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Klara era totalmente impazzita, aveva messo piede in un Jet a dir poco meraviglioso.

<dai dove andiamo?> domandò curiosa sedendosi di fronte a lui.

<non te lo dico, ma ci staremo poco perché fra due giorni comincia il weekend della gara, ma va bene così>

Passarono qualche ora in volo e Klara ormai si era addormentata.
Aveva le gambe piegate sopra il sedile ed era del tutto rannicchiata, intenerendo così Lewis che la osservava dormire tranquillamente.
Gli fece una foto, e nel guardarla sorrise.

Arrivarono finalmente in aeroporto e Lewis dovette svegliare Klara che ancora non si era svegliata.
Si alzò facendo attenzione a non far rumore e si avvicinò a lei.
Posò una mano sulla sua spalla e delicatamente la scosse chiamandola, e quando si svegliò i suoi occhioni verdi che erano lucidi per il sonno, lo guardarono e dei brividi lungo la schiena lo trasalirono facendogli togliere la mano dalla sua spalla velocemente.

<hey, siamo arrivati> sussurrò, lei dopo qualche mugugno si alzò dal sedile, prese le valigie e lo seguì fuori dal Jet.

<allora dove siamo?>

<Salisburgo> disse senza neanche guardarla, ancora turbato da quei suoi occhi.

Presero un taxi che li portò di fronte all'hotel, dove avrebbero dormito lì per due notti prima di andare a Spielberg per la gara.
Quando entrarono il facchino gli andò subito incontro con un carrello dove poter posare le loro valigie e li accompagnò fino alla stanza dando loro un caloroso benvenuto.

La suite era a dir poco meravigliosa ed elegante: era decorata da un verde oliva che dava colore a tutto quel bianco. Il lampadario antico era ricoperto di pendenti in cristallo che brillavano con la luce delle lampadine. Il letto si affacciava su un'enorme terrazza che dava sulla città e il fiume. Una poltrona e due sedie accompagnate da un piccolo tavolino ricolmo di frutta completavano il tutto, rendendo la suite una stanza elegantissima, come non aveva mai visto Klara in vita sua;
Non fece neanche in tempo ad entrare che già i suoi occhi stavano esaminando ogni angolo, corse a vedere il bagno come una bambina in vacanza con i propri genitori, e non potette che rimanere a bocca aperta.

Il bagno era completamente marmorizzato, un enorme specchio rifletteva l'enorme porta della camera da letto. L'immensa vasca ricolma d'acqua fumante e la doccia che era altrettanto grande da farla impazzire;

Lewis non fece altro che guardarla, aveva lo stesso sguardo di quando era entrata mesi fa nella suite a Melbourne, e quei suoi occhi che brillavano lo incantavano così tanto da soffocarlo.
Quanto avrebbe voluto dirgli che quegli occhi per lui erano come guardare in alto e vedere il cielo stellato di sera, quanto avrebbe voluto dirgli che quel verde smeraldo lo aveva fatto impazzire dalla prima volta che l'aveva vista, ancor prima del patto.
Che quei suoi maledetti occhi lo bruciavano ogni volta che li guardava, erano benzina e lui era il fuoco che divampava sempre di più per colpa di essa.

Rimase in silenzio finché Klara non si voltò a guardarlo <c'è un letto soltanto> disse imbarazzata dopo aver realizzato il tutto.

<se vuoi vado a sentire se possiamo cambiare stanza> le disse posando il cellulare sul tavolino nero.
Klara scosse la testa <no mi piace questa, e poi... il letto è grande, possiamo starci entrambi> borbottò arrossendo.
Lewis sorrise <ti ho fatto preparare la vasca, io devo chiamare Angela>

<ne avevo bisogno grazie>

Andò alla valigia e prese l'occorrente per poi chiudersi in bagno, finendo di arrossire in volto.

Mentre era dentro l'acqua calda riusciva a sentirlo parlare al telefono con Angela, chiuse gli occhi e si immerse completamente rilassandosi.
E quando tornò in camera, di lui non c'era traccia, così prese il suo computer e scrisse un pò per il suo romanzo attendendo il suo ritorno.

Fuoco e Benzina | LH44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora