Yuki
Appena quelle ripugnanti parole uscirono dalla bocca del mio migliore amico, iniziai a piangere, silenziosamente.
“N-no, ti prego… Cazzo, sarei dovuto essere io… Perché l’ha dovuto fare con te?”
Sentii una piccola risata dietro di me, e cercai di muovermi perché cominciava a farmi male la schiena. Dopo pochi secondi ero di nuovo appiccicato al bancone, emettendo gemiti di dolore.
“Se non ricordo male, anche tu avevi le mutandine bagnate l’ultima volta che ci siamo ritrovati in una situazione del genere, no, Yuki? Il perché è semplice, sono fantastico. L’unica differenza tra te e la tua amichetta è che Omi si è fatta fottere… Tu no. O almeno, non ancora.”
Chiusi gli occhi, con la bocca che faticava a respirare, e mi spinsi ancora di più contro il bancone, perché quell’ultima parte del discorso mi era stata sussurrata nell’orecchio e, senza volerlo, in quel momento mi sentivo iper-sensibile, dappertutto. Sentivo le sue mani bruciare contro la mia schiena e attorno al mio polso. Sentivo il suo respiro sul mio collo e la sua voce dritta nel cervello. In più, una delle sue gambe era in mezzo alle mie, e il contatto stava iniziando a fare i suoi effetti.
Deglutii, bagnandomi le labbra con la lingua perché la mia bocca stava diventando secca, mentre sentivo il sudore sulla mia fronte gocciolare sul legno sotto di me.
“Non parli? Forse ti piace l’idea?” Sentii la sua presa allentarsi, e in un secondo ero in piedi, finalmente, girato verso di lui. Il suo viso era a due millimetri dal mio e la sua espressione era terrificante.
Pensavo stesse ridendo di me, invece aveva gli occhi lucidi, e le sue labbra stavano tremando leggermente.
“Ho sempre pensato che fossi la persona più figa che conoscessi. Il ragazzo più intelligente, dolce, intenso, divertente, attento… Ti ho amato per tanti anni, Yuki. I sentimenti che provo per te mi hanno cambiato. Mi hanno reso la persona che sono oggi. Quando ci siamo baciati a casa mia ho sentito per la prima volta delle cose che non avevo mai sentito prima. Mi ero accorto del mio errore appena ti ho guardato negli occhi, e per quanto mi fossi sentito bene mentre ti baciavo, mi sono sentito mille volte peggio. Ho passato anni a nascondere come mi sentivo proprio per non vedere quell’espressione.” Si fermò. per asciugarsi gli occhi. Mi resi conto di stare trattenendo il respiro, e cercai di calmarmi mentre lui faceva lo stesso.
“Speravo pensassi fosse solo una cosa del momento. Forse l’hai pensato, non lo so. Eppure sono stato male, molto male. Pensavo di aver perso il mio migliore amico. Lo capisci questo, vero? Mi sono promesso di non fare nulla al riguardo, di passare avanti, ma non sono riuscito a resistere quando ti ho visto così disperato. E tu ci sei stato, e ci sei stato più volte. Cazzo, mi chiedo come hai fatto a non vedere che non volevo solo divertirmi con te. Eppure, per te era solo una distrazione, e io stavo soffrendo. E se c’è di peggio, non ero nemmeno l’unica persona che usavi per sentirti meglio riguardo a una ragazza che ti aveva rifiutato per colpa tua. Ero incazzato, Yuki, così fottutamente tanto, e l’occasione di farti male si è presentata letteralmente davanti alla mia porta… E l’ho presa. Mi sono pentito appena è successo, e ho chiesto a Omitsu di tenere segreto il tutto. Ho capito che non era colpa tua se mi sentivo così. E poi… Io e lei abbiamo effettivamente parlato, e quello che mi ha fatto incazzare ancora di più è il fatto che ho capito subito che siete fatti l’uno per l’altra. Ho visto subito la scintilla nei suoi occhi quando parlava di te e, Dio… Per una volta, qualcuno era nella mia stessa posizione, con la stessa persona, soffrendo lo stesso dolore. L’unica differenza è che anche tu stavi soffrendo per uno di noi, e non ero io. Perciò, buone notizie, Yuki, sei ancora in tempo a sistemare le cose con la ragazza che ami. Congratulazioni.”
Seguii con gli occhi una lacrima che vidi sulla sua guancia, e mi accorsi di star piangendo anche io.
Avrei voluto dire qualcosa, ma era troppo tardi. Hitoshi si allontanò velocemente sbattendo la porta dietro al bancone.Tadashi
“Dashi, smettila di pensarci su. I tuoi genitori sono gay, e sono a posto con Shin! Ti garantisco che hanno cose più importanti in questo momento che pensare notte e giorno al loro figlio trans… Trova un momento tranquillo e diglielo!”
Guardai il telefono con un piccolo broncio, sistemandomi la cuffia sulla testa. Kaori aveva ragione. Certo, non capiva la situazione in cui mi trovavo: una volta uscita questa cosa, sarebbe cambiato tutto. Scrollai la testa per non pensarci, e cercai le mie sorelle. Non c’era traccia di Himari, e Omitsu era chiusa nella sua stanza, però la sentivo russare, quindi decisi di non disturbarla. Sbuffai, guardando di nuovo il telefono.
Momento tranquillo…
“Va bene, Kaori… Però, ti ricordo che abbiamo una conversazione in sospeso.” Stavo per mandare il messaggio, quando sentii una frase che mi fece gelare il sangue nelle vene.
“Non riesco a credere che Shin aspetti un bambino…”
La voce di mio padre era bassa, ma non abbastanza. Mi avvicinai alla loro stanza, guardandoli senza fare rumore. Papà Haru si stava sfilando le pantofole per mettersi a letto, e papà Aki lo guardava con occhi preoccupati. Sentii un lungo sospiro, poi li vidi abbracciarsi.
“Dovremmo dirlo a Mafuyu e Ritsuka…”
“Forse hai ragione, Haru, ma è meglio parlare di nuovo con lxi, prima… E ammetto di essere un po’ preoccupato per come Ritsuka potrebbe reagire…” Il suo braccio si strinse attorno al marito “Per ora smettiamo di pensarci, hm? So che tutto questo sta riportando in superficie brutti ricordi…”
Non riuscii a resistere, e bussai alla porta accostata.
“Papà…?” La aprii piano, ed entrambi mi guardarono con gli occhi spalancati. “Sì, ho sentito tutto… Shin è nei casini, huh…?” Mi misi seduto davanti a loro, sul letto. Entrambi si raddrizzarono con la schiena, e papà Haru mi prese una mano.
“Amore, non puoi dire niente a nessuno, okay? Questa è una faccenda estremamente delicata, e…”
Scossi subito la testa. “Lo so, papi. Non ti preoccupare, terrò la bocca chiusa… Però non voglio che tu stia male, per questa cosa, ecco…” Stavo guardando le nostre mani, e giocando con il suo anello. Quando alzai lo sguardo, vidi che stava sorridendo.
“Hmm, guardando te mi sento molto meglio… Abbiamo fatto un ottimo lavoro, eh, Aki? Abbiamo una figlia così dolce…”
Distolsi lo sguardo, anche se sapevo che mio padre pensava di farmi sentire meglio con le sue parole.
“Dolce e intelligente.” Mi baciò la mano, e tornai a guardarlo. “Una delle cose che non mi piacciono di questa situazione è che i genitori di Shin non sappiano niente… Odierei non sapere nulla delle difficoltà delle mie bambine… Quindi, dato che sei così intelligente, spero che tu sappia che non ti giudicheremmo mai, per nulla, hm?”
Anche l’altro papà si aggiunse alla conversazione. “Già, tesoro… Sai che puoi dirci tutto, vero? Noi vogliamo solo che voi stiate bene…”
Mi si chiuse la gola, e li guardai entrambi negli occhi.
“I-In effetti… c’è qualcosa che dovrei dirvi… E non preoccupatevi, non è niente del genere… Anche perché non potrebbe succedere tra me e una ragazza…”
Papà Aki rise. “Ci stai dicendo che sei lesbica, Toshi? Ed eri preoccupata? Non so se l’hai notato, ma io e tuo padre siamo entrambi maschietti, e ci diamo i bacini…”
Non riuscii a non ridere, anche se cercavo di rimanere concentrato, mentre il mio interlocutore veniva colpito sulla testa con una pantofola appartenente al marito.
“Non era quello il punto, papi, anche se sono felice di averlo detto ad alta voce… Però no. Non sono lesbica… Certo, le ragazze mi piacciono, ma non vorrei essere la fidanzata di una ragazza, vorrei essere… il suo fidanzato…”
Vidi un attimo di confusione nei loro occhi, e poi la realizzazione. Non so che cosa mi aspettassi, forse nella mia testa me lo immaginavo più tragico, ma l’occhiata che si scambiarono fu l’unica cosa che vidi prima di sentire una risposta, niente di più.
“Okay, tesoro… Sono felice che tu ce l’abbia detto. Sono sicuro che non sia stato facile e… Non posso dire di non essere un po’ sorpreso, ma… Come ho detto prima, non ti giudicheremmo mai, ti supportiamo e saremo al tuo fianco per tutto quello di cui avrai bisogno, uhm…”
“Tadashi.”
Papà Haru annuì, piano, mentre l’altro sorrise. Fu quest’ultimo a parlare.
“Sai, quando ho iniziato a pensare a dei nomi in caso avessi avuto un figlio, Tadashi era il primo della lista…”
“D-Davvero?”
“Davvero. E ora, ho il mio Tadashi… ti voglio bene, tesoro… Ah, e… Sei troppo giovane per avere una fidanzata, pensa a studiare!”
“Dio, Aki, le abbiamo appena detto di non preoccuparsi di quello che pensiamo! Ah, uh… Gli. Scusa, mi dovrò abituare…”
Sorrisi appena. “Va bene così. Grazie, a entrambi… Siete i migliori genitori del mondo.”
E così, li abbracciai entrambi, chiudendo gli occhi e lasciando finalmente cadere il peso che avevo sul petto.Minori
Non avevo idea di cosa mi fosse saltato in mente quando avevo deciso di andare a casa di Himari. Non avevo ricevuto nessuna spiegazione, ma ormai ero lì.
“Scusa, uhm… Posso chiederti perché hai deciso di portarmi qui?”
“Shh!!” La sua risposta.
Mi prese la mano e in quel momento realizzai di stare vivendo la notte più strana della mia vita. Mi fece passare nel corridoio, e si fermò davanti a una porta. Bussò più volte, e la sua agitazione si vedeva lontano un miglio.
“Hey, non è la camera di… Oh, ciao, Chunhua…” Guardai la ragazza più grande, confuso.
“Che c’è? Himari, ho detto che non ti voglio vedere!”
Non riuscii a tenere chiusa la bocca. “Chunhua, stai parlando…”
“Non sono affari tuoi!” Ero scioccato. Conoscevo Chunhua da quando era nata e non mi ricordavo l’ultima volta che l’avevo sentita parlare.
“Senti, Chun, per favore, ho portato Minori qui per te! Devi fidarti, ti prego… Mi manchi un sacco, voglio sistemare le cose…” Non stavo capendo nulla, ma decisi di rimanere zitto e fermo a guardare.
“Ma che cosa stai facendo?! Ti sei portata la guardia del corpo? E non mi fido di te. Mi hai ingannato, facendomi credere di avere un’amica, mentre volevi solo usarmi per le tue stupide fantasie omosessuali!”
Ew. “Ew.” Guardai Himari, confuso come non mai.
“Non è vero, Minori, è solo paranoica ed evidentemente omofoba, ma io non ho mai fatto niente-”
Non me la sentii più di stare zitto.
“Huh? Shin è non-binary? Yuki, ti posso assicurare, non è etero, e… I tuoi genitori sono gay…?”
Per la prima volta, Chunhua si accorse della mia presenza, e serrò le labbra. Mi guardò, intensamente, come se l’avessi offesa profondamente. Girò i tacchi e si chiuse in camera.
“Ugh… Non mi ascolterà mai…” Himari sospirò accanto a me.
“No, io non capisco, perché fa così? Eravamo sempre insieme da piccoli, io lei e Toshiko, ed è sempre stata una bambina dolcissima…”
“Lo so. Non lo capisco neanche io… Era la mia migliore amica, prima che scoprisse che… Sono lesbica.” La guardai con le sopracciglia aggrottate.
“Ma non può essere quello… Quando gli altri bambini ci dicevano qualcosa al riguardo, lei era la prima a difendere le nostre famiglie…”
Mi guardò rassegnata, alzando le spalle. “Camera mia è di sotto, c’è uno sticker di un fiore sulla maniglia. Io vado a dormire sul divano. Buonanotte.”
Scossi la testa, prendendo coraggio e aprendo la porta.
“Hey, ma che cosa ti è preso? Dovresti guardarti un po’ allo spec- oh…” Mi accorsi che lei stava piangendo, e persi tutta la sicurezza e la consapevolezza che avevo.
“C-Che succede? Non so cosa fare con le persone che piangono-”
Lei scosse la testa, senza dire niente. Ovvio.
Sospirai, e chiusi la porta dietro di me.
“Se per farti parlare devi essere arrabbiata, allora ti farò arrabbiare, Chunhua…”
Lei si asciugò le lacrime, guardandomi, e poi fece l’ultima cosa che potevo aspettarmi: mi abbracciò.
Era definitivamente la notte più strana della mia vita
STAI LEGGENDO
It's a Family Matter (Given ITA)
FanfictionOrmai i nostri adorati personaggi di Given sono mariti, mogli e genitori. Essendo molto legati, sono rimasti tutti amici, e i loro figli si conoscono tra di loro come se fossero fratelli. Tra amori, dolori e avvenimenti inaspettati, l'adolescenza di...