it's going to be okay

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hitoshi

"Non preoccuparti, se non ti vengono a prendere ti riportiamo noi a casa..." Le prime parole che rivolsi a Yuki dopo il bacio. Lo vedevo mangiarsi le unghie da tutto il giorno, e sapevo cos'era successo, quindi potevo capire i suoi motivi.
Era entrato nella mia stanza senza dire niente, probabilmente era perché non voleva stare da solo in un momento del genere.
"Non sono preoccupato."
"A me sembra di sì..." Stava guardando il suo telefono, e io sospirai, andando dietro di lui.
"Yuk- oh."
"Hey!" Si girò verso di me, spegnendolo.
"Ma è Kin?"
"Smettila..."
Risi, accarezzandogli i capelli.
"Allora sei preoccupato per questo... Non sai come dirlo alla tua fidanzatina... O forse ti ha rifiutato, e ti stai sfogando ancora una volta con una ragazzina che non sa quello che fa?"
Dato che era seduto ai piedi del letto, ero sicuro che si sarebbe alzato appena il mio ginocchio toccò la coperta, ma rimase lì. Mi misi del tutto dietro di lui, appoggiando il mio mento sulla sua spalla.
Non mi rispose.
"Hm... O forse sei solo in astinenza?"
Lo abbracciai, mettendo le mie mani sul suo addome. Non si mosse di un millimetro, così appoggiai le labbra sul retro del suo collo, abbassando una mano per stringerla in mezzo alle sue gambe. Finalmente, una reazione. Un piccolo gemito, seguito dalla sua testa che si piegava all'indietro, verso di me, come per darmi più spazio per baciare il suo collo. Non era colpa mia, ormai avevo aperto una fontana che era stata chiusa per anni, e ora tutte le cose che volevo fargli stavano zampillando fuori con intensità e persistenza.
"Yuki... Se vuoi sfogarti, fallo bene."
La mano che era rimasta sul suo addome si spostò in poco tempo sotto la sua maglietta, a giocare con uno dei suoi piccoli capezzoli rigidi.
I suoi fianchi si mossero da soli, verso la mia mano, e anche questa trovò la strada per arrivare sotto i suoi vestiti.
Appiccicai le mie labbra vicino al suo orecchio, e dopo poco il suo collo era pieno di macchie viola, e i suoi boxer bagnati e stretti per colpa delle mie dita che avevano iniziato a muoversi più velocemente.
"Sei bravissimo... Fai così anche con le ragazze, vero? Ti piace essere trattato come una bambola e avere tutte le attenzioni per te?"
Annuì, e il suo respiro si fece ancora più pesante e veloce.
"Sh... stai calmo..." Stavo sussurrando dritto nel suo orecchio, e lo vedevo tremare tra le mie braccia.
"Se sei messo così solo per questo, non voglio immaginarti mentre vieni sfondato..."
Strinse gli occhi e si staccò bruscamente da me, girandosi e appoggiando le ginocchia vicino alle mie gambe, guardandomi e muovendo il suo bacino sul mio.
"Ecco, finalmente prendi un po' di iniziativa..." Voleva fare il duro, ma in quella posizione era svantaggiato. Misi le mani sui suoi fianchi, spingendolo contro di me mentre io muovevo i miei.
Di nuovo, una mia mano si abbassò e gli strinsi il fondoschiena.
Spalancò gli occhi, gemendo ancora. Vidi il suo viso diventare ancora più rosso di quanto non lo fosse già, così infilai le dita più a fondo, dove la sua entrata coperta dai pantaloni aspettava di essere toccata e soddisfatta. Appena spinsi le mie dita in quel punto, i suoi occhi si chiusero per metà, e smise di respirare per un secondo, mentre mi veniva ancora incontro sussurrando il mio nome più volte. Non mi ci volle molto per capire che fosse venuto, e non riuscii a trattenere una piccola risata.
"Scusa..." appoggiò la testa sulla mia spalla, cercando di riprendere il respiro. Gli accarezzai la schiena, guardando il cavallo dei suoi pantaloni che si era scurito un pochino nel punto in cui i boxer non erano riusciti a contenere la sostanza bianca.
"Non preoccuparti, è normale..." Mi guardò con gli occhi lucidi e stanchi, prima di alzarsi da me cercando di abbassarsi la maglietta.
Si fece la doccia per primo, e io lo seguii prendendomi cura del problema che mi aveva causato.
Quella notte fu la migliore della mia vita: abbracciato alla mia persona preferita, fu il sonno più profondo e sereno che avessi mai dormito.

shin

Erano passate solo alcune settimane, ma era cambiato tutto per me. Avrei voluto rimanere arrabbiatx con mio padre. Avrei voluto essere arrabbiatx con Reshui per tutte le volte che avevo dovuto ascoltare le sue conversazioni felici insieme al suo ragazzo. Avrei voluto essere arrabbiatx con Yuki, per tutti i gemiti che provenivano dalla sua stanza, che fossero di maschi o di femmine. Avrei voluto odiare zio Shizu, che era la ragione per cui ero rimastx in casa per quasi un mese dopo quello che era successo a casa sua.
Avrei voluto, ma i miei pensieri erano concentrati su tutt'altro.
Erano concentrati sul mio braccio tremante appoggiato alla tavoletta del WC, così debole da non riuscire a tenere il polso dritto mentre cercavo in tutti i modi di ignorare le linee sullo stick comprato di nascosto la sera prima.
Feci appena in tempo a pulirmi la bocca, quando la porta del bagno si aprì.
"O-oh, scusa, non era chiusa a chiave e non capisco mai quando è libero e quando... Oh... Shin, stai bene?"
Il test mi scivolò dalle dita, e appena mi girai, un volto angelico mi stava guardando con preoccupazione.
"Hai vomitato?"
Tirai con forza la sua maglietta, appoggiandomi al suo petto.
Piangendo.
Quando piano piano mi tornò il respiro, le sue mani mi stavano accarezzando la schiena, e il suo cuore batteva veloce.
Sapevo che aveva capito, anche per uno come Koi una situazione del genere doveva essere inconfondibile.
Cercai di dire qualcosa, ma le parole nascevano e morivano nella mia gola dolorante a causa dei singhiozzi.
Fortunatamente, fu lui a dire qualcosa. Forse, la frase più scontata che potesse dire, ma quella di cui avevo più bisogno.
"A.. Andrà tutto... tutto bene, Shin. Sono qui."

It's a Family Matter (Given ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora