Parte seconda-Capitolo 10

542 38 30
                                    

Gira la chiave nella serratura sapendo che ad accoglierla ci sarà solo il silenzio della casa vuota. Giada era dovuta ritornare al lavoro, dopo alcuni giorni passati con lei, l'aveva lasciata con la promessa di tornare quel fine settimana, ma era solo Martedì e quel momento le sembra lontanissimo. Era abituata un tempo a rientrare in un casa vuota, un tempo lontano, quando ancora il pensiero di amare Giovanni con tutta se stessa era stato accantonato in un angolino remoto della sua anima, un tempo in cui non aveva ancora incrociato gli occhi spaesati di Mattia e non aveva realizzato cosa significasse amare in maniera così incondizionata. Ora non le sembra più possibile pensare di vivere senza di loro, le lacera l'anima il solo portarlo alla mente. Appoggia le chiavi sul tavolino della sala e appende la giacca e la borsa all'attaccapanni. Sale le scale per andare in camera a cambiarsi, indossando un paio di leggins e una felpa di Giovanni, si può illudere di sentire un po' del suo profumo, è come se le sue braccia l'avvolgessero, anche se è solo un' inutile illusione. Deve smetterla di farsi del male, ma il solo immaginarlo chiuso in quella cella desolata, chissà con chi e chissà con quali orrendi pensieri, la distrugge.
Mette a bollire l'acqua per prepararsi una tisana, anche stasera non cenera', non l'ha più fatto da quando Giovanni e Mattia non sono più con lei. Era precipitato tutto così in fretta che non aveva avuto il tempo di realizzare. Si erano presentati una sera per interrogare Giovanni e lui aveva confessato un delitto che non aveva commesso, per proteggere Mattia. Non si sapeva ancora come le registrazioni delle sedute di Mattia con Serena fossero finite alla polizia, da una fonte anonima. Erano stati costretti a riaprire le indagini sul caso della morte di Giovanni, e il fatto che lui avesse permesso che lo credessero morto, cambiando identità, senza farsi avanti per spiegare che il cadavere fosse quello del gemello, aveva addensato scure nubi su di lui. Il fatto che avesse poi confessato l'omicidio, rifiutandosi di ritrattare, anche sotto le pressioni del suo avvocato, ne avevano fatto convalidare l'arresto per il pericolo di fuga. Dopo due giorni erano arrivati gli assistenti sociali a portare via Mattia, non poteva restare con lei, non avevano nessun grado di parentela e il fatto che anche lei avesse mentito sulla sua identità, ne avevano escluso l'affido, seppur temporaneo. Non c'era stato nulla da fare, stavolta neanche Joele era potuto intervenire per cambiare le cose. Serena si era offerta di prendere in affido Mattia, almeno fino a che la situazione non fosse stata più chiara, rischiava di finire in qualche istituto o casa famiglia e la preside Pascucci si era esposta in prima persona perché ciò venisse evitato e alla fine Serena si era fatta avanti, proponendo che stesse da lei almeno fino a che le acque non si fossero calmate. Mattia aveva dovuto suo malgrado accettare, anche se l'idea di separarsi da Giulia e di poter aver avuto un ruolo, anche se non voluto, in quella vicenda, lo rendevano fragile e arrabbiato. Mentre sorseggia la sua tisana, con lo sguardo fisso nel vuoto, cercando la forza per non pensare continuamente a quello che ha perso, sente suonare il campanello. Chi può essere a quell'ora? Chiunque sia desidera solo prendere le sue pastiglie e infilarsi sotto le coperte, sperando che il buio la accolga il prima possibile.

"Ciao sorellina, so che non mi aspettavi ma ho pensato di farti una sorpresa..." Giulia non lo fa terminare, buttandogli le braccia al collo e stringendo così forte che Stefano deve pregarla di allentare la presa. Anche stavolta si è precipitato in suo soccorso, come se avesse sentito un richiamo silenzioso. Una lacrima silenziosa si impossessa della sua guancia, ma Giulia l'asciuga prontamente, cercando di sorridergli.

"Vuoi un po' di tisana? Non ho altro da offrirti, non ho fatto la spesa e stavo per mettermi a letto."

"Tisana, letto, ma dove sono finito? Sono le nove di sera, mica ho sbagliato casa? Dov'è finita quella casinista di mia sorella che tirava fino a tardi? Ora ordiniamo qualcosa di molto calorico e due buone birre e mi racconti tutto."

Davanti a due hamburger giganti e sorseggiando la sua birra preferita, Giulia si sente già meglio, osserva il sorriso di suo fratello e si sente grata per averlo nella sua vita. Era stato sempre la spalla a cui appoggiarsi finché aveva vissuto da sola e lui si era precipitato in suo soccorso tante di quelle volte, senza neanche farglielo capire, che lei non si meravigliava più di vederlo piombare in casa sua per trascinarla fuori dal suo guscio protettivo e affrontare il mondo con occhi ingenui e incantati. Una volta l'aveva persino portata al luna park e si erano divertiti così tanto, come due bimbi a bocca aperta davanti alle luci e i colori, che per un momento aveva dimenticato cadaveri e menti perverse ed era stata solo Giulia. Ora quell'effetto non era più possibile ricrearlo, neanche con le migliori intenzioni, ma la sua presenza la fa sentire un po' più forte, per quanto sia possibile.

Il Segno Del Bene Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora