargli l'indirizzo, aveva dovuto lavorare d'astuzia ed utilizzare le password di Giulia per accedere ai suoi programmi e rintracciare, tramite il nome, il suo attuale indirizzo. Avrebbe raccontato tutto a Giulia, ma non ora, sapeva che avrebbe cercato di fermarlo. E se fosse proprio lei la persona che li perseguita e il racconto fatto a Marika non fosse che frutto di invenzione?
Deve correre questo rischio, deve sapere la verità.
Arriva davanti a casa sua indeciso su come comportarsi, forse non è il caso di piombare in casa, potrebbe vivere con qualcuno che potrebbe non gradire la sua visita.
Si affaccia sul piccolo giardino e scorge un cane che sonnecchia sotto i raggi di un pigro sole mattutino, se ha fortuna non dovrà aspettare molto per vederla uscire per portare l'animale a fare la passeggiata. Non deve attendere a lungo e, mentre osserva il sole che si fa alto nel cielo ripensando a tutto ciò che non è stato, la vede apparire dal cancello, il cane al guinzaglio. Cammina lentamente, lo sguardo basso e i capelli biondi mossi dalla leggera brezza che le soffia sul viso, poi alza lo sguardo, fissando un punto indefinito e lui legge sul suo viso tutta la stanchezza e il peso degli anni trascorsi e il dolore che li ha attraversati.
Si muove verso di lei andandole incontro, il cappuccio calato sugli occhi, perché lei non possa notarlo subito.
STAI LEGGENDO
Il Segno Del Bene
Mystery / ThrillerSeguito di Twins Sono passati sette anni da quella tragica conclusione e Giulia, Giovanni e Mattia hanno cominciato una nuova vita in un piccolo paese di montagna, lontano dalla confusione della città, per dare un po' di serenità a Mattia, ormai ad...