Parte prima-capitolo 10

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Appena messo il piede in casa, Mattia era corso a cercare Giovanni. L'aveva trovato in piedi in cucina che cercava, con poco successo, di riempire la macchinetta del caffè.
Si era fermato a poca distanza, titubante, perché avrebbe voluto abbracciarlo ma non era sicuro di poterlo fare senza fargli male.

"Hei campione, cosa hai combinato stavolta?"

Mattia aveva fatto una smorfia strana, perché non poteva semplicemente essere contento per il suo ritorno, senza dover dare spiegazioni?

"Come stai?"

"Sono stato meglio. Puoi abbracciarmi se vuoi."

Mattia si avvicina piano e infila una braccio attorno alla sua schiena e Giovanni ricambia circondandolo con il suo e attirandolo leggermente a sé.

"La mano ti fa male?"

"Non tanto, di più queste maledette costole, alle volte anche solo quando respiro. Per un po' non potremo più suonare assieme."

Giulia li osserva a pochi passi di distanza.

"Non dovresti stare in piedi, lo sai. Vai a sdraiarti sul divano, ci penso io al caffè."

Giovanni ubbidisce, seguito da Mattia, che siede sul bordo del divano accanto a lui.

"Allora, mi vuoi raccontare cosa hai combinato stavolta?"

"Ti incazzerai."

Giovanni gli passa una mano tra i capelli, sorridendo. Alza lo sguardo oltre la spalla di Mattia e incrocia lo sguardo di Giulia, che gli sembra voglia incoraggiarlo a continuare la sua indagine.

"Più dell'ultima volta? Hai fatto lo sgambetto alla Guidetti?" Si sorridono e questo predispone Giovanni ad ascoltare quello, anche di scomodo, che Mattia abbia da dirgli.

"Ho dato un pugno ad Alex."
Lo sguardo di Giovanni è privo di qualsiasi rabbia o condanna e questo spinge Mattia a continuare. "Non smetteva di darle fastidio, le ha detto delle cose squallide e non ci ho visto più quando l'ha chiamata bastarda..."

Non riesce a terminare perché per la rabbia la voce gli trema e abbassa lo sguardo ormai prossimo al pianto.
Sente la mano di Giovanni posarsi sulla sua spalla e solleva il viso per guardarlo, trovando due occhi che lo osservano placidi e calmi.

"Lo sai da solo che la violenza non è mai la soluzione, però ammiro il tuo cuore generoso che ti porta a difendere gli amici in difficoltà. Sai anche che dovrai accettare le conseguenze del tuo gesto."

"Le accetterò, ora posso andare in camera?"

"Non ho altro da dirti, rifletti su quanto successo e domani chiedi scusa al tuo compagno."

Mattia si morde il labbro pensieroso, ma annuisce rassegnato. Sa che è giusto farlo, anche se sarà difficile fare finta di non provare disgusto per lui. Afferra lo zaino e sparisce su per le scale, chiudendo rumorosamente la porta della stanza. Giovanni volta lo sguardo su Giulia, che per tutto il tempo è rimasta in silenzio e la vede intenta a versare il caffè in due tazzine e incrocia i suoi occhi. Non riesce a decifrare cosa ci navighi dentro, la vede avvicinarsi e sedersi sul bordo del divano, aiutandolo a sistemarsi prima che gli porga il suo caffè.

"Vuoi l'antidolorifico?" Ha notato la smorfia sul suo viso quando ha provato a mettersi seduto e una fitta intensa l'ha attraversato.

"Dopo, provo a resistere un altro po'."

Bevono il caffè in silenzio, guardandosi da dietro le ciglia, cercando di captare l'umore uno dell'altro. Giulia appoggia le tazzine sul tavolino e si sistema nell'incavo fra il braccio e la spalla di Giovanni, appoggiandosi con delicatezza, li dove sa che non prova dolore e lui la cinge con il suo braccio, intrecciando le dita ai suoi capelli.
Quel semplice tocco la fa sospirare, gli è mancato quel contatto, anche solo per una notte, si era rigirata tutto il tempo nel letto senza trovare pace.

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