parte seconda-Capitolo 6

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Non appena mette piede dentro casa di Joele sente invaderla quella sensazione di calore e protezione, che le fa sentire di essere al posto giusto. Famiglia, per lei non era mai stata una parola scontata e per quanto quella adottiva avesse avuto un peso enorme, facendola sentire parte di loro senza mai farle mancare l'amore, le erano mancate le radici, quelle che ti fanno capire di essere parte di un disegno della natura. Era stato difficile per lei darsene una spiegazione, perché era cresciuta da sola, senza quell'amore e quella protezione che rendono possibile sviluppare un'appartenenza. Era sempre stata solo Giulia, figlia di nessuno, se non di chi l'aveva poi scelta e amata come se fosse loro figlia o sorella. Ora sentiva l'amore e l'appartenenza e quasi se ne vergognava, perché aveva ritrovato una parte della sua famiglia di sangue e la stessa sorte non era toccata a Giovanni, se non in quel gemello che sarebbe stato meglio non sapere di avere. Inconsciamente tutto ciò pesava su di lei, aggravato dalla consapevolezza che non sarebbe stata in grado, quella famiglia, di costruirla con Giovanni; lo stava privando di qualcosa di così inconscio che quasi non ne aveva la percezione, se non per quelle reazioni impulsive che la portavano poi ad allontanarsi da lui. Doveva fare i conti una volta per tutte con quella consapevolezza che, nonostante le rassicurazioni di Giovanni di non desiderare niente di meglio di ciò che aveva, non la tranquillizzavano. Sapeva che non poteva essere così, che prima o poi quel nodo tra di loro avrebbe reclamato di essere sciolto. Elena le corre incontro e in quell'abbraccio cerca di trovare ciò che la rassicura, che la fa sentire amata. Una sorella, parola fino a prima che nascesse Elena a lei sconosciuta. Sangue del suo sangue, qualcuno che avesse il suo DNA, pur non essendo stata partorita dalla sua pancia.
Vorrebbe scacciare via che quel tarlo che continua a minare la sua tranquillità, ma non riesce a darsi pace. Forse l'unica soluzione è lasciare Giovanni libero di essere padre, di trovare la sua felicità altrove, anche se il solo pensiero la fa impazzire. Ora non vuole pensare a questo, desidera solo darsi pace per una sera, calmare la sua mente.

"Hai l'aria stanca, siediti mentre preparo la cena." Miriam l'ha accolta notando subito il suo stato d'animo e lei la ringrazia silenziosamente.

"Dovrei essere io ad aiutare te, come stai?"

"Sto bene, sono già a casa, ho avuto qualche problema un mese fa e la ginecologa ha preferito non rischiare. Mi annoio un po' ma Elena mi tiene impegnata."

"Apparecchio la tavola."
Mentre va avanti e indietro, prelevando gli oggetti necessari su indicazioni di Miriam, la donna le racconta quello che è accaduto nelle settimane che non si sono viste, evitando di farle domande. Non si sente in grado di affrontare ciò che la tormenta ora, ha bisogno di lasciare che certe sensazioni sedimentino. Anche durante la cena la conversazione si concentra sulle domande di Elena, che vuole sapere di Mattia e sui suoi racconti della scuola. Per un momento le sembra che niente sia cambiato e che siano una semplice famiglia che si racconta i pezzi di vita che si sono persi a causa della lontananza. Solo quando si trova sola nella sua stanza, con davanti il PC di Luca alla ricerca di quell'indizio che la possa illuminare, tutto il peso di quegli ultimi mesi la travolge in pieno. Ha bisogno di sentire la voce di Giovanni, ma non riesce a comporre il suo numero, restando a fissare lo schermo incapace di trovare quel contatto. Pensare a lui la fa sentire fragile, perché sa che stavolta non sarà possibile dimenticare ciò che è successo senza scavare nel vero motivo che ha provocato la loro lite, che può sembrare banale, ma che nasconde un peso che si è portata dietro per troppo tempo. Stavolta Giovanni dovrà essere sincero con lei, fino in fondo, dicendole in faccia anche le cose più spiacevoli. Perché lo sa che per quanto la ami il pensiero di rinunciare a diventare padre, quando ci era stato così vicino, è un peso gravoso, che dovranno affrontare. Decide di chiamare Mattia, per sentire attraverso la sua voce come vadano le cose. Lui risponde al primo squillo, travolgendola con il suo entusiasmo.

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