Lo sguardo confuso non mancò né sul mio volto né su quello di mio marito.
"Vai tu?" ovviamente, me l'aspettavo. Sospirai, una mano sul bracciolo del divano e l'altra sulla coscia di Mafuyu. Infilai i piedi nelle pantofole e mi tirai su.
"Ma chi potrebbe essere a quest'ora? Non hai ordinato niente da mangiare, vero?"
Scosse la testa, e io alzai le spalle. Non mi preoccupavo per la distanza tra noi: i suoi migliori amici si stavano separando, era abbastanza scosso da settimane. Mi tolsi gli occhiali, e gli diedi un ultimo sguardo. I suoi capelli, un tempo arancioni come il tramonto, erano più scuri, e il suo viso più spigoloso. Nonostante fosse passato tantissimo tempo dalla prima volta che ci eravamo visti, era ancora bellissimo. Anche in quel momento, nascosto sotto la coperta che gli avevo appoggiato addosso, era bellissimo. Anche con quello sguardo triste di chi non riesce ad apprezzare ciò che ha per colpa della propria mente e delle proprie emozioni. Di solito non era così: aveva imparato a gestire i propri sentimenti, ed eravamo stati felici. La proposta di matrimonio gliel'avevo fatta io, a Minato Mirai. L'avevo colto di sorpresa come lui aveva fatto con me quando mi aveva confessato di provare qualcosa nei miei confronti.
E poi, il matrimonio, e i bambini.
Eravamo stati davvero felici, ma era un brutto momento per lui, perciò stavano riemergendo brutti ricordi, traumi passati e pensieri cupi.
Non era solo, però, e questo lo sapeva lui meglio di chiunque altro. Avrei dato di tutto per vederlo felice, così come tutto il resto della famiglia.
In quel momento, stavo portando avanti il suo lavoro, perché lui era sempre esausto.
Io e Mafuyu avevamo continuato a suonare, ad un certo punto ci eravamo ritrovati a produrre un intero CD insieme a Hiiragi e Shizu, e poi un altro. Dopo qualche anno, però, le cose si erano fatte complicate, e tutti avevano preso la loro strada. Mafuyu era richiesto dappertutto per la sua voce angelica e i suoi testi devastanti, perciò ricoprire il suo ruolo era un po' difficile, ma ci stavo mettendo tutto il mio impegno. L'unico problema era che dovevo anche stare dietro al mio lavoro, l'insegnante di chitarra, e a quattro figli. Non era il momento più facile nemmeno per me, e si vedeva anche solo guardandomi. Non avevo tempo nemmeno per tagliarmi quella poca barbetta che mi stava crescendo sulle guance, e i miei capelli scuri erano diventati troppo lunghi. Appena mi alzai, mi guardai allo specchio e cercai di sistemarmi un pochino. Mi avvicinai alla porta, prendendo al volo una felpa dall'attaccapanni.
Un'altra volta, il campanello.
"Arrivo!" urlai, sbuffando e alzandomi il cappuccio.
Appena aprii la porta, mi sentii ancora più confuso di quanto non lo fossi prima.
"Aki?"
Tre teste bionde e una castana guardavano lo zerbino, apparentemente concentrate sulla scritta Uenoyama.
L'ultima, anch'essa bionda, era alzata verso di me.
La faccia del mio amico di vecchia data era segnata dalla vergogna, dalla rabbia, e da qualche lacrima. Erano tutti a piedi uniti, quasi stessero cercando di rendere grazie a un Dio.
Akihiko non rispose. Invece, sì fiondò tra le mie braccia. Rimasi un attimo fermo, ma poi le mie mani finirono sulla sua schiena larga, e strinsi le dita sulla sua giacca di pelle bagnata dalla pioggia. Potevo giurare di aver sentito un singhiozzo, ma chiusi gli occhi e non pensai ad altro che all'abbraccio che mi stava dicendo tutto.
Mi staccai appena sentii il rumore di denti che sbattevano per il freddo. Guardai le sue figlie, tre bellissime ragazze che in quel momento sembrava avessero visto un fantasma.
"Potete stare al piano di sotto, le lenzuola sono nell'armadio della camera matrimoniale..." Il mio intuito non sbagliava: era come immaginavo. Avrei sempre dato un tetto a chiunque dei miei amici ne avesse avuto bisogno, e finalmente avere una casa grande aveva un senso. Io e Mafuyu avevamo fatto tanti soldi con la nostra musica e i nostri altri lavori, così avevamo comprato una casa a tre piani. Quello superiore era per le camere di tutti: una per me e Mafuyu, una per ognuno dei ragazzi, e ovviamente un bagno. Al piano terra c'era un grande salotto, che avevamo diviso in sala da pranzo e area TV. Avevamo un altro bagno e una cucina, e anche un piccolo studio dove suonavamo e componevamo. Di sotto, invece, c'erano altre camere, tutte per gli ospiti, e il nostro garage. Nonostante il nostro studio fosse insonorizzato, il garage era diventato il posto preferito di Yuki, Shin e i loro amici per provare le canzoni che avevano creato dopo aver formato una band insieme. Probabilmente Akihiko e Haruki sapevano che avrei potuto ospitarli, per questo mi stavano chiedendo aiuto, ed io ero felice di offrirlo. Appena parlai, le ragazze si guardarono a vicenda, tirando su delle borse da terra. Non le avevo notate, in precedenza.
"Grazie, Ritsuka." non veniva da Akihiko, ma da Haruki. Quando il mio sguardo incrociò il suo, mi accorsi che aveva gli occhi più rossi del marito, e i capelli più bagnati. Superò il sottoscritto sulla porta, tirandosi dietro le tre figlie. Omitsu, la più grande, mi lanciò uno sguardo pieno di gratitudine, e poi tornò a guardare le sorelle più piccole che si stringevano nei giubbini mentre entravano e seguivano il padre.
Sentii la voce di Akihiko per la prima volta quella sera.
"Mi disp-"
"Zitto. C'è l'acqua calda anche giù... fatti una doccia e stai con la tua famiglia."
Lui annuì, e la sua schiena si raddrizzò un pochino. Mi passò a fianco, e poi sparì dietro la più grande delle sue figlie.
Sospirai di nuovo, e rimasi un po' sulla porta a guardare la pioggia sbattere contro quella strada trafficata di Tokyo.
"Che è successo?" la voce che sentii appena chiusi la porta era quella di Mafuyu, piena di emozione. Erano passate settimane senza che io la sentissi in quel modo.
Misi di nuovo la felpa sull'attaccapanni, sospirando appena. Lasciai le pantofole all'ingresso, cercando di mettere in ordine i pensieri, poi guardai negli occhi mio marito.
"Credo che dovremo fare la spesa."
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It's a Family Matter (Given ITA)
FanfictionOrmai i nostri adorati personaggi di Given sono mariti, mogli e genitori. Essendo molto legati, sono rimasti tutti amici, e i loro figli si conoscono tra di loro come se fossero fratelli. Tra amori, dolori e avvenimenti inaspettati, l'adolescenza di...